SCHNEIDER versus KRUPP. Non sarebbe corretto, perché troppo
riduttivo, ricondurre WW1 ad una competizione tra le due principali fabbriche
di cannoni d’Europa, ma in realtà ci siamo vicini.
Nei decenni precedenti allo scoppio, Francia e Germania
avevano ingaggiato una feroce battaglia industriale centrata soprattutto sui
profitti dei due principali capitalisti del settore siderurgico.
L’Italia fino al 1915 era molto indietro nella
industrializzazione e non era il settore siderurgico a tirare. L’esplosione produttiva avviene appunto con la guerra quando
tra il ’15 e il ’17 i profitti industriali passano dal 6,30 al 16,55%
sull’economia totale. Secondo i dati
della commissione che nel dopoguerra indagò sugli illeciti degli industriali
italiani che avevano speculato sulle commesse belliche, nello stesso periodo l’industria
automobilistica (camion e carri blindati) quadruplica, la chimica (gomme)
raddoppia e i tessili (cotonieri) crescono dodici volte. Ma questo è niente in
confronto alla enorme crescita che Francia e Germania avevano realizzato nel
trentennio precedente. Eugenio Schneider (primo) aveva iniziato con cannoncini
in bronzo e poi vagoni e locomotive fino al 1870 quando, sostenuto dal ministro
Thiers, fonde il primo colossale cannone d’acciaio per sovrastare l’analoga
crescita dei tedeschi Krupp.
Suo figlio Henri (che va pronunciato alla francese)
riconvertì la produzione dai vagoni ai cannoni e alle corazze per carri, bunker
e trincee. Inventò e presentò sul mercato libero il cannone da 75 che era più grande
e potente di quelli tedeschi ed iniziò a vendere all’estero, fornendo in
particolare i bulgari i quali, più tardi, li avrebbero usati proprio contro la
Francia.
In questa crescita egli era interamente appoggiato da tutto
il ceto politico. Il Parlamento francese approvò una apposita legge per la
libertà di esportazione in ogni paese europeo. Notare che siamo negli anni ’80
e ‘90 dell’ottocento, in epoca di, ormai tardo, romanticismo, quando la cultura
dominante forniva grandi alibi morali al mercato delle armi.
Un esempio per
tutti può essere dato da Arthur Rimbaud nella sua parabola biografica da grande
poeta giovanile a spregiudicato mercante di fucili in Abissinia.
Nel 1898 ad Henri succede Eugene II (si pronuncia deuxième e
non junior in ossequio alla cultura imperiale dell’epoca… alla faccia della
Republique!) sotto la direzione del quale la Schneider esporta in 24 anni, cioè
fino all’inizio WW1, 45.000 CANNONI. Si tratta indicativamente di 1875 cannoni
all’anno, oltre 150 al mese…
Questa enorme quantità vale meno della metà dell’intero
business armageddone dell’epoca e spiega la necessità di giungere alla guerra
se non altro per saturazione delle scorte… Puntualmente infatti, dopo i primi
mesi quando il conflitto cessa di essere “di movimento” e si stabilizza in “guerra
di posizione” il governo francese si rende conto di dover rapidamente migliorare
la qualità della fusione e aumentare il calibro dei propri cannoni difronte a
quelli della Krupp. I cannoni Schneider da 75 infatti in battaglia esplodono
come mortaretti. Inoltre nell’Aprile del
’15 a Ypres arriverà il trauma del gas mostarda lanciato dagli obici Krupp.
Succede quindi che il Governo francese autorizza un enorme sforzo di rilancio
della produzione che porta gli operai addetti agli stabilimenti Schneider a 50.000.
Tuttavia nonostante la vittoria, dopo la guerra il colosso
siderurgico crolla; non solo smette di crescere e si ridimensiona com’è comprensibile,
ma diventa anche estremamente impopolare. La famiglia Schneider viene accusata,
soprattutto dalla propaganda di sinistra, di essere la vera detentrice del
potere politico ed economico. Anche i giornali borghesi lanciano tra i lettori
concorsi finalizzati allo scherno. E la cosa durerà decenni al punto che quando
nel ’36 il Fronte Popolare vince le elezioni e prende il potere l’impero
Schneider viene nazionalizzato.
E’ un lucido esempio di come la guerra non serva allo sviluppo.
Gli immensi guadagni di fabbricanti come questi servirono soltanto ad
accrescere gli squilibri sociali ed aumentare i conflitti tra le classi. Grandi
profitti, solo conseguenze negative.
Sappiamo bene che poi arrivaWW2 e la situazione evolve in senso
tutt’altro che felice; ma rimarrà agli atti della storia che gli operai
francesi misero fine al potere di questa potente famiglia.
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