In tutte le rivoluzioni come quella bolscevica e quella
francese dietro le sommosse di piazza c’è una regia occulta con interessi
diversi da quelli civili. Interessi e valori completamente avulsi da quelli che
ci vengono insegnati a scuola.
Lo scrive Enrica Perucchietti su Mistero di Dicembre 2015,
rivista del gruppo Mediaset che in questo numero dedica, tra l’altro, due
articoli a temi d’attualità politica internazionale normalmente accantonati dal
mainstream casereccio. Il primo riguarda le primavere arabe viste come
proiezione di piani eterodiretti per la destabilizzazione di regimi consolidati.
Il secondo il TTIP.
Sono trent’anni, scrive Perucchietti, che varie società ed
enti privati gravitanti a Washington collaborano con Il Dipartimento di Stato e
la CIA per la realizzazione di piani strategici ufficialmente negati.Ad esempio gli attivisti locali che hanno dato vita alle
proteste di Serbia, Georgia, Ucraina e Kirghizistan erano finanziati ed
addestrati da Washington.
Si tratta di una strategia finalizzata agli obiettivi
geopolitici di Washington, simile a quella utilizzata dalle strutture Stay
Behind nei decenni precedenti per la mimetizzazione nella società civile.
Il punto da cogliere è che si tratta di tecniche finalizzate
al controllo e/o alla destabilizzazione delle leadership dei propri alleati, non
dei nemici.
In Tunisia i leaders deposti si sentivano forti dell’appoggio
occidentale e perciò si sono trovati del tutto impreparati di fronte alla forza
dei ribelli. In particolare fin da subito i manifestanti rivelavano conoscenza
ed esperienza in tecniche di disobbedienza civile.
E’ questo scarto di
preparazione, che per esempio non ha avuto in altre occasioni Erdogan, a
determinare il vantaggio dei mandanti.
Da dove veniva questo know how prima impensabile nel mondo
arabo??
Dall’occidente atlantista il quale, dopo la crisi del 2008 ha iniziato
a coccolare la finanza araba aprendosi ai nuovi desideri geopolitici dei
finanziatori qataro-sauditi. I giovani nordafricano avevano manuali di “tattica
della guerriglia urbana” tradotti in arabo dall’inglese.
Si tratta di nuovi movimenti di protesta che non usano la
forza propria del vecchio modello castrista/palestinese, ma che si organizzano
in reti secondo il modello “Otpor!” che scalzò Milosevic.
Perucchietti fa riferimento alla ricerca di Alfredo Macchi
sugli eventi del 2011, tutti documentati nel suo “Rivoluzioni S.p.a.” Analisi
che hanno riconosciuto il fenomeno fin dall’inizio ma che sono state accantonate
dai media se non proprio censurate.
Si tratta di cose che riviste e monografie specialistiche
come Limes hanno già presentate alla opinione pubblica. Ad esempio c’è un
articolo di Emanuela C. Del Re apparso su Limes n°3 del 2011 nel quale,
analizzando la prima fase del movimento rivoluzionario che ha travolto Mubarak
si evidenzia la “non spontaneità” di quanto sta accadendo in quei mesi e si
ricostruiscono i legami e le analogie tra il gruppo di protesta 6 Aprile e
Otpor.
C’è poi Scientific American del Febbraio 2011 che indaga le
sintonie tra la rivoluzione egiziana e le teorie di Gene Sharp sull’attivismo
non violento.
Tutto ciò era già simbolicamente ostentato da una foto
famosa, che ha fatto il giro del mondo nei primi mesi del 2011: la donna
islamica che affronta i poliziotti con il giglio nel pugno, logotipo di Otpor.
Pertanto le primavere arabe sarebbero solo un passo avanti
nella cospirazione NVO (New World Order) ottenuto perfezionando nuove tecniche
di manipolazione politica già sperimentate nel ventennio precedente.
Non ci vedo niente di paranoico in questa analisi.
Ma, evidentemente, per renderla dicibile occorre aggirare l’intervento
di Big Brother mimetizzandola tra misteri, esoterismi e spiritismi vari…
"When money talks, truth keeps silent."
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