Nell’articolo
che chiude il secondo numero di LiMes (“Moneta e Impero”) troviamo interessanti
quanto insolite considerazioni su Putin e il suo modo di vedere l’occidente. L’autore,
tale ARMEN OGANESJAN, dirige una rivista
e opera come consulente del ministero affari esteri della Federazione Russa.
Egli ci
ricorda che: “Paradossalmente,
oggi la Russia sembra il più europeo di tutti i paesi, se giudicato con i parametri
della eredità di cultura e civiltà europee” … Putin non ha mai rivendicato un
sistema valoriale di sua creazione. Egli ricorda solo che la nostra civiltà
affonda le radici nella cristianità.” Inoltre nel Putin pensiero lo stesso uso
diffuso del termine Europa non risale che al XVII secolo, mentre nei secoli precedenti
tale area geografica veniva indicata come “mondo cristiano”.
In Europa, come nel mondo occidentale in genere, sta andando in auge un pensiero che, in nome
dei diritti delle minoranze, si stacca sempre più dalla narrazione tradizionale
e ne nega i principi morali. Un ordine di valori nel quale – osserva sempre
Oganesjan - le relazioni omosessuali, la fede in Dio e fede in Satana vengono
equiparate. Nel pensiero di Putin tutto ciò spianerà la strada alla
degradazione e al primitivismo per poi sfociare in una “profonda crisi
demografica e morale”.
Per coloro
che percepiscono questa situazione come rischio escatologico è proprio Putin a
costituire una valida alternativa all’incauto distacco europeo dai valori
cristiani.
Mi chiedo se
ciò non possa costituire una sponda d’approccio per un chiesa in cerca di
rilancio e trovo suggestive le due citazioni di Matteo (Mt 18:6 e Mt 11:15)
contenute nell’articolo.
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