La guerra in
Libia rilancia il PIL perché apre alla partnership italo-egizia un quadro di
opportunità legate ad armamenti, energia, trasporti e grandi opere.
La Stampa di
Sabato scorso dava ampio spazio al servizio di Molinari sul convegno economico
internazionale di Sharm el Sheik. La porzione di evidenza data a questo evento
confrontata con lo spazio dato da Euronews, ma anche Al Jazeera e RT era
decisamente superiore. Inoltre, ovviamente, il tutto era condito col solito
conformistico, e ormai noioso, sostegno a Renzi.
IlSole24Ore
di Domenica era molto meno sbracato, il che significa che Confindustria era
meno gasata della stessa FCA (FIAT). Come mai?
Penso che
gli interessi in gioco siano diversi. La FCA deve pagare la cambiale
dell’Art.18 a Renzi, ma non vuole sentirsi sulle spalle il peso di dover
sostenere il PIL italiano da sola e quindi enfatizza gli impegni degli altri
grandi soggetti. Elkan sa che la Marcegaglia non può far molto perché l’ENI
dovrà affrontare un periodo cupo e quindi punge le altre grandi aziende, Moretti
in particolare.
In ogni caso
a Sharm el Sheik il golpista Sisi ha presentato una immagine sicura e vincente,
da capo di Stato e non più militare, di sé stesso. Ha offerto al fronte arabo filosaudita
il petto dell’eroe che ha saputo fermare i Brother Muslims e ora manda il
conto. 12 Miliardi di petrodollari – secondo i reportages – finanzieranno un
piano di rilancio che permetterà al PIL egiziano di passare dal 2% al 7% in due
anni. Con i sauditi a sostenere l’operazione ci sarebbero il Q8 e gli Emirati,
mentre il Qatar da quanto capisco si tiene fuori proprio per non scaricare i
Fratelli.
In questa
partita si è insinuato il Renzuschino con una certa abilità, dopo aver spiazzato
il proprio ministro degli esteri. Ha fatto un po’ di retorica sulla lotta al terrorismo,
dimenticandosi del golpe e della dura repressione del dissenso, parlando di
partnership di lungo termine.
Italia ed
Egitto pertanto combatteranno insieme sullo scenario libico facendo finta di
agire sotto l’egida dell’ONU. E in cambio Sisi potrà contare su qualche riserva
strategica dell’ENI. Entrambi (Sisi e Renzi) sanno bene che tutto ciò non può
essere nascosto più di tanto alla City dopo che Scaroni è entrato nel CdA di
Rotshild e perciò fanno buon viso a cattiva sorte con una piattaforma di grandi
opere come il raddoppio del canale di Suez, l’ammodernamento delle centrali
elettriche di Alessandria, nuova capitale e treni ad alta velocità tra Cairo e
Assuan. Chi più ne ha più ne metta. Intanto la Pinotti si frega le mani con le
forniture elettroniche militari.
In realtà il
convegno “Italian Business to Egipt”, nel quale l’Italia aveva candidato le
proprie imprese per queste lavorazioni, era già avvenuto al Cairo il 22 – 24 Febbraio
con forte ostentazione di ottimismo da parte di Licia Mattioli, presidente del
Gruppo Internazionalizzazione di Confindustria. Quindici giorni di scena, un po’
di bombardamenti aerei e via.
Go Renzusc-Sisi,
go!
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