martedì 18 settembre 2018

Governo all'imbuto







Il governo italiano in carica, uno dei più popolari da sempre, fatica partorire il suo primo documento economico finanziario. Nonostante sia costituito sulla base di un contratto scritto nei suoi vari punti i vincoli europei, legati ad impegni di flessibilità stabiliti da governi precedenti, ne condizionano la fattibilità. La burocrazia UE sostituisce di fatto l’opposizione politica appesantendo lo sforzo dei ministri economici. Ciò avviene perché i partiti storici, dei quali la stessa burocrazia è espressione ed immagine, sono stati annichiliti da un elettorato definitivamente deluso e sfiduciato.


Il medesimo elettorato però ha manifestato solidarietà e fiducia, ai limiti dell’entusiasmo, al Presidente del Consiglio in carica in occasione della disgrazia accaduta a Genova ove è crollato un ponte stradale con 43 vittime e paralisi della intera città. I medesimi cittadini hanno, in tale circostanza, manifestato disprezzo per il resto dei rappresentanti politici e freddezza nei confronti dello stesso Presidente della Repubblica. Ciò fa pensare, al di là delle palle che racconta il mainstream, che sul piano della coesione sociale il documento economico finanziario troverà accoglienza. Ed in proposito un segnale netto di consenso è venuto dai lavoratori delle acciaierie di Taranto.



Il contesto internazionale extra UE vede senza pregiudizio il nuovo governo. Gli investitori americani, in vista dello scenario post quantative easing, sperano di avvantaggiarsi col nuovo corso italiano e in linea di massima segnalano disponibilità verso i titoli. Ciò potrebbe compensare la futura minor protezione BCE. Dipenderà dal comportamento di alcuni fondi che agiscono sul mercato finanziario globale. Nello stesso tempo gli investitori Russi sperano in un nuovo ruolo italiano anti sanzioni. Cosa questa che potrebbe avere benefici sul PIL. Infine pare che anche la Cina in circostanze formali abbia manifestato segnali esenti da pregiudizi nei riguardi della nostra economia e gradirebbe una azione italiana contro i dazi nel G7.

Non reta che ipotizzare una quadratura contabile nelle prossime ore. Ad esempio attribuendo alla UE alcuni oneri del traffico migratorio.



Nulla die sine gladio.







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