sabato 1 settembre 2018

l'omofobia nel 68










2 -  Nello speciale di INTERNAZIONALE EXTRA dell’Aprile 2018 si indicano tra i nomi sessantottini Stanley Kubrik, Gaetano Veloso, Edgar Morin e Janis Joplin nonché Robert Crumb, PPPasolini, The Beatles e Che Guevara. Ne conosco solo cinque.

Sessantotto

Nel Settembre 1968 la rivista sportiva con sede a New York Sports Illustrated pubblicò una corrispondenza dalle olimpiadi del Messico. Vi si racconta di come il governo guardava al business stimando l’arrivo di 150 mila turisti da distribuire a turno su 67 mila posti letto disponibili in edifici dalle forme architettoniche moderne. Si sperimentavano materiali sintetici come il Tartan, allora rivoluzionari per le tute degli atleti che secondo l’articolo erano 7.226 provenienti da 119 paesi. Città del Messico è a 2420 metri sul livello del mare per cui si prevedevano effetti negativi sulle capacità polmonari arrivando al punto di non escludere pericolo di morte sotto sforzo atletico. Ma la preoccupazione principale del governo Gustavo Diaz Ordaz erano quei “giovani attivisti locali” che, come annotava il cronista dell’epoca, non erano diversi da quelli di Berkeley o della Columbia. Vengono definiti “nuovi barbari” che non vedono l’opportunità dell’evento, ma ne sfruttano la visibilità per dare sfoggio alla protesta. (Anche qui si vede l’atteggiamento tipico della stampa dell’epoca con il giornalista al quale non passa neanche per la testa di vedere se ci sia o meno qualcosa contro cui protestare; ma il semplice fatto di protestare che viene immediatamente percepito come anomalo). A questo si aggiungeva il boicottaggio dei neri statunitensi. E questo come sappiamo dalla storia è quello che avverrà.


Ma leggendo questo articolo si può scoprire qualcosa di nuovo, che era sfuggito alla memoria. Si tratta della decisione presa per l’occasione dalle autorità sportive, di verificare il vero sesso delle donne in gara. Ovvero l’adozione della regola che prevedeva l’obbligo di “prelievo del DNA e l’esame del cariotipo”. Su questo la nova norma prevedeva che, come nel caso della polacca Ewa Klobukoska che aveva un cromosoma di troppo, in caso di mancato superamento dell’esame si competesse tra gli uomini. Quel caso polacco aveva causato il ritiro dalle gare di una decina di atlete femmine. Il caso più eclatante, riporta il cronista, era stato quello delle sorelle russe Irina e Tamara Press.


Si capisce che le tecniche di analisi genomica erano già note e usate dalla comunità internazionale ma, considerando impreparata l’opinione pubblica mondiale se ne parlava in modo criptico. La condizione genetica xxy era già nota, ma si ricorreva al massimo alla ironica dicitura “terzo sesso”. La transessualità quindi era già conosciuta nel 1968 come fenomeno scientificamente accettato. 

Probabilmente anche il comportamento omosessuale era già stato compreso come riconducibile a condizioni genetiche, ma certo non veniva detto per non intaccare il sistema di regole morali e si lasciava credere che fosse riconducibile a perversioni immorali. Ci vorranno cinquant’anni per arrivare ad un papa che, in aeroplano, dica chiaramente che se uno è gay ma si comporta bene chi sono io per giudicare. Verrebbe da dire “mai dire mai”, ma penso che senza il sessantotto l’omofobia non sarebbe stata debellata.


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