domenica 21 luglio 2019

Moon landing: solidità della narrazione titostagnea








Solidità della narrazione titostagnea.


Paolo Mieli nella sua puntata sull’allunaggio Apollo11, trasmessa da Rai 3 il venerdì pomeriggio, ha ricordato che per decenni una maggioranza della pubblica opinione americana non ha ritenuto vero il racconto della NASA sulla camminata lunare. Inoltre ha ricordato che nella disputa televisiva tra i giornalisti Tito Stagno e Ruggiero Orlando che caratterizzò quello storico momento, aveva ragione il secondo.

Si tratta di due affermazioni che annoto perché distoniche rispetto al mainstream che ha caratterizzato la settimana. Essa infatti è stata segnata da un omaggio corale al primato americano di cinquant’anni fa. E lo è stato con una insistenza che mi è risultata piuttosto codina e noiosa. I media nostrani infatti anziché usare l’occasione dell’anniversario semisecolare per rivedere la comunicazione di allora e correggere i suoi errori, cosa questa che avrebbe arricchito l’informazione su quell’evento emotivo di massa, l’ha riproposta con anacronistico trionfalismo.

Non mi è chiaro a quale logica risponda questa scelta, certo non risponde alla ricerca della verità. E a differenza di quanto si possa dire per gli Stati Uniti, consolida presso l’opinione comune italiana l’idea che quell’evento sia stato narrato con la trasparenza e l’obiettività che si devono ad eventi così palesemente veri da non essere contestabili.

Penso si voglia sottrarre l’allunaggio del 1969 dal potenziale catalogo delle fake news di regime per non destabilizzare un sentimento filoamericano ormai storico e prezioso. Nella ipotesi che la UE staccasse definitivamente i propri programmi spaziali dall’asse atlantista, cosa che ad oggi appare molto probabile per la Francia, non avendo più la sponda british potrebbe darsi che Italia e Germania guardino alla Cina, la quale è già allunata nella parte oscura della luna insediandovi fior di strumentazione tecnologica senza tanto clamore.



La Cina del 2019 ha superato l’occidente sia nello spazio che nella tecnologia e ciò offre serie occasioni di riposizionamento commerciale con ricadute strategiche. Nel breve periodo questi nodi verranno al pettine con la amministrazione Trump e una sua eventuale riconferma in secondo mandato trasformerebbe “america first” in uno slogan non più compatibile col passato. Queste, a mio avviso, sono le cose che stanno dietro il titostagnismo ipocrita di questo cinquantennale.


Fly me to the Moon. 







I was waiting for something extraordinary to happen, but as the years wasted on, nothing ever did unless I caused it. Charles Bukowsky. 

MAGNIFICAT, di John Rutter

  John Rutter è un direttore di coro e compositore contemporaneo di chiara fama e talento. La sua musica corale è accessibile, apprezzata ed...