giovedì 28 dicembre 2017

WW3: festività 2017








Le notizie importanti che vengono tenute fuori dal mainstream, soprattutto televisivo sono molte e quasi sempre notizie che disturbano la NATO.  La foto qui sopra basta da sola per cui non la commento. Mi appunto invece un paio di osservazioni ww3 non esattamente natalizie...

Lunedì scorso (18 Dicembre2017) la Casa Bianca ha finalmente presentato il nuovo documento per la strategia militare. In esso, secondo il servizio di Pandora Tv, vengono indicate Cuba e Venezuela come nazione antagoniste rispetto agli interessi americani. Li si definisce come “modelli autoritari anacronistici di sinistra”. Verso Cuba vengono riproposti toni e giudizi secondo lo stile trumpiano sempre sopra le righe e (quelli sì) anacronistici. Si prevede anche un nuovo impulso agli investimenti in basi aeree in Europa. E’ chiaro che per i vicentini c’è da aspettarsi qualche forzatura sul teatro locale. Ma per il momento nessuno ne parla.

Fuck the EU. Nelle regioni del nord Europa si riprendono investimenti e acquisti di terreni su vecchie basi che erano state abbandonate oltre dieci anni fa. E si programmano nuovi piani di pattugliamento aereo. C’è uno specifico programma Per la “rassicurazione dell’Europa” ove vengono enunciati incrementi notevoli per le spese militari in Ucraina, avvicinando così la quota desinata a tale teatro al dieci per cento del totale. Queste misure di spesa vanno ovviamente valutate alla luce della riforma fiscale approvata negli stessi giorni dal Parlamento Americano, ove si prevede a partire già dal 2018 una drastica riduzione della aliquota fiscale a carico delle imprese, aliquote che passerebbe dal 35 al 21 per cento.

Non c’è dubbio che le imprese americane che beneficeranno di questo rilancio armageddone potranno recuperare competitività e margini di profitto, ma se si tiene conto che esse, adottando il modello di organizzazione multinazionale, già realizzano aliquote di fatto già abbondantemente inferiori al 35% sul totale degli utili, si capisce subito che dovranno accontentarsi più che altro del solo effetto annuncio. Mentre invece saranno le entrate della fiscalità federale a soffrire enormemente e la incidenza militare su bilancio totale salirà in modo enorme. Ci sarà un progressivo indebitamento di bilancio e una spending revew drammatica senza ridurre minimamente, anzi forse aumentando, la dipendenza dall’esposizione finanziaria verso il mercato finanziario cinese, già oggi consistente.
Da situazioni del genere si potrà uscire solo con guerre che rapinino più avidamente le risorse dei paesi arretrati e con un maggior asservimento alla finanza araba.

Con questa politica fiscale Trump conta di favorire il rientro delle imprese americane all’estero, ma questo vale solo per i paesi dove le tasse sono alte, non vale ad esempio per l’Irlanda, il Lussenburgo ecc. e non vale per il Centro America altri paesi simili. E non vale per i comparti manifatturieri a maggior incidenza di manodopera per i quali restano competitivi i Brics. Insomma Trump che ha promesso posti di lavoro alla classe operaia dovrà sudare per non deluderla.

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Oggi il Giornale di Vicenza dà la notizia che non si doveva dare durante il dibattito parlamentare sui vaccini. Si tratta di uno dei vari articoli che trovano fonte nei piani di comunicazione NATO. Già da varie settimane infatti è in circolazione un dossier allarmistico sui piani di sviluppo armi biochimiche della Corea del Nord. I missili nordcoreani potrebbero essere armati con testate contenenti armi biologiche e ciò sarebbe confermato dall’analisi del sangue di un militare disertore. Tutto qui. La notizia ovviamente serve agli americani per favorire la vendita di vaccini ai sud coreani e in vista della mediazione russa sul conflitto c’è bisogno di fare in fretta. 
I russi infatti punteranno su un approccio diverso con Kim Jong Un, chiedendo alla Corea del Sud di fermare le continue manovre militari che vengono effettuate, e dirette, dagli americani ai confini con il Nord.


Ne parla il documento strategico licenziato da Trump e ciò lascia suppore che la strategia della vaccinazione obbligatoria abbia in realtà origini militari. I militari americani di stanza a Seul sono vaccinati obbligatoriamente. Contro l’Antrace, si dice. Ma questa notizia può fornire una chiave di lettura anche per le vere motivazioni che hanno scatenato la campagna vaccinista in Italia.






martedì 26 dicembre 2017

Sessantotto, note varie






Il 21 dicembre 1967 il settimanale londinese The Economist pubblicò un articolo che descriveva e commentava le occupazioni studentesche italiane. I nuovi fermenti e le nuove rivendicazioni venivano percepiti come un problema, si pensavano premonizioni distruttive e gli studi di Fasanella e Grippo dimostrano oggi come nei livelli occulti del potere britannico si pensava di infiltrare il movimento per scatenare la repressione. Ciò che avverrà negli anni successivi, quelli di piombo.

Paradossalmente invece la Chiesa Cattolica nella sua nuova componente conciliare si aprì, non senza difficoltà of course, e si tuffò nella nova domanda di pace e amore cercando di portarvi la fede. Da lì viene ad esempio la teologia della liberazione: tra cristianesimo e rivoluzione non c’è contraddizione. Questo si diceva in America Latina con le vene aperte. E quel grido di libertà veniva soffocato dall’imperialismo multinazionale che metteva gli elettrodi sui testicoli dei giovani. E ci furono tante grida soffocate, ma i torturatori non sono ancora passati. No pasaran. Hanno ucciso Che Guevara, ma Fidel è morto comunista in una Cuba ancora libera di scegliersi il destino e a quanto pare è ancora comunista. Toh! Può darsi che i cubani si sbaglino, può darsi che girino ancora con le auto degli anni sessanta, ma sono ancora loro a decidere. E questo è quello che conta.

                Il film in ginocchio da te con Morandi/Efrikian, tratto dalla canzone omonima di Migliacci e Zambrini era in auge quando i Beatles arrivarono per la prima volta a Milano. Nel film si vedono Napoli, Posillipo e il pontile nord dell’Italsider di Bagnoli, oggi area pedonale. Il soggetto è uno stereotipo italo-amoroso-benpensante di una Italia ricostruita e rilanciata sul piano internazionale che vuole esportare la propria immagine, anche di potenza industriale. Ma quell’Italia non capiva e non voleva contaminazioni da beatlesmania.

Valerio Mattioli in SUPERONDA, un ottimo libro sulla nostra musica di quegli anni, coglie perfettamente, a mio avviso, lo spirito del tempo (1964). Egli scrive:
Al paventato pericolo rosso proveniente dall’Est, si andava sostituendo una minaccia più subdola e forse per questo ancora più insidiosa, perché riguardava i costumi, i rapporti di genere, le relazioni internazionali. Dietro quegli sbarazzini yeah yeah yeah non era difficile intravvedere una potenziale carica eversiva comportamentale e sessuale.” (pg 120)

Si coglieva l’attacco al modello Sanremo e si temeva la destabilizzazione di quella relativa stabilità che la generazione delle due guerre aveva finalmente trovato. Lo Shake: FIGURE CHE SI MUOVONO IN UN GIOCO FATTO SOLO DI LUCI E MUSICA. Il beat si diffuse lentamente solo a partire dal 1966 con la radiofonia giovanile, il Piper e le sue imitazioni, ma non va dimenticato il contributo di Radio Monte Carlo, emittente d’oltreconfine. Le cantine però erano già partite a scimmiottare Beatles e Rolling Stones. Era però un beat fatto in casa, all’italiana che poteva apparire parodistico. In proposito Riccardo Bertoncelli coniò l’appellativo “bitt” che coglie il tono casereccio e un po’ impacciato col quale venne da noi colta la nuova creatività giovanile. Ma venne e si impresse per sempre nella nuova generazione.

Nota: Raffaele Favero, batterista dei Profeti, andò in oriente con un gruppo di seguaci. Pakistan, India e Afghanistan ov’egli si stabilì. Raggranellava qualche soldino come corrispondente de L’Ora. Si convertì all’islam e si integrò tra i Pashtun. Si arruolò nei mujaheddin contro l’invasione sovietica e morì nel 1983 (incidente d’auto).


La canzone 29 settembre (1967), di Mogol Battisti cantata dagli Equipe 84 ovvero il complesso più italo/sessantottino dell’epoca, narra un adulterio su melodia ondivaga e priva di ritornello… come se non si volesse rifarlo, ma alla fine vince l’amore e la musica non ha finale. Si disperde nel futuro.

Gli Equipe ’84 aprirono un negozio Beat a Milano, in via Solferino conservando l’insegna che diceva “drogheria” per non perdere il doppio senso. Imitavano l’idea della Apple, all’italiana. Però gli interni erano decorati da Guido CREPAX con una estetica erotico-onirica di qualità. Poi Vandelli comprò una villetta in stile liberty sempre a Milano in via Bodoni, dove prese vita una comune con porta sempre aperta e conigli bianchi in giardino. Quel posto ospitò Jimi Hendrix, Keith Richard e Andy Warhol. Libertà sessuale e sballo creativo. La cosa durò fintantoché Alfio Cantarella, il batterista del gruppo, venne condannato ad un anno e mezzo di carcere per droga. Il gruppo si sciolse e Franco Ceccarelli, il chitarrista, si ritirò a Kabul. Fino al 1971.
Sono esempi di come il sessantotto, che aveva visto i Beatles stabilirsi per alcuni mesi in India a Risikesh per imparare ad usare la meditazione come nuova fonte ispirativa, sia stato pervasivo in tutta la generazione senza limiti nazionali.
In Italia l’apertura al modello hippy non è mai avvenuta alla grande, l’estabishment (RAI, case discografiche, Sanremo ecc.) ha aperto le porte in ritardo e solo parzialmente ma la trasformazione dei comportamenti giovanili si è fatta strada da sola nelle cantine prima e nelle piazze poi. Il sessantotto è stato un’onda più forte delle difese disponibili al sistema conservatore dell’epoca.
Fu una specie di tsunami selettivo: spazzò via vecchi pregiudizi e vecchi divieti ma lanciò i valori della pace, la libertà, i diritti, l’arte, la musica e l’amore. Oggi il mondo della generazione sessantottina e post-sessantottina è pieno di problemi e la guerra, la fame, l’oppressione esistono ancora, vorrei vedere, ma si sta meglio di prima e se l’attacco orwelliano è molto forte, ebbene esso non ha ancora vinto. Perché ci siamo noi. Quelli del sessantotto. I nostri omologhi americani vinsero la battaglia ideale contro la guerra perché fu mostrata a tutti la verità della condizione militare in Viet Nam.

Da allora il regime orwelliano investe miliardi di dollari per evitare che l’opinione pubblica sappia la verità delle guerre che fa. Ma noi lo sappiamo com’è e non ci siamo cascati in Irak, in Afghanistan. Sono guerre che non volgiamo e ci stanno antipatiche e con noi l’intera opinione pubblica che ha riempito l’Italia delle bandere della PACE.  Certo, i nostri figli hanno dovuto affrontare la contro-ondata edonista reaganiana degli anni ottanta e ora vivono e lavorano nella società berlusconizzata in presenza di un tentativo persistente di banalizzare e mercificare quei valori in nome del consumo, ma sono liberi, istruiti e ambiziosi. Vogliono vincere, e vinceranno. Useranno le tecnologie contro il sistema. Avranno il futuro nei loro occhi. Perché noi glieli abbiamo aperti…



Benvenuto anno nuovo. Benvenuto sessantotto.



domenica 24 dicembre 2017

Weekly Memo












Al centro della scena diplomatica mondiale permane ancora il nuovo assetto determinato dalla vittoria di Putin contro il terrorismo di ISIS. In occidente le tre religioni monoteiste rimangono ancora spaiate in favore dell’asse ebraico-cristiano mentre l’Islam non ha ancora la rappresentanza ufficiale. Manca uno stato islamico forte che possa entrare nell’ONU e costituirsi come punto di riferimento dell’intero mondo musulmano. Il candidato ideale sarebbe ovviamente l’IRAN ma questa prospettiva contrasta con i piani egemonici americani le cui speranze di rimanere solventi agli occhi dei cinesi sono legate delle dinastie saudite e al reinvestimento dei loro petrodollari. Il tentativo tattico di Trump di soffiar il tavolo a Putin per la mediazione in Medio Oriente attraverso la sceneggiata relativa allo spostamento dell’ambasciata gerosolimitana è fallito e gli stati europei sono stati fieri di cogliere l’opportunità di isolare il discolo americano mandandogli anche, nel caso dell’Europa, un segnale di smarcamento.
La NATO, paralizzata dal rischio di uscita di una Turchia sempre più sintonizzata con Putin, continua a non contare niente ma sostiene i falchi polacco-baltici contro Putin. Costui, che si è appena ricandidato e gode di sempre maggiore consenso, potrebbe guadagnare a breve nuove posizioni di forza anche in Ucraina dove la leadership del fantoccio “fuck the EU” è traballante. Insomma tempi duri per gli armageddoni transatlantici.

Il governicchio italiano continua a nascondere con malcelata vergogna i crimini mediterraneo-libici che copre in nome dell’ENI e si dà da fare per chiudere alcune vertenze prima del silenzio elettorale. Ha fretta di concludere la svendita della Puglia, fabbrica e territorio, l’apertura all’eutanasia per partecipare alla sperimentazione dei futuri farmaci e la pacificazione delle tendenze autonomiste venete senza le cui imprese l’economia nazionale non raggiungerebbe il PIL per stare nell’euro.


Il mainstream, sempre più affaticato e intossicato dal regime di fake news che esso stesso ha generato, tenta di coprire il governo dalle figuracce. In particolare lo sprofondamento dell’entourage renziano, che sappiamo essere sostenuto da settori occulti importanti che controllano Confindustria, carabinieri e Guardia di Finanza, i casi Boschi, Lotti, Libia, Regeni, gli attacchi all’INPS e fallimento delle trattative sindacali su precariato e pensioni. Il mainstream codino si attacca in particolare ad una notizia non verificabile ovvero l’ipotetico nuovo contratto per i dipendenti pubblici. Vengono sbandierati aumenti salariali natalizi che forse verranno erogati a Marzo, ovvero quando si vota, ma per il momento, in attesa dei contratti attuativi di comparto, i lavoratori potranno valutare il contratto solo al rientro dalle festività e col parlamento chiuso. Durante le feste non possono essere fatte assemblee sindacali perché gli uffici sono chusi e in pratica per capire la reale consistenza dell’Accordo bisognerà aspettare la Gazzetta Ufficiale.



La figuraccia più forte, ma più coperta, è quella dell’esperto serbo catturato in Spagna dopo che per otto mesi aveva turlupinato le forze speciali italiane. L’Italia ora non potrà più vantarsi in sede UE di avere grandi esperienze nel controllo del territorio, skills che gli deriverebbero dalla grande esperienza di lotta alle mafie e al terrorismo.  Questa favola aveva tentato di rifilala l’anno scorso Minniti quando la nostra polizia aveva fatto fuori Amis Amri ma ora è chiaro che sono tutte balle: gli specialisti serbi e le criminalità balcaniche sarebbero in grado di tenerci in iscacco per mesi e mesi in caso di conflitto. 



Il Parlamento, prima di chiudere, ha rilasciato due relazioni importanti: quella sul caso Moro, che è la terza della serie, e quella dell’antimafia. Contengono affermazioni importanti, anche se attempate, che confermano l’esistenza di un ampio regime di orchestrazione occulta dietro l’operazione Moro col coinvolgimento determinante del Vaticano e l’ampia integrazione tra criminalità organizzata e massoneria ad ogni livello delle nostre istituzioni. Ovviamente sono solo verità parziali e ancora addomesticate, ma che non sono più negabili. In concomitanza il PM De Matteo ha formulato accuse rilevanti sulla trattativa Stato Mafia e il buon Francesco ha detto chiaramente che di complotti romani non ne può più. Alla faccia delle fake sul complottismo.





Buon Natale.





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Pensierino della sera.

Lo fanno gli uccelli, lo fanno le api
fscciamolo anche noi:
andiamo a dormire












lunedì 11 dicembre 2017

Omniavulnerant: Sessantotto 3

Omniavulnerant: Sessantotto 3: Un’altra occupazione universitaria sessantottina avvenuta nel ’67 è quella della Università di Napoli. Attilio Wanderling è un s...

Sessantotto 3






Un’altra occupazione universitaria sessantottina avvenuta nel ’67 è quella della Università di Napoli.
Attilio Wanderling è un sessantottino che ha fatto la scelta radicale di imbracciare le armi per la causa rivoluzionaria. E in tarda età ha scritto dei racconti ispirati alle sue esperienze. Esse vanno dalle prime occupazioni studentesche a Napoli del ’67, poi a Praga nell’estate del ’68 per continuare in Palestina e via via fino al Nicaragua. E’ un rivoluzionario professionale che ha militato soprattutto all’estero. Ma non è mai stato mitizzato in Italia perché nel ’69 era uscito dal PCI col Manifesto. Ed è stata proprio una recensione su questa rivista a segnalarmi il suo libro uscito nel 2011.
L’ho ripreso in mano in questi giorni per leggere ciò che racconta di quella lotta.

I fatti avvennero di notte senza una assemblea che li preparasse. I giovani della Federazione comunista si sentivano avanguardia e, annusato il nuovo clima studentesco, non volevano essere scavalcati. Per cui:

La piccola armata entrò senza colpo ferire dall’aula di Fisica, un ingresso laterale custodito da un corruttibile bidello. Eravamo padroni del campo, cioè del nulla. Anzi del telefono… fu un fiorire di telefonate… finché la cornetta fu presa da Umberto Ranieri per telefonare al quotidiano Gramma di Cuba”.

 “…Umberto, che sapeva lo spagnolo [spiegò] chi fossimo. Lui dice che era giunto un “buona fortuna” per la nostra lotta; ne dubito ma in ogni caso una bandiera di internazionalismo era stata issata. Solo che i cancelli erano tre e noi avevamo solo due catene… fatto sta che alle quattro ce ne andammo com’eravamo venuti. Ridotti nel numero e nello spirito ci dirigemmo ad occupare la Facoltà di Agraria a Portici … per dare un senso alla notte. Finì con la polizia che in mattinata spezzò le catene, un po’ di parapiglia, un accenno di scontri e poi tutti sulle camionette trascinati in Questura.”



Nella cronologia del sessantotto curata da Fabio Papalia, pubblicata su Micro Mega n.1 del gennaio 2008 l’evento viene così ricordato:
Napoli 11 dicembre. L’ateneo è palcoscenico di una intensa giornata di mobilitazione, che coinvolge anche studenti medi ed elementi del corpo docente. Nel tardo pomeriggio un’ennesima assemblea studentesca decide di occupare i locali della sede centrale. L’agitazione vuole esprimere solidarietà per i colleghi delle facoltà di Architettura e Agraria le cui agitazioni erano state represse nei giorni precedenti da un deciso intervento della forza pubblica.”




Il citato Umberto Ranieri è colui che, all’epoca studente di filosofia, poi sarà segretario della federazione napoletana del PCI e sottosegretario agli Affari Esteri del Governo D’Alema.

MAGNIFICAT, di John Rutter

  John Rutter è un direttore di coro e compositore contemporaneo di chiara fama e talento. La sua musica corale è accessibile, apprezzata ed...