martedì 28 marzo 2017

Banche popolari?










Con l’avvenuto deposito della sentenza n° 687 del 25 Marzo 2017 (sabato scorso) il Tribunale di Verona ha accolto la domanda della ricorrente riconoscendone il diritto al totale risarcimento del danno subìto. Riguarda la Banca Popolare di Vicenza. 

L’Istituto non ha adeguatamente informato una sua cliente circa la illiquidità delle azioni e circa il fatto che il prodotto non era appropriato. Ciò comporta, come da sentenza, il diritto alla totale restituzione del capitale investito che nel caso corrisponde a poco meno di quarantamila euro. Ovviamente a ciò vanno aggiunti gli interessi e la rivalutazione monetaria. 
Si tratta di un significativo risultato di ADUSBEF Veneto, l’associazione che difende gli utenti dei servizi bancari e finanziari. Un risultato che fa pensare se sia giusto o meno aderire alla offerta pubblica di transazione come viene suggerito dall’attuale governance BpVi ai soci truffati. In tale offerta le azioni pagate a suo tempo oltre sessanta euro verrebbero oggi liquidate nove euro. E qualcuno, compresi illustri opinion makers, sostiene che sarebbe la soluzione migliore da accettare per un contenzioso il cui vero rischio è di perdere anche quelli e far morire la Banca.

 L’offerta scade oggi, salvo rinvii, e pertanto la gran parte degli utenti che hanno deciso in senso favorevole lo hanno fatto senza la luce di questa sentenza veronese. Ora potrebbero mangiarsi le dita, ma ovviamente non si può generalizzare e per saper cosa fare andrebbe analizzato ogni singolo caso.
E’ quello che ci è stato detto l’altra sera nella apposita assemblea tenuta dalla Cgil di Valdagno con la presentazione del nuovo sportello Federconsumatori.

Gli interessati sono coloro che hanno sottoscritto titoli nell’ultimo decennio. Significa una platea di oltre novantamila azionisti BpVi cui aggiungere altri settantamila e passa di Veneto Banca. Chi accetta rinuncia definitivamente ad ogni ricorso e chiude la vicenda in modo, come si dice in gergo, “TOMBALE”. Verrebbero cioè negate le responsabilità bancarie. Ma questo, anche a chi la vede da fuori non è certo etico. Dietro ci sono infatti false comunicazioni ai soci e altre varie manipolazioni accertate da Banca d’Italia e BCE.

Sulla responsabilità di queste false comunicazioni oggi si rimpallano le accuse l’ex Presidente e l’ex Direttore. E il Giornale di Vicenza pompa la polemica sollevando polveroni strumentali che finiranno per depistare dalla persecuzione dei responsabili.

La vicenda però coinvolge in senso lato tutti i cittadini perché ora BpVi e VB, che hanno annunciato di voler fondersi, hanno chiesto al Tesoro la ricapitalizzazione precauzionale. L’intervento del Fondo Atlante (privatistico) non ha infatti minimamente allontanato il rischio di default e occorre l’intervento pubblico. Quello di Padoan, con conseguente aumento dell’indebitamento pubblico italiano. 



Il punto vero è comunque legato al fatto che se anche con la ricapitalizzazione e la fusione le banche popolari si risanassero poi ci sarà una impennata di esuberi.

Ce lo spiega bene un libro edito da Mondadori: BANCHE IMPOPOLARI.


Vi si spiega che ancora non c’è particolare apprensione verso la categoria dei lavoratori bancari. Eppure è in corso una vera e propria decimazione. Sono previsti 25.000 posti in meno entro il 2020 laddove ne sono già stati cancellati 60.000 tra il 2006 e il 2016.

Siamo nell'epoca che segna la fine del bancario come lavoro garantito, tranquillo e di status. E ciò è soprattutto vero nelle banche popolari, dicono Greco e Vanni, cronisti di Repubblica. In quelle banche cioè dove gli azionisti hanno diritto di voto indipendentemente da quante azioni abbiano. E anche i dipendenti contano, perché bene organizzati nei sindacati. Alla Popolare di Milano la diciassettesima mensilità è esistita fino al 2012, grazie ai contratti integrativi. 

Ora, il governo Renzi due anni fa, su imput della Banca d’Italia, ha voluto una riforma che forzava le popolari più grandi a diventare spa e quotarsi in borsa. Da lì è partita la ristrutturazione che prevede i pesanti tagli occupazionali di cui sopra. Pensionamenti e prepensionamenti incentivati. Ad esempio la popolare di Milano (Bpm) e quella veronese si fonderanno e hanno già annunciato 1800 esuberi.

Ma i due grandi malati del settore sono, come abbiamo visto la Veneto e la Vicenza. Esse sono oggi in caduta libera e rumorosa dopo anni silenziosi e inermi difronte alla crisi. La Veneto Banca ad esempio a fronte dei suoi 5638 dipendenti parla di 118 esuberi. Negli ultimi tre anni la Popolare di Vicenza ha già prepensionato ed esodato 102 lavoratori e si parla ora di 605 esuberi. Siamo insomma solo ad un inizio e la prospettiva è solo quella di un intervento dello Stato tollerato ipocritamente dalla UE.


L’allegra gestione renziana dei passati semestri ha già messo largamente l’Italia fuori dai parametri, ma ha anche conquistato nuovi margini di flessibilità considerati accettabili dalla UE. Flessibilità significa ovviamente che se oggi puoi anche sforare ebbene domani dovrai rientrare del doppio; ma i rischi populisti che infestano gli appuntamenti elettorali europei dei prossimi mesi lavorano a favore di quest’ipotesi. In fin dei conti senza l’Italia non arriverebbero gli immigrati che servono alla produzione germanica, né il gas che, passando sotto la faglia dei terremoti, alimenterà il nord europa nei prossimi decenni.



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Mi viene in mente una battuta che viene attribuita a Winston Churchill, ma si adatta bene a renzuschino:

"Ho dato le mie dimissioni. Ma le ho rifiutate."

Evvai !!

MAGNIFICAT, di John Rutter

  John Rutter è un direttore di coro e compositore contemporaneo di chiara fama e talento. La sua musica corale è accessibile, apprezzata ed...