mercoledì 30 marzo 2016

Pasolini e le autocensure di sinistra








La mostra fotografica su P.P.Pasolini appena conclusasi a Valdagno in collaborazione con i comuni di Marano, Santorso e Valli del Pasubio ha mostrato ottime foto dell’artista tra le quali alcune relative al dibattito del 1972 sulla libertà d’espressione.
Il successivo dibattito ha permesso di approfondire il tema nei termini che ho ricordato nel precedente post. Ci fu anche autocensura, hanno ricordato i relatori ed è certamente vero, ma rimangono gli oltre 30 procedimenti giudiziari che P.P.P. dovette affrontare e vincere per proteggere la propria opera.


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Il giovane e promettente vicesindaco cittadino si è anche rivelato coraggioso nei confronti del comune sentire pedemontano, abituato a parlare di Pasolini in quanto “culaton” e basta, arrivando a scrivere:
E’ quindi sincero e sentito l’omaggio di Valdagno all’uomo Pasolini e al suo pensiero certi che in questo territorio, che ha saputo lottare per la pace e la democrazia, che fonda le sue radici nell’accoglienza e il confronto […saprà dare dimora…] non solo al messaggio pasoliniano, ma soprattutto alla linfa che da quest’ultimo scaturisce.”

Tuttavia non vi è stato cenno al fatto che il mese scorso un comitato promotore composto anche da parlamentari dell’area democratica e di sinistra ha consegnato alla Presidente Boldrini una petizione con più di diecimila firme per la istituzione di una commissione parlamentare monocamerale sulla morte di Pasolini.
Suppongo che a fronte delle emergenze su lavoro, economia e terrorismo e con la prospettiva di votare alle politiche l’anno prossimo la proposta possa rimanere tra le cose non prioritarie; ma se tale commissione venisse creata avrebbe certamente il potere di scavare sui poteri occulti, come la P2, che vollero la sua morte, riabilitandone la memoria.

Spero quindi che ciò avvenga senza riguardi e ipocrisie anche a sinistra. Ipocrisie che non mancano anche in questi anni di rilancio non solo della figura poetica, ma anche “politica” di Pasolini, in quanto persona che voleva la verità sulle scorribande del potere.

Quanto alle autocensure di sinistra si tende per esempio a trascurare nelle ricostruzioni biografiche che P.P.P. ha lavorato assieme anche con Giovanni Guareschi, quello di Don Camillo e Peppone, nel 1963 per la realizzazione del film La Rabbia.
Il film mostra il contrasto delle reciproche visioni politiche, ma anche convergenze nell’amore per la cultura contadina. 

Il film restò nelle sale per poche settimane e venne restaurato solo nel 2008 sotto la direzione di Bertolucci. Il quale non si risparmiò di trascurare alcune parti di Guareschi, tanto che dovette dare le dimissioni dalla presidenza del relativo comitato.


Ci fu censura o autocensura nella sorte di quest’opera che rimase nascosta per oltre quarant’anni?



                                               




giovedì 24 marzo 2016

Omniavulnerant: Omaggio a Pier Paolo

Omniavulnerant: Omaggio a Pier Paolo: Nel giorno in cui esce nelle sale cinematografiche italiane il film LA MACCHINAZIONE, dedicato alla verità sulla morte di Pier Paol...

Omaggio a Pier Paolo







Nel giorno in cui esce nelle sale cinematografiche italiane il film LA MACCHINAZIONE, dedicato alla verità sulla morte di Pier Paolo Pasolini, voglio rinnovare la mia ammirazione per lui con questa breve riflessione.

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Venerdì 11 Marzo u.s. presso la sala della biblioteca Civica di Valdagno si è tenuto un incontro sul tema “Pasolini e la censura” con due tra i massimi esperti dell’opera pasoliniana: Angela Felice, del Centro studi PPP di Casarsa della delizia (UD) e Roberto Chiesi del Centro Studi Archivio PPP di Bologna.
Costoro hanno raccontato di essere stati particolarmente impegnati nell’ultimo anno e mezzo, in occasione del quarantesimo della morte di Pasolini, in varie attività connesse alla memoria dell’artista. Pare che Pasolini sia infatti conosciuto ed apprezzato in giro per tutta Europa e varie altre parti del mondo. Per capirci, New York, Londra, Mosca e Tallin sono solo alcune tra le città nelle quali i due studiosi sono stati invitati. E la cosa mi fa piacere perché il personaggio se lo merita.

Nel merito i conferenzieri hanno cercato di evidenziare un Pasolini autocensore ricordando i tagli auto-prodotti fin da “Ragazzi di vita”. Ma ciò non ammorbidì il conflitto e rimane eclatante il fatto che l’artista si scontrò varie volte con il “comune senso del pudore” italiano durante i suoi tre decenni di attività. In particolare per la sua produzione cinematografica spesso provocatoria e anticonvenzionale. Ma i suoi conflitti con la censura italiana sono anche serviti a definire in qualche modo, una sorta di confine convenzionale tra i produttori cinematografici circa il concetto di pornografia ed erotismo.

Dopo un periodo intenso tra la fine dei sessanta e l’inizio dei settanta, durante il quale nel cinema italiano è stato introdotto su larga scala il nudo femminile, si è stabilita dalla metà degli anni settanta in poi, una sorta di limite convenzionale fondato sulla presenza o meno del fallo in primo piano nell’immagine cinematografica. Alcuni, come Bertolucci, hanno continuato a mostrare il fallo nei rapporti sessuali, altri come Lars von Trier hanno riproposto più recentemente modelli nettamente “porno” nel cinema artisticamente impegnato. Ma in definitiva la regola si è stabilizzata: niente fallo eretto nel grande schermo.

Su questo piano film di successo come quelli di Tinto Brass hanno poi consolidato, nel corso dei decenni, uno standard erotico sul grande schermo tale da poter considerare profondamente erotizzato anche il comune senso del pudore.
Questo almeno fino all’avvento di Internet. Oggi infatti le cose stanno cambiando con l’accessibilità del porno on line, soprattutto per le giovani generazioni. Ma questo è un altro discorso.

Quello che riemerge, pensando alla produzione di Pasolini e alla sua storia con la censura, è proprio quella visione ipocrita, bacchettona e oscurantista che caratterizzava la cultura italiana prima del sessantotto.

A mio avviso pertanto Pasolini è stato un grande sessantottino e la storia del costume e della cultura italiana del secolo scorso devono molto al suo coraggio e alla sua genialità.

La mia generazione ha beneficiato e beneficia tutt’oggi di quelle sue lotte in termini di libertà morale e senso estetico.


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Ma non è tutto.

Oggi, con le ricerche documentate da testi come Profondo Nero, Massacro di un poeta e La Macchinazione, (rispettivamente di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, Simona Zecchi, David Grieco) il carattere eroico della battaglia pasoliniana viene rilanciato e riattualizzato. Si schiariscono infatti i veri contorni della sua morte terribile: fu vittima delle trame nere. Ma non solo. Egli fu un brillante “complottista” si direbbe oggi con intento spregiativo.

Tali autori infatti sostengono con solide argomentazioni che quella di Pasolini è una storia pienamente inserita nelle trame nere italiane dove sguazzano fascisti, servizi segreti e personaggi violenti, nonché squallidi della malavita siciliana e tiburtina. Per dirla in sintesi la tesi di questi libri, formulata sulla base dello stato degli atti di varie inchieste della magistratura, è che i delitti Mattei, De Mauro e Pasolini sono collegati tra loro in una lunga trama nera, la stessa delle stragi di stato, una trama che Pasolini conosceva e stava ricostruendo e denunciando con l’obiettivo di svergognare un’intera classe politica non solo italiana.

Per questo è stato ucciso e per questo egli può essere considerato un militante della verità in senso moderno. Uno scomodo “complottista” ante litteram.



Grazie Paolo. Che la Tua Memoria sia per sempre.





venerdì 18 marzo 2016

Krusciov e la verità sugli UFO










Sul n°23/2016 della rivista “Mistero” Cristina Meda si occupa del progetto Iside, una campagna di ricerca sul tema UFO svoltasi durante la guerra fredda. Ne prendo nota in quanto lettura piacevole.

Si parte dalle Piramidi.
Il KGB, scrive Meda, prese sul serio le leggende egizie secondo le quali la loro civiltà sarebbe frutto dell’intervento compiuto da una razza aliena che ha portato la tecnologia sulla terra.
Krusciov, che era seriamente impegnato a dimostrare la superiorità del sistema sovietico su quello capitalista occidentale, incaricò i servizi segreti di scoprire tecnologie avanzate economicamente sostenibili. Egli lanciò quindi, riservatamente, il Progetto Iside che aveva appunto l’obiettivo di ricercare attraverso lo studio delle antiche civiltà sapienze tecnologiche da rimettere in campo per la nuova competizione. Iniziò quindi la ricerca della “camera della conoscenza” ovvero il luogo di custodia del sapere degli Dei, cioè gli extraterrestri, venuti sulla terra al tempo egizio. Furono i servizi segreti sovietici pertanto, secondo Meda, i primi a credere e sostenere che la grande piramide era stata costruita grazie agli extraterrestri. Costoro infatti avrebbero avuto bisogno di un luogo desertico e piano per agire indisturbati per andare e venire con le astronavi.

Gli agenti e gli scienziati sovietici sotto copertura ebbero un riscontro il 24 Luglio 1960 ed esisterebbe un filmato del KGB che documenta gli scavi. La grande piramide sarebbe solo un trasmettitore stellare che serviva alla navigazione extraterrestre. Ma per capirne la funzionalità occorrerebbe riprodurre il cielo dei tempi egizi retrodatando la composizione astronomica della volta celeste fino al 10.500 a.C.
I sovietici avrebbero trovato la tomba di Osiride, ovvero il visitatore, primo faraone d’Egitto secondo la mitologia. Ma poi il progetto sarebbe stato abbandonato e tutte le informazioni relative alla localizzazione sottratte agli archivi e distrutte. Seguono impazzimenti, scomparse e suicidi tra i partecipanti.
Il “Culto dei Seguaci” è il nome di una setta che custodisce le conoscenze relative al caso e aspetta il ritorno di Osiride al fine di conoscere la via dell’immortalità.

Il 23 Aprile 1985 un pullman di turisti russi scomparve di notte in un luogo remoto dell’Egitto. Ma si sarebbe trattato di una copertura per la ripresa delle ricerche e il l tour sarebbe stato interrotto brutalmente dagli alieni stessi, intervenuti sul luogo del ritrovamento con un rapimento di massa.

Su You Tube si possono trovare, dice sempre Meda, pezzi di filmato del rapimento e una conferma testimoniale di una donna russa che riconosce i suoi genitori tra gli operatori scomparsi del progetto.

Si tratta a mio avviso di una gustosa miscela narrativa che contiene verità e luoghi comuni ufologici da dare in pasto alla pubblica opinione occidentale in vista di un possibile upgrading escatologico.


MAGNIFICAT, di John Rutter

  John Rutter è un direttore di coro e compositore contemporaneo di chiara fama e talento. La sua musica corale è accessibile, apprezzata ed...