sabato 15 dicembre 2018

monthly memo









Il mainstream casereccio di quest'ultimo mese si è concentrato sul chiacchericcio europeo. Ma invece di informarci sul più significativo passo messo in atto dalla UE ovvero il ricorso in sede WTO contro i dazi trumpiani, continua a presentare una immagine della burocrazia europea secondo la quale essa sarebbe sempre impegnata solo sull’Italia per correggere le storture dell’attuale governo. Come se l’Italia fosse la sua più pressante occupazione, quando invece assistiamo allo strazio sulla brexit e all'uscita di scena della Merkel. 

E nonostante le due parti negozianti non fossero sullo stesso piano perchè chi ha un mandato politico fondato sul consenso si trova in una posizione più debole di chi non rischia niente come la burocrazia europea, tra Governo Italiano e UE è stata imbastita una trattativa. Per carità ciò è anche conseguenza del fatto che - essendo le forze storiche solo una marmellata marcescente - in questo momento all'interno del quadro politico nazionale non esiste una opposizione, ma è fuori dubbio che questo fatto ha determinato un oggettivo limite alla sovranità nazionale. 

Su questo piano le imprecisioni si sono sprecate: non è stato detto ad esempio che il mandato di questi interlocutori non è di natura elettorale ed è in scadenza fin dai primi mesi del prossimo anno, essendo imminenti le elezioni europee. Si è cioè nascosto il fatto che a breve i signori di Bruxelles non potranno più prendere decisioni rilevanti.




Tuttavia non c'è nessun vulnus nella percezione della pubblica opinione perchè la moderna cultura politica è alquanto tollerante.




A far arrivare il governo a questo ammorbidimento ha contribuito l’asta dei BTP Italia che ha realizzato meno delle aspettative. Su questo le mezz’imbuste dei vari TG si sono prodigate ad allarmare i risparmiatori affabulando statistiche pessimistiche. 

Il Giornale di Vicenza dal canto suo si è affrettato a dichiarare, con un paio di fondi a ciò dedicati, che gli imprenditori sono contro l’attuale governo e che, in pratica, è colpa dell’assistenzialismo per il sud rappresentato dal reddito di cittadinanza. Insomma puro chiacchiericcio da cortile.



La vera sorpresa comunque è stata la capacità del governo alla terza settimana, dopo il vertice sulla Libia, di virare e stare a gioco. 

Io non la vedo come un mero fatto tattico/comunicativo perché ingaggiando la “trattativa” con Bruxelles sono stati tranquillizzati i mercati ed è finita la pantomima sullo spread. (Ovvero, come Augias preferisce che si dica, il differenziale finanziario italo/germanico.) Sta di fatto che il tiramolla sui numeri della manovra si è quindi protratto per un altro paio di settimane sottraendo tempo al vero dibattito parlamentare. La cosiddetta trattativa ha così fornito un alibi alle forze di maggioranza per tagliare fuori i parlamentari, comprimere i tempi e condizionare l’iter senza ricorrere alle tradizionali overdosi di voti di fiducia. Mah...

La mia opinione è che l’esito della conferenza sula Libia abbia in realtà fornito qualche nuovo spiraglio (energetico) per la crescita. Macron potrebbe essersi visto ridimensionare le aspettative di disponibilità petrolifera e aver tentato qualche bluff sul nucleare, ma la cosa gli si sarebbe ritorta contro visto che subito dopo è partita la vicenda "giacchette gialle" che ha visto violenti moti popolari. 

In ogni caso va colto che in questo frangente a lui (Macron) sono stati concessi nuovi margini di indebitamento altrimenti improponibili. Una contropartita per adeguarsi al nuovo scenario libico? Può darsi. Ma nel frattempo finisce l'epoca del Quantitative Easing e il futuro scenario di politica monetaria sarà affrontato dopo le elezioni europee.





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Il bacio di Biancaneve sa di mela e cannella...







MAGNIFICAT, di John Rutter

  John Rutter è un direttore di coro e compositore contemporaneo di chiara fama e talento. La sua musica corale è accessibile, apprezzata ed...