domenica 15 dicembre 2019

Gran pompa per Piazza Fontana.










Premesso che il Presidente Mattarella ha fatto un ottimo lavoro in occasione del cinquantesimo, mi sento di criticare l’assenza di alcuni argomenti dal mainstream che tale imput ha generato.

Il 15 dicembre di cinquannt'anni fa fu il giorno dei funerali. E oggi siamo tutti concordi a dire che fu quello che accadde quel giorno a creare le premesse perchè il golpe non passasse negli anni successivi. E' quindi oggi, dopo che l'emozione è passata, che dobbiamo fare un ragionamento intellettualmente onesto. Il mio è questo:

L’impianto centrale del messaggio che  è stato dato l'altro ieri è che anche se non si è riusciti ad ottenere una condanna giuridica c’è la chiara e definitiva condanna storico politica oltre che morale da parte delle istituzioni e la società intera. Bene.

Gran parte delle cose dette e scritte sono indubbiamente vere e riflettono il vero sentire della cittadinanza nazionale. La necessità di dare il taglio veritiero e definitivo a questa tragica vicenda, indicando finalmente tra i colpevoli anche lo Stato, è stato il messaggio più importate e salutare di tutta la celebrazione istituzionale e mediatica. Anche lo spazio dedicato ai famigliari delle vittime, il loro vissuto, il loro messaggio ai figli e ai nipoti. Certo, Tutto vero e tutto giusto. Ma c’è il non detto. C’è la verità accertata e scritta nelle sentenze, c’è il giusto senso di riconciliazione tra vittime delle diverse parti tipo Pinelli e Calabresi, ma non c’è la denuncia della sovranità limitata.   
  
Non dico che bisogna superarla qui ed ora. Dico che bisogna prenderne coscienza, poi ci sarà chi accetterà di farsene un ragione e chi no. Ma per entrambi sarà opportuno sapere se quando l Presidente del Consiglio, chiunque esso sia, va al vertice della NATO, dice o non dice che il tempo della sovranità limitata è scaduto. O meglio: se dobbiamo ancora cedere sovranità ebbene noi vogliamo cederla a chi volgiamo noi. Perché la guerra fredda è finita da trent’anni e i trentenni di oggi il muro non l’hanno mai visto. Quella volta i neofascisti e gli apparati hanno eseguito un copione imposto dalle forze atlantiste e i nostri servizi hanno risposto ad una catena di comando che non era costituzionale. Va ancora bene così?

E’ esistito in questa vicenda, oltre che un livello di follia politica come quello dei Freda, Ventura, Zorzi ecc. un livello extra istituzionale che ha violato e turbato il lavoro della magistratura, uno di tre poteri fondamentali della Repubblica, ebbene: tale livello c’è ancora?

Possiamo sperare che sia l’Europa a garantirci che non è più così? E quelli che non vogliono darla all’Europa vogliono continuare a darla all’atlantismo? Stiamo parlando di sovranità, quella che sembra riscuotere sempre più consenso nei sondaggi… Ecco a me è mancato questo messaggio. E fin che questo non è chiaro sarà ancora facile per i cittadini perdersi in un confuso “sovranismo”.



Se l’altro ieri è stata detta la verità ebbene la verità ci renderà liberi. Se invece è stata ancora ipocrisia tutto quel battage non sarà servito a niente e a pagarne le conseguenze in termini di libertà e sicurezza saranno figli e nipoti. E io di questo non me ne faccio affatto una ragione.





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Orazio, III libro delle Odi
INCIPIT:

                                          Odi profanum vulgus et arceo


(odio la massa ignorante e la tengo lontana)




domenica 8 dicembre 2019

WW3 al summit NATO








Il mese di Dicembre è iniziato con un summit della NATO che ne ha mostrato tutta la vetustà.
La nota più critica viene ovviamente dalla Turchia che vede Erdoghan sempre più scettico, più distaccato e più furbo. Il suo cambio di atteggiamento verso la NATO è iniziato col fallito golpe che doveva toglierlo di mezzo per modificare l’atteggiamento di Ankara verso i kurdi ma che è fallito grazie all’aiuto da parte dell’intelligence di Putin. Da lì ha preso corpo il nuovo scenario con l’intervento militare russo - iraniano in favore di Assad; intervento che ha permesso a costui di vincere la guerra civile contro ISIS. 

Ciò è dovuto soprattutto alla politica di Obama nel secondo mandato. Egli fu soverchiato dalla lobby bellicista con alla testa i produttori d’armi per il retail. Egli per riuscire a reggere la spinta di costoro accelerò la tensione nelle repubbliche baltiche, in Polonia e soprattutto lanciò la politica fuck the EU in Ucraina. E per timore dell’umiliazione che avrebbe ricevuto a Sochi ha cavalcato l’ossessione di Big Pharma sui farmaci russi inventando le sanzioni. Però ha saputo tener duro in Siria.

Obama non voleva l’intervento boots on the ground in Siria e aveva annunciato la linea rossa sull’uso di armi chimiche; allora i cosiddetti ribelli rubarono armi chimiche dai depositi malcustoditi di Assad per usarle contro i civili e accusare il regime, ma per fortuna Obama non ci cascò.  E da allora fu assediato dai falchi. Da qui il tentativo di rilancio del ruolo aggressivo della NATO e l’inizio della attuale crisi, una crisi di prospettiva che la rende ormai inutile e anzi, controproducente per l’Europa.



Per me l’Europa deve sganciarsi dalla NATO senza fretta ma con determinazione. Anzi la NATO va sciolta e ciò sarà consensuale. Se non lo facciamo l’AMERICA ricomincerà ad usarla, dopo questo breve stallo di alcuni anni, come strumento di condizionamento vincolante ma sul terreno economico, cioè per avere un competitor di meno.

In pratica bisogna fare come Erdoghan: stare nella NATO e nel frattempo dialogare con la Russia. Il terreno dove iniziare è la Ucraina. Bisogna cercare l’uscita dalla crisi assieme alla Russia. L’andamento del summit sotto le righe lascia supporre che ormai siano molti i leader europei a pensarla in questo modo, a partire da Macron.





mercoledì 4 dicembre 2019

Frank Zappa, rest in peace







Frank Zappa

Definizione di giornalismo rock: 


                                       "persone che non sanno scrivere, facendo interviste a persone che non possono pensare, al fine di preparare articoli per le persone che non sanno leggere "



tratti da: The Real Frank Zappa Book



domenica 1 dicembre 2019

November ballot





Monthly mainstream scrutiny.







Dopo la sentenza Cucchi, che non chiude il ciclo perché ci sono altri processi ai carabineri in arrivo, l’immagine dello Stato picchiatore rischia di tornare orientando la pubblica opinione in senso sfavorevole all’Arma. Perciò è partita una sottile campagna mediatica in difesa. A mio avviso non ce n’è bisogno; il popolo è con loro. L’unica cosa bella del mainstream novembrino infatti è stata la foto del carabiniere che bacia la mano di Ilaria Cucchi. Quella foto infonde la speranza che lo stato possa essere ancora al servizio del cittadino e della verità. Commovente. Grazie.
Per il resto i media di regime, sempre più servi delle lobbies, hanno mandato una montagna di meschini messaggi persuasivi. La persuasione occulta al servizio della élite globale ha usato tutti i suoi dettagli apparentemente insignificanti: dai dispostivi anti abbandono alla nuova appetibilità dei titoli di stato della Grecia le notizie sono state tutte funzionali al marketing in barba al senso civico.
In Italia la carta stampata e gli sproloqui televisivi si sono svenati sul trentesimo anniversario della caduta del muro, quello di Berlino, rispolverando buona parte del vecchio armamentario anticomunista.

La scorta della Segre, di cui si sono occupate anche la BBC e il NYT, ha tenuto banco più del terremoto in centro italia e il fatto che sia lei stessa ad essere stufa, soprattutto dei pirateschi abbordaggi dei giornalisti, è stato sorvolato.

Non pariamo della misteriosa revisione dei trattati con la Libia su cui grava un narcolettico silenzio e della cui situazione nessuno capisce più niente.

La morte di Maria Perego ha ricordato a tutti noi che negli anni sessanta la televisione era un gusto guardarla perché era quella di Topo Gigio e mandava messaggi d’amore e speranza nella vita. Mentre oggi ti inonda di angosce.

Il Giornale di Vicenza nel giorno dedicato alla forze armate ha pubblicato un ambiguo ricordo di Amos Spiazzi presentato come eroe dei servizi segreti anticomunisti nonché vittima dei magistrati e della falsa informazione. Sic. Ora sappiamo che la Rosa dei Venti non è mai esistita e che lui è andato in pensione da generale.

Ma guardiamo cose più serie.

Si è mossa anche l’artiglieria pesante (BBC, NYT, CNN, Al Jazeera ecc.) con le notizie sull’impeacemet show. Uno spettacolo accompagnato dalla notizia della candidatura Bloomberg che ci comunica il polical spin dell’ala sorosiana della finanza globalista. Un segnale che il 2020 sarà una sorta di Ok Corrall tra chi cavalca il moto vendicativo delle periferie urbane (Trump, brexit e sovranismi europei) e chi vuole ripristinare i vecchi scenari finanziari legati alle migrazioni della manodopera.

Fortuna che alla fine Trump, che si rivela sempre meno sprovveduto sulla comunicazione, ha girato il mainstream sull’Afghanistan dove vuole chiudere.

                                       ... 

I giorno successivo alle dimissioni di Evo Morales, ex leader boliviano, i suoi sostenitori sono scesi in piazza scontrandosi con la polizia. Egli è un indigeno resosi famoso per le sue lotte sindacali in favore dei diritti dei raccoglitori di coca. Considerato un populista di estrema sinistra ha vinto le lezioni all’inizio del millennio reclamando maggiore inclusività sociale e maggiore equità nella distribuzione del reddito. Obiettivi che con lui sono stati raggiunti per milioni di boliviani. Ma egli nei suoi anni di potere non ha curato la formazione di un gruppo dirigente con leaders che potessero assicurane la successione e quando non ha retto l’attacco dell’opposizione destrorsa che lo accusa di brogli elettorali, abbandonato dall’esercito, ha lasciato il paese nel caos.
Ora anche il New York Times riconosce che a muoverlo non era l’ambizione e lo considera un mancato Nelson Mandela.

La sua epoca è stata certamente caratterizzata da tratti autoritari, ma è un leader che ha dato molto, girando e rigirando il paese spartendo il pane con i lavoratori e i loro sindacalisti. Un vero uomo del popolo, il suo popolo, quello che da più di cinquecento anni viene sfruttato nelle miniere per i profitti dei paesi imperialisti e le loro multinazionali. Un vero rappresentante di quel popolo, un uomo capace di fargli rialzare la testa.

Lunga vita a Morales. Hasta siempre, presidente!


                         ...    


Il chiusura abbiamo due temi: le sardine e l’attacco londinese all’arma bianca.

Il primo è un’interessante test di nuova comunicazione politica promosso da ambienti prodiani che si sta rivelando capace di mobilitare notevoli energie della maggioranza silenziosa. Ovvero una vasta area del paese delusa dal degrado politico degli ultimi anni, ma sensibile al sogno di una rigenerazione giovanile. Il salvinismo è una ricetta troppo acida per la generazione che ha fatto le lotte per i diritti e la difesa della costituzione in nome dell’Europa e ora si cerca una via alternativa per il ricambio generazionale. Meglio di niente, ma il pericolo sta nella prossima fase in cui la vecchia sinistra cercherà di tesaurizzare il movimento in termini elettorali.

Il secondo è un drill dei servizi di sicurezza che ha lo scopo (purtroppo con morti veri) di incentivare l’autodifesa diretta tra i comuni cittadini. Lo scenario è quello che caratterizza la guerra del futuro che sarà tutta urbana con sparatorie, assalti ed attentati tra la folla. Perciò anche le manovre sono dei false flags dove si mandano avanti prigionieri Jihadisti in cerca di martirio.  I combattenti della Jihad puntano al martirio, devono morire nell'azione per andare in paradiso ed eccoli serviti. Arriva la polizia e li secca sul posto anche se sono ormai, come in questo caso, già resi inermi.

Tralascio la democracy di Hong Khong e Santiago.


Il black Friday ha chiuso un Novembre abbastanza intenso.

Ma speriamo che dicembre sia migliore.







domenica 24 novembre 2019

acua granda su l'ILVA












Nella seconda quindicina del mese il maistream nazionale è stato rapito da due eventi traumatici: l’allagamento di Venezia e la chiusura dell’ILVA.


Il primo è stato usato per rilanciare le polemiche sul MOSE e rievocare lo spettro del riscaldamento globale. Si tratta di due argomenti propagandistici che sotto l’effetto dell’emergenza (reale e drammatica) acquistano un’efficacia particolare anche che se non servono né a spiegare quanto sta succedendo in laguna né a preparare soluzioni per il futuro. Il risultato di questo depistaggio è che vengono falsati i termini del dibattito sule cause: l’acua granda c’è sempre stata e le cause dell’aggravamento non sono certo da cercare nel MOSE o nel global warming, quanto piuttosto nella subsidenza e nella ristrutturazione dei fondali lagunari operata per soddisfare le bramosie del turismo globale (grandi navi).

Il secondo è una catastrofe sociale che dimostra la debolezza strutturale degli stati nello scontro con le multinazionali della globalizzazione. Il capitale franco indiano che ha acquistato gli impianti lo ha fatto solo per puntare alla leadership mondiale in siderurgia. La sovrapproduzione delle quote di acciaio, che oggi serve quasi tutto per la parte obsoleta del settore militare, produce un mercato in cui l’offerta è strutturalmente superiore alla domanda con la conseguente caduta tendenziale dei prezzi sotto i costi di produzione. I costi non si possono comprimere più di tanto, e quel poco che si può fare vale solo per i paesi sviluppati come l’Italia ma non per i Brics, i quali hanno già i prezzi bassi: bisogna quindi tagliare le quote di produzione e accelerare l’obsolescenza programmata. Nella Ruhr e nei Paesi Baschi l’hanno già fatto e chi lo fa per primo diventa leader mondiale della siderurgia. Da quella posizione si potranno dettare i tempi della riconversione militare. 


E questo è il sogno della Francia che punta alla leadership del futuro esercito europeo post NATO. Se l’Italia nazionalizza avrà dei costi enormi e il fiato sul collo della UE. Inoltre l’inquinamento e il cancro di stato non sono esattamente un GREEN NEW DEAL. Perciò meglio lasciar chiudere; ovviamente negoziando i tempi e i costi della responsabilità sociale.


Nota: Il mainstream si accanisce ad attaccare i proprietari indiani e lascia stare il socio francese. Perché? Penso che ci sia anche un po' di captatio benevolentiae per non aggravare la posizione di inferiorità che abbiamo in Libia e (da parte di Mediaset) non turbare i rapporti in via di pacificazione con Vivendi.




In ogni caso in bocca al lupo per le trattative...






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                                                       Pacta sunt servanda


Su Wikipedia si trova scritto che: 

"Pacta sunt servanda esprime un principio fondamentale e universalmente riconosciuto del diritto internazionale generale, ovverosia il diritto che si applica a tutti gli Stati e sul quale si basano le relazioni internazionali tra gli Stati: i patti, i trattati, le intese o più in generale gli accordi degli Stati vanno rispettati. L'art. 26 della Convenzione sul diritto dei trattati (Vienna, 23 maggio 1969) "


Ma i miei vecchi mi hanno insegnato che: 

                                                           " Ancuo val più i schei de la virtù"

(oggi valgono più i soldi della virtù)








martedì 19 novembre 2019

Government of the people, by the people, for the people.













E’ una frase pronunciata da Abramo Lincoln il 19 Novembre 1863 per inneggiare sinteticamente alla democrazia durante un discorso presidenziale.

Per quanto condivisibile, spiace dover constatare che in tale circostanza il Presidente stesse inaugurando un cimitero. Si tratta infatti dell’enorme Cimitero Nazionale Militare di Gettysberg.

E l’oggetto del dispiacere sta nel fatto che l’idea della Democrazia sia associata a quella della morte in guerra.







venerdì 15 novembre 2019

La Russia emergente del NYT









La crescita della Russia non finirà con la Siria.

E’ la convinzione espressa dall’articolo di fondo del NYT di Mercoledì 13 Novembre u.s. a firma Dmitri Trenin.
Io apprezzo questo articolo per la sua chiarezza nel descrivere la Russia reale senza le perenni incrostazioni di obsolescente anticomunismo che caratterizzano invece la stampa italiana.
Lo riassumo traducendo.

Per molti in occidente il ritorno russo sul palcoscenico mondiale degli ultimi anni è stata una sorpresa. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica la vedevano come una semplice stazione di servizio mascherata da stato. Ma oggi la Russia è invece in forma nonostante le sanzioni per l'Ucraina. Ha chiaramente vinto sul piano militare in Siria, incrementando il prestigio in Medio Oriente e mostrandosi ancora una grande potenza. Forse non è una superpotenza ma è chiaramente un giocatore decisivo con la possibilità di estendersi in varie regioni del mondo nei prossimi anni.

I suoi leaders hanno visto il declino post sovietico come un fatto temporaneo in via di superamento ed hanno avuto ragione. Negli anni 2000 hanno capito che non c’era la possibilità di diventare una estensione della comunità euro atlantica e con l’intervento militare in Ucraina nel 2014 hanno reso definitiva la rottura del clima post guerra fredda. E oggi le vicende di Crimea e Donbass non lasciano presagire più alcuna possibilità di sviluppo espansivo della NATO.

Oggi Mosca oltre al buon rapporto con l’Iran beneficia di una semi alleanza flessibile con la Turchia, vanta accordi con l’Arabia sul prezzo del petrolio, ha rivitalizzato i legami militari con l’Egitto mettendosi in gioco anche sulle ricadute dello scenario libico ed è vista con interesse da molti libanesi. E tutto questo mantenendo una relazione intima con Israele.

Oltre a ciò oggi la Russia persegue un ruolo di influenza nei rapporti tra Kabul e i Talebani, tra Pakistan e India nonché tra Cina e Stati Uniti. E il mese scorso a Sochi 43 stati africani hanno mostrato di vedere in Mosca un partner di sicurezza. Grazie all’aiuto russo in Venezuela Maduro è ancora saldo nonostante il suo potere sia stato dichiarato illegale da almeno 50 nazioni più di un anno fa.
Cuba, che resta ancora sotto la pressione di Trump, sta rafforzando i propri legami con la Russia come dimostra la recente visita a l’Avana di Medvedev. Ora si protende verso il Brasile, ‘Argentina e il Messico.

E’ quindi chiaro che se la Unione Sovietica andava in giro per il mondo a spendere ingenti risorse per una causa ideologica perduta, ebbene la Federazione Russa ha imparato la lezione.

Ciò nonostante però la Russia oggi non è un modello per nessuno e qui sta il punto.
Il suo sproporzionato potere in politica estera non è commisurato alla sua forza economica. La sua antica prodezza tecnologica è severamente ammaccata. La sua élite dominante è troppo impegnata a far sodi per guardare agli interessi nazionali. Infine la scelta di armare internet per influenzare le politiche interne degli altri paesi gli ha procurato le accuse di Germania e Francia per interferenze elettorali.


Sia quel che sia comunque la Russia è tornata. E in questo mondo dominato dalla crescente rivalità tra Cina e Stati Uniti un attore indipendente come la Russia può giocare un ruolo molto importante se non decisivo.



Io non condivido tutto, per esempio il giudizio su Maduro, ma considero questo articolo una lezione di giornalismo indipendente e intellettualmente onesto. Si tratta infatti di considerazioni mancate qui da noi nel battage di questi giorni sul trentennale della caduta del muro.





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                           Fama crescit eundo

(la fama cresce col tempo)










domenica 10 novembre 2019









L’11 Novembre 2004 è morto Arafat. Dodici mesi dopo due giornalisti israeliani sono venuti in possesso del dossier riservato stilato dai medici dell’ospedale Percy di Parigi. E’ questa la fonte che elimina la teoria denigratoria secondo cui il grande leader palestinese sarebbe morto di aidiesse e chiarisce che Arafat è stato avvelenato. Su questo non c’è alcun dubbio. Avvenne il 12 ottobre, anniversario della scoperta dell’America da parte di Colombo, durante una cena. Nausea, vomito e dissenteria. I suoi nemici hanno voluto umiliarlo. Evidentemente temevano la sua grandezza. La moglie lo ha portato a Parigi perché non si fidava. Coma il 3 Novembre, morte dopo due giorni.
Il primo sostenitore della tesi relativa all’avvelenamento è Al-Kurdi, medico personale di Arafat, a parere del quale sarebbe stato anche iniettato un virus nelle vene di Arafat per camuffare l’avvelenamento.

L’avvelenamento è di quelli altamente professionali: la combinazione di sintomi rende indecifrabile la causa e protegge gli assassini. Le prime analisi del sangue seguite dai medici tunisini ed egiziani si sono rivelate immediatamente non risolutive e sono spariti i campioni utilizzati in modo tale da rendere tecnicamente inoppugnabile il referto. Il veleno è entrato col cibo, il batterio è stato assorbito velocemente, ha fatto i suoi danni letali ed è sparito prima di ogni diagnosi. L’identità del paziente è stata nascosta durante tutto il ricovero parigino: si chiamava “Etienne Louvette, classe 1932”. Fino alla rivelazione della moglie Suha, donna abile e intelligente di cultura nettamente occidentale.

Costei ha preferito non coltivare l’aura di cospiracy theory che ha accompagnato i primi giorni della notizia. E forse ha fatto bene. Il suo commiato sarebbe stato sottoposto allo strazio delle fameliche iene mediatiche occidentali, mentre invece la sua memoria merita encomio e dignità.

Il dossier di Percy verrà custodito dalla autorità palestinese. E Arafat resterà tra i grandi del nostro tempo, con Che Guevara, Aldo Moro, Antonio Gramsci, con Ho Chi Minh, Fidel e John Lennon.



sabato 26 ottobre 2019

Verità di MIELI: il gruzzolo di Scalfaro






Mi riferisco al recente libro di Paolo Mieli sulle verità sacrificate. Della trentina di casi narrati prendo spunto da

Scalfaro e il SISDE (pg 107 – 113). Una verità indicibile.


Il presidente democristiano che piacque alla sinistra ebbe scontri pesanti con uomini dei servizi segreti soprattutto a ridosso di tangentopoli. In quel clima che vedeva clamorose dimissioni di ministri e parlamentari per tangenti, dazioni e finanziamenti illeciti, egli venne fatto oggetto di insinuazioni lesive della sua correttezza personale. Infatti avvenne che indagando sul fallimento di una agenzia di viaggi vennero arrestati uomini dei servizi con incarichi di rilievo. Tra questi Galati e Malpica rispettivamente cassiere e direttore. 

Costoro esternarono l’esistenza a partire da una legge del 1977, di un tesoretto messo a disposizione di ogni ministro dell’Interno della Repubblica. Una cifra consistente in cento milioni al mese. Egli, il presidente Scalfaro, reagì facendo un discorso alla nazione a reti unificate nel quale lanciò le famose parole “non ci sto”. Ma non negò di aver ricevuto quei soldi. Una dazione peraltro legale. E successivamente al discorso sfidò chiunque a dimostrare uso illecito di tale denaro. I magistrati in quel frangente appoggiarono il Presidente Scalfaro e accusarono gli accusatori di attentato agli organi costituzionali. 

Ma Francesco Misiano, sostituto procuratore di Roma, scrisse un libro nel quale contestava questa scelta attaccando i superiori per aver salvato Scalfaro da un’indagine sull’utilizzo di una montagna di soldi. Malpica pubblicò un libro nel quale diceva chiaramente che “il signor Scalfaro quei sodi li ha presi” e, pur ricordando la proverbiale onestà dell’uomo, ricordava che Fanfani da ministro dell’interno nel 1987 – 88 non attinse a quel denaro.



Ci fu in realtà un’inchiesta promossa dal ministro dell’Interno Nicola Mancino che incaricò il magistrato Filippo Mancuso. Costui certificò l’inesistenza di illeciti, ma nel 1995 divenne ministro della giustizia del governo Berlusconi e quando questo cadde il Mancuso stesso da esponente dell’opposizione sotto attacco polemico, fece pervenire alla stampa un nuovo attacco alla correttezza di Scalfaro, accusandolo di essere a suo tempo intervenuto su di lui per forzarlo a dichiarare pregiudizialmente tale assenza di illeciti. In pratica un’illecita pressione censoria, un abuso di potere. Al punto che Mancuso quando Scalfaro lascerà il Quirinale nel 1999 presentò un esposto giudiziario. Esposto che venne archiviato dal Tribunale dei Ministri.



L’esistenza tutt’oggi del dubbio sulla legittimità dell’operato di Scalfaro costituirebbe la verità indicibile di questo caso.






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              De minimis non curat praetor



(il pretore non si cura di cose di poca importanza ---)


mercoledì 23 ottobre 2019

Vitalità del PID









Il 12 Ottobre di cinquant’anni fa, in quell’anno convulso e pericoloso che fu il 1969, due settimane dopo l’uscita di Abbey Road, a Detroit l’emittente WKN-FM ricevette una chiamata che venne passata al disc-jokey Russ Gibb. In essa un certo TOM, ascoltatore della radio, sciorinava la teoria sulla morte e rimpiazzo di Paul con Faul. Il celebre cantante sarebbe morto alle 5 di mattina di mercoledì 9 novembre 1966. Nasceva così una delle leggende metropolitane più riuscite dell’epoca moderna, ovvero l’epoca più mediatizzata e globalizzata: il cosiddetto PID. 

Esso è un acronimo che significa Paul Is Dead e riguarda l’idea che Paul McCartney sia morto nel 1966 e sostituito da un sosia. E proprio da quella telefonata parte tutta la narrazione mediatica che è tutt’oggi in essere.

Una delle opere più recenti su questo tema è data dal libro Life and death of Paul McCartney 1942 – 1966, scritto da Nicholas Kollerstrom, uno storico della scienza noto per il suo taglio negazionista cospirativo. Tale libro, che è uscito nel 2015 e non è ancora stato tradotto in italiano, riassume nella prima parte i temi già noti della tesi PID con riferimento all’analisi delle foto, alle incongruenti dentature, le differenze di statura ecc. ma nella seconda parte diventa moto più divertente con giochi di reinterpretazione dei testi. Una curiosa appendice tratta delle cripto citazioni dei testi shakespeariani. E’ un segno che il tema è ancora stimolante e genera ancora, anzi più che mai, interessanti narrative cabalistiche.

Ma l’opera principale sul tema PID resta il romanzo di Thomas E. Uharriet THE MEMOIRS OF BILLY SHEARS. Esso è un romanzo d’amore centrato sull’idea che Jane Asher se ne andò da Paul perché non era lui. Costui (Faul) aveva già da prima una storia segreta con Linda Eastman e la sposò dopo la sostituzione.

Vero o no la trama del PID è ricca, ma attecchisce molto di più nel mondo anglosassone mentre noi latini non sappiamo cosa ci perdiamo.
Io ritengo improbabile che Paul sia stato veramente sostituito e penso che quello vivo sia ancora lui, l’originale, ma certamente negli anni seguenti al 1966 ci sono state delle sostituzioni ed è stato fatto uso di sosia. Lo dimostrano le ricerche condotte per la perizia biometrica Carlesi/Gavazzeni commissionata all’istituto di Pavia.






Rimane da capire perché. E ciò potrebbe venire alla luce dopo la morte del cantante, in sede di successione. Paul McCartney ha infatti avuto una figlia naturale il Germania prima di diventare famoso e probabilmente ha avuto un vero incidente d’auto che lo ha tenuto lontano dalla ribalta per un certo periodo. Le occasionali sostituzioni catturate in varie foto, potrebbero essere state realizzate con più di un sosia e la narrazione sui messaggi segreti degli albums ne sarebbe stata una brillante copertura.






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The princess and the prince discuss
Wats real and what is not …
There are no truths outside the Gates of Eden

[Bob Dylan, Gates of Eden, 1965]

lunedì 21 ottobre 2019

Trame nere ultimo atto












Una settimana dopo la monografia sullo stragismo uscita su Millennium FQ pubblica un articolo di Gianni Barbacetto (sul numero di ieri, Domenica 20, a pg 11) che ha carattere teorematico. Dopo l’elogio al Patto di Oblio celebrato da MIELI nel suo ultimo libro, è meglio che mi prepari all’idea di chiudere ogni ostilità mentale sui misteri d’Italia attestandomi sulla verità disponibile. 

Vabbè. 

Mi fa male allo stomaco ma mi auguro che ciò preceda un analogo epilogo sulla vicenda Moro, dove invece la verità è oggi disponibile, ma non viene dichiarata perché il top establishment nazionale non è sicuro della sua digeribilità. Mi viene in mente il Nicola Arigliano con la sua italianissima pubblicità del digestivo Antonetto...


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“Basta con la retorica dei Misteri d’Italia”. Così parte Barbacetto che si appella al pasoliniano “io so ma non ho le prove” per proporre un modello di narrazione finale sulla vicenda delle trame nere. E con l’occasione l’articolo presenta anche il suo libro su Piazza Fontana.

Il teorema in estrema sintesi è il seguente.

Noi sappiamo. Abbiamo indizi e prove: è stato un gruppo di fascisti e filonazisti di Ordine Nuovo “ben conosciuto e ben collegato con servizi segreti e apparati dello Stato”; oltre che con strutture di intelligence USA. Cioè è stata la CIA che controllava i nostri servizi militari i quali avevano innervato ON al proprio servizio. (ma quest’ultima è una formulazione non polically correct…)
I nomi dei responsabili dello stragismo neofascista sono Pino Rauti e Carlo Maria Maggi con Delfo Zorzi, Martino Siciliano, Massimiliano Fachini e Marcello Soffiati. Questo per quanto riguarda il lato veneto di ON, mentre il lato romano del neofascismo conduce a Stefano Delle Chiaie, (che è morto il mese scorso).

I responsabili dello Stato sono l’Ammiraglio Eugenio Henke, il generale Vito Miceli entrambi del SID e Gianadelio Maletti del controspionaggio, con Antonio Labruna. A costoro vanno aggiunti il dirigente dell’Ufficio Affari Riservati presso il Ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato con Elvio Catenacci e Silvano Russomanno.

I responsabili polititici che avrebbero dovuto controllare gli apparati sono Mariano Rumor. Emilio Colombo, Giulio Andreotti, Franco Restivo, Luigi Gui e Mario Tanassi.

Fu messo in campo l’esercito senza divise e senza bandiere di una guerra non ortodossa e psicologica prevista dai manuali di strategia militare. Un prototipo di guerra asimmetrica che coinvolge cittadini inermi quali vittime sacrificali di piani anticomunisti. La guerra fu condotta tra il 1969 e il 1980 caratterizzandosi per le seguenti stragi: Piazza Fontana, Gioia Tauro, Peteano, Questura di MILANO, Piazza della Loggia a Brescia, Treno Italicus, Stazione di Bologna e Rapido 904. Centocinquanta morti e seicento feriti.
Di questa serie Peteano, Bologna e Brescia hanno soluzione processuale formalmente definitiva, ma incompleta; mancano ancora vari mandanti, esecutori e complici.



Basta, appunto, con la retorica dei misteri d'Italia.


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                                 Acta est fabula


(Lo spettacolo è terminato)


domenica 13 ottobre 2019

Omniavulnerant: Quota Cento? Tasi mona.

Omniavulnerant: Quota Cento? Tasi mona.: Il Sole24ore ci prova anche oggi con un articolo a quattro mani firmato Davide Colombo e Marco Rogari.  A quattro mani il...

Weekly memo











L’Europa questa settimana è stata seriamente coinvolta nelle minacciose conseguenze del conflitto Turco/curdo. Esso potrebbe aggiungere flussi migratori e stressare seriamente la stabilità della NATO. Su questo la UE è in stato di allerta e disorientata. Il minstream mediatico italiano si sta orientando verso una comunicazione emotiva filocurda e Mattarella ha assunto toni di leadership in una riunione informale di alcuni stati europei. Potrebbero a mio avviso generarsi dinamiche di raggruppamento convulse e inconcludenti. 


Nel frattempo la pressione sul tema Trump/Biden che si alimentava delle scorrettezze coi russi, si sono attenuate. E anche il cortese aiuto che su questo fronte è stato dato a Trump dai nostri servizi segreti non è più stato drammatizzato.


Ma la notizia più interessante della settimana è quella che riguarda il raggiungimento di un primo l’accordo sui dazi. E’ un’intesa bilaterale CINO- STATUNITENSE raggiunta a Washington che stabilisce una tregua nella guerra commerciale. La prossima settimana sarebbero dovuti scattare degli aumenti che sono invece stati bloccati. L’UE dovrà quindi opportunisticamente accelerare il processo decisionale sulle misure di difesa commerciale. 


La sindacalista renziana che ha preso in mano il ministero dell’agricoltura sta lavorando alla creazione di un fondo europeo che funzioni da cassa integrazione per i produttori danneggiati dai dazi. E nel frattempo si accelera il passaggio ai consumi bio da parte delle famiglie. In termini di potere d’acquisto ciò significa un calo, ma si tratta di una inflazione che non ha ricaduta immediata sui mercati finanziari con relativa stabilità per quanto attiene al costo del servizio sul debito. Quindi una inflazione nascosta che non allarma lo spread.


Il Governo italiano intanto ha precisato alcuni temi della manovra economica che intende profilare nel Nadef di quest’anno. Riduzione del cash, intervento fiscale sul digitale, attacco a plastica e gasolio ecc. l’Intervento sul rapporto netto/lordo dei salari è rimandato ad un tavolo negoziale cripto-concertativo del quale tutto si può dire ma non che sia trasparente. Il vero problema sarà la riorganizzazione delle norme sulla rappresentanza in un momento in cui il sindacalismo di base cresce a causa delle delocalizzazioni multinazionali.




Auguri.

MAGNIFICAT, di John Rutter

  John Rutter è un direttore di coro e compositore contemporaneo di chiara fama e talento. La sua musica corale è accessibile, apprezzata ed...