mercoledì 26 novembre 2025

Sciopero USB

- [ ] L'USB ha proclamato uno sciopero generale di 24 ore il 28 novembre, denunciando il governo Meloni per la sua continua allocazione di risorse all'economia di guerra, mentre taglia sanità, servizi e welfare. I lavoratori, con salari stagnanti da decenni, rifiutano un modello sociale basato su precarietà e sfruttamento. Rivendicano un salario minimo di 2.000 €, aumenti legati al costo della vita, riduzione dell'orario di lavoro, nazionalizzazione di industrie strategiche e miglioramenti nelle condizioni di lavoro. Contestano anche la Legge Fornero. L'USB chiama a manifestare contro la guerra e la complicità con lo Stato israeliano.

domenica 16 novembre 2025

L'Europa dei muri e la Meloni

nel comunicato del 9 novembre la presidente Meloni ha parlato di una “nuova alba delle libertà” ricordando la caduta del Muro di Berlino e collegandola al “Giorno della Libertà”. Ha evocato anche il “giogo comunista”. Ma il senso principale di questa ricorrenza è quello della legge 61/2005 che ricordando la caduta del muro di Berlino si limita a invitare scuole e istituzioni a ricordare l’evento, non a riscriverne il senso politico. Perciò penso che il valore di quella ricorrenza dovrebbe spingerci non a rievocare vecchi muri ideologici, ma a guardare quelli nuovi: il muro lungo oltre 900 chilometri voluto da Trump, o quelli, ben più tragici, che ancora separano i territori palestinesi. Forse la vera lezione del 9 novembre è che la libertà celebrata non è mai definitiva se continuiamo a costruire nuovi confini. Dopo la pubblicazione di una mia lettera sul Giornale di Vicenza, sabato 15 Novembre è intervenuto con un editoriale in cui si passa in disamina la pletora di muri che stanno caratterizzando l’EUROPA. Esso viene accompagnato con la foto del muro eretto dalla Ungheria. In esso si ricordano in particolare le seguenti situazioni. --- ----
L'Ungheria di Orbán ha eretto un muro al confine con la Serbia, così come ci sono barriere tra Bulgaria e Turchia e tra Grecia e Turchia. La Francia ha costruito un muro a Calais per gestire i flussi migratori verso il Regno Unito, creando la «jungla di Calais». Ci sono anche muri storici, come quello che divide Cipro, e le Peace lines a Belfast che separano i quartieri protestanti da quelli cattolici. A Ceuta e Melilla, territori spagnoli in Marocco, i migranti affrontano le alte barriere per entrare. Oggi i muri europei superano in lunghezza il muro di Berlino e sono spesso più alti di 3,5 metri. A differenza di quanto accadeva nel 1963 col muro di Berlino rispetto al quale l’occidente con JFK solidarizzava coi berlinesi che non potevano più spostarsi oggi, l'Europa attuale deve ora confrontarsi con i nuovi confini. Un editoriale ineccepibile, ma che si astiene dallo spiegare che tutto ciò è una conseguenza delle sfide geopolitiche che essa stessa ha generato, soprattutto dopo la guerra in Ucraina e i cambiamenti in atto che la lasciano isolata.

lunedì 10 novembre 2025

trattato di Osimo

Trattato di Osimo. Il 10 novembre 1975 nella cittadina marchigiana di Osimo il ministro degli Esteri italiano, Mariano Rumor, e quello jugoslavo, Milos Minic, firmarono il trattato con l’obiettivo di porre fine alle controversie e stabilizzare le relazioni con la Jugoslavia. Vennero risolte le dispute confinarie e le relazioni di coesistenza tra etnie italo/slave. Il trattato venne ratificato dal Parlamento italiano il 13 gennaio 1977 con l’unica opposizione del Movimento Sociale che lamentava insoddisfacente tutela a nome di locali associazioni italofone. La successiva dissoluzione jugoslava degli anni ’90 ha indotto nuovi accordi bilaterali di cooperazione economica e culturale con le nuove repubbliche, in particolare Slovenia e Croazia, senza disdire formalmente il trattato, il quale rimane valido tutt’oggi. Il Trattato di Osimo rappresenta un passo significativo nella stabilizzazione dei rapporti bilaterali tra i due paesi, dopo WW2 e dopo un lungo periodo di tensioni. Esso si inserisce nel contesto delle dispute confinarie le varie implicazioni locali e nazionalità. La questione principale riguardava il confine orientale italiano nelle zone di Trieste, Gorizia e Monfalcone, aree abitate da una popolazione mista di italiani e sloveni. L'Italia ha mantenuto il controllo delle province di Trieste, Gorizia e parte della provincia di Udine, mentre la Jugoslavia ha ricevuto altre aree con una popolazione prevalentemente slovena. Cooperazione e sviluppo sostenibile, protezione linguistica e culturale. La firma del Trattato di Osimo è stata accolta con un certo ottimismo, tuttavia, ha anche suscitato critiche e proteste da parte di alcune forze locali e di gruppi di italiani che si sentivano esclusi dai diritti e dalla rappresentanza. Nonostante ciò, il trattato è considerato un passo importante verso la normalizzazione delle relazioni tra Italia e Slovenia, fornendo un quadro giuridico di convivenza pacifica. RATIFICA Il PCI sostenne la ratifica del trattato. Esso favoriva una politica di distensione e cooperazione tra i due Paesi, in particolare per tutelare le minoranze etniche. La Demo. La maggioranza della DC appoggiò fortemente il trattato, vedendolo come un mezzo utile anche a risolvere le controversie storiche. Partito Socialista Italiano si espresse favorevolmente rispetto al trattato, sottolineando l'importanza di creare un contesto di cooperazione economica e culturale tra l'Italia e la Jugoslavia. La ratifica fu vista come un elemento positivo per il dialogo e il buon vicinato. Il Movimento Sociale Italiano si oppose al trattato sostenendo che esso avrebbe potuto penalizzare gli interessi degli italiani, in particolare nelle aree del confine orientale, dove viveva una significativa minoranza italiana. Il MSI denunciava anche una percepita cessione di sovranità. Alcuni gruppi locali e associazioni, in particolare i rappresentanti delle comunità italiane in Slovenia e Croazia, espressero preoccupazioni per la protezione dei diritti delle minoranze, temendo che il trattato non garantisse adeguate tutele. Queste posizioni critiche emersero durante il dibattito parlamentare e nella società civile. Il dibattito sulla ratifica del Trattato di Osimo fu intenso e rifletteva un'epoca caratterizzata da tensioni geopolitiche e identità nazionali complesse. La ratifica rappresentò quindi un’importante mossa diplomatica che poneva le basi per un futuro di cooperazione. VALIDITÀ L'Italia ha continuato a riconoscere gli aspetti stabiliti dal trattato nei rapporti con i nuovi Stati successori della ex Jugoslavia, in particolare Slovenia e Croazia. Dopo la dissoluzione della Jugoslavia, l'Italia ha cercato di stabilire nuovi accordi con le repubbliche indipendenti. Negli anni '90 e 2000 non c'è stata una vera e propria rinegoziazione del Trattato di Osimo ma e stato intrapreso un cammino di cooperazione che ha portato alla firma di nuovi accordi di benessere reciproco. Alcuni di questi accordi sono basati appunto sul rispetto e sull'adattamento giuridico delle norme stabilite dal Trattato di Osimo.La continuità del trattato ha contribuito a limitare le tensioni tra Italia e Slovenia, consentendo una cooperazione costruttiva e la promozione dei diritti delle minoranze. Pertanto, pur non essendo stato rinegoziato ufficialmente, il Trattato di Osimo è rimasto un riferimento importante nelle relazioni tra Italia e i nuovi Stati successori della Jugoslavia, in particolare Slovenia e Croazia, fungendo da importante base di dialogo e cooperazione regionale.===========================================================================================================================================================================================================================================================================================English. On 10 November 1975, in the town of Osimo in the Marche region, the Italian Foreign Minister, Mariano Rumor, and the Yugoslav Foreign Minister, Milos Minic, signed the treaty with the aim of ending disputes and stabilizing relations with Yugoslavia. Border disputes and coexistence relations between Italian/Slavic ethnic groups were resolved. The treaty was ratified by the Italian Parliament on 13 January 1977. The subsequent dissolution of Yugoslavia in the 1990s led to new bilateral agreements on economic and cultural cooperation with the new republics, in particular Slovenia and Croatia, without formally canceling the treaty, which remains valid today

domenica 9 novembre 2025

Parte la campagna Regionali

Il sondaggio di partenza della campagna elettorale mostra DSP al 2,7%, il che significa la possibilità di raggiungere e superare lo sbarramento del 3% con una buona campagna. Il risultato preoccupa l’establishment molto più di quello di Szumski, che è al 5,7%. Lo dimostra il fatto che il Corriere Veneto ne parla nel corpo dell’articolo ponendolo addirittura prima del commento sulla situazione del PD. Evidentemente i sondaggisti devono assestare meglio i sensori per capire in quale fascia di elettorato pescano le rispettive liste. L’articolo inoltre non commenta, ma ignora completamente il dato di DSP, ciò significa che non vogliono aiutarlo e danno solo i dati che sono obbligati a dare con la tabella.

mercoledì 5 novembre 2025

Svolta Ucraina

The editorial in today's Corriere della Sera deserves critical comment. The central thesis of the article is that, despite the challenges and territorial losses, Ukraine is demonstrating a remarkable capacity for resistance against the Russian invasion, making a swift and decisive victory for Putin unlikely. The author suggests that Putin may encounter unimaginable surprises if he does not acquiesce to negotiating a peace agreement. But it's a delusional thesis...
L’assedio di Pokrovsk e la retorica della resistenza campeggiano oggi nell’articolo di fondo di Paolo Mieli. Egli concentra l’attenzione sull’assedio di questa città presentandolo come momento emblematico di una resistenza ucraina che invece, come mi capita di riscontrare guardando altre televisioni come ad esempio TRT WORLD che pure appartiene ad un paese della NATO, non c’è. Si tratta a mio avviso di un episodio che non và isolato dal contesto più ampio dell’intero fronte russo-ucraino. Il paragone con la presa della città di Caltanissetta nel Luglio ’43 poi risulta inappropriato per le ovvie differenze storiche ed addirittura rischia di offendere la dignità del popolo ucraino se si ricorda che quello sbarco era sostenuto dalla mafia siciliana sotto la direzione di Luky Luciano. Invece tale esempio viene usato per suggerire l’idea che se una potenza superiore fatica a raggiungere risultati concreti a Pokrovsk ciò dimostri una sorprendente capacità di tenuta dell’intero fronte ucraino. Il paragone con l’Afghanistan sottolinea invece come l’invio di armi e l’addestramento militare non bastino se manca la volontà popolare di resistere e su questo posso convenire, ma in tal caso si dimostra anche la inutilità degli invii sinora effettuati e l’esempio dell’esercito Afghano – dissoltosi in pochi giorni dopo il ritiro americano – diventa, in questo senso, un contro-modello: ove nessun sostegno esterno può supplire. Nella seconda parte il pezzo stesso adotta un tono più realistico, parlando di “svolta necessaria” e prospettando due scenari. O Putin siederà al tavolo con Trump per abbozzare una tregua, scrive il Corriere, oppure il conflitto entrerà nel suo quarto anno. Il “quarto anno” viene cosi prospettato come un traguardo ma anche come un limite, una soglia oltre la quale la guerra rischia di trasformarsi in una condizione permanente. Con questo fondo e coi servizi contigui il Corriere ribadisce il sostegno all’Ucraina, ma lascia intravvedere l’idea che un ritorno alla diplomazia sia ormai un’ipotesi concreta ed auspicabile.

lunedì 3 novembre 2025

Morte di un perfido guerrafondaio

Dick Cheney dies, profiteer of war and corruption condemned by God.
Morto Dick Cheney artefice del 11/9 e punto di riferimento dei tea party destrorsi americani. Vero lutto per il Deep State. Cheney, già capo dello staff della Casa Bianca con Gerald Ford, è stato un vice presidente degli Stati Uniti che, con Bush jr, ha usato la guerra contro Saddam per arricchire la società Halli Burton di sua proprietà. Un “neocon” teorico del distruggere per ricostruire, dove per distruggere si usa la guerra bruciando vite umane e soldi pubblici e per ricostruire si usano le proprie società finanziate con soldi pubblici e con ricapitalizzazione speculativa. La Halliburton è stata oggetto di critiche per la sua gestione dei contratti in Iraq, inclusi quelli per la fornitura di carburante e servizi alle forze statunitensi.Quelli come lui meritano il giudizio di Hallah il quale nel Corano, Sura 2 (Al-Baqara), versetto 205 condanna chi usa il potere per trarne profitto, causando distruzione. ------------------------------------- "E quando egli si allontana, si affanna sulla terra per corromperla, distruggendo i raccolti e il bestiame. Ma Allah non ama la corruzione." — Corano, Sura 2 (Al-Baqara), versetto 205

Sciopero USB

- [ ] L'USB ha proclamato uno sciopero generale di 24 ore il 28 novembre, denunciando il governo Meloni per la sua continua allocazione...