domenica 16 novembre 2025

L'Europa dei muri e la Meloni

nel comunicato del 9 novembre la presidente Meloni ha parlato di una “nuova alba delle libertà” ricordando la caduta del Muro di Berlino e collegandola al “Giorno della Libertà”. Ha evocato anche il “giogo comunista”. Ma il senso principale di questa ricorrenza è quello della legge 61/2005 che ricordando la caduta del muro di Berlino si limita a invitare scuole e istituzioni a ricordare l’evento, non a riscriverne il senso politico. Perciò penso che il valore di quella ricorrenza dovrebbe spingerci non a rievocare vecchi muri ideologici, ma a guardare quelli nuovi: il muro lungo oltre 900 chilometri voluto da Trump, o quelli, ben più tragici, che ancora separano i territori palestinesi. Forse la vera lezione del 9 novembre è che la libertà celebrata non è mai definitiva se continuiamo a costruire nuovi confini. Dopo la pubblicazione di una mia lettera sul Giornale di Vicenza, sabato 15 Novembre è intervenuto con un editoriale in cui si passa in disamina la pletora di muri che stanno caratterizzando l’EUROPA. Esso viene accompagnato con la foto del muro eretto dalla Ungheria. In esso si ricordano in particolare le seguenti situazioni. --- ----
L'Ungheria di Orbán ha eretto un muro al confine con la Serbia, così come ci sono barriere tra Bulgaria e Turchia e tra Grecia e Turchia. La Francia ha costruito un muro a Calais per gestire i flussi migratori verso il Regno Unito, creando la «jungla di Calais». Ci sono anche muri storici, come quello che divide Cipro, e le Peace lines a Belfast che separano i quartieri protestanti da quelli cattolici. A Ceuta e Melilla, territori spagnoli in Marocco, i migranti affrontano le alte barriere per entrare. Oggi i muri europei superano in lunghezza il muro di Berlino e sono spesso più alti di 3,5 metri. A differenza di quanto accadeva nel 1963 col muro di Berlino rispetto al quale l’occidente con JFK solidarizzava coi berlinesi che non potevano più spostarsi oggi, l'Europa attuale deve ora confrontarsi con i nuovi confini. Un editoriale ineccepibile, ma che si astiene dallo spiegare che tutto ciò è una conseguenza delle sfide geopolitiche che essa stessa ha generato, soprattutto dopo la guerra in Ucraina e i cambiamenti in atto che la lasciano isolata.

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