Omniavulnerant
Distopie della vision.
lunedì 10 novembre 2025
trattato di Osimo
Trattato di Osimo. Il 10 novembre 1975 nella cittadina marchigiana di Osimo il ministro degli Esteri italiano, Mariano Rumor, e quello jugoslavo, Milos Minic, firmarono il trattato con l’obiettivo di porre fine alle controversie e stabilizzare le relazioni con la Jugoslavia. Vennero risolte le dispute confinarie e le relazioni di coesistenza tra etnie italo/slave. Il trattato venne ratificato dal Parlamento italiano il 13 gennaio 1977 con l’unica opposizione del Movimento Sociale che lamentava insoddisfacente tutela a nome di locali associazioni italofone. La successiva dissoluzione jugoslava degli anni ’90 ha indotto nuovi accordi bilaterali di cooperazione economica e culturale con le nuove repubbliche, in particolare Slovenia e Croazia, senza disdire formalmente il trattato, il quale rimane valido tutt’oggi.
Il Trattato di Osimo rappresenta un passo significativo nella stabilizzazione dei rapporti bilaterali tra i due paesi, dopo WW2 e dopo un lungo periodo di tensioni. Esso si inserisce nel contesto delle dispute confinarie le varie implicazioni locali e nazionalità. La questione principale riguardava il confine orientale italiano nelle zone di Trieste, Gorizia e Monfalcone, aree abitate da una popolazione mista di italiani e sloveni. L'Italia ha mantenuto il controllo delle province di Trieste, Gorizia e parte della provincia di Udine, mentre la Jugoslavia ha ricevuto altre aree con una popolazione prevalentemente slovena. Cooperazione e sviluppo sostenibile, protezione linguistica e culturale.
La firma del Trattato di Osimo è stata accolta con un certo ottimismo, tuttavia, ha anche suscitato critiche e proteste da parte di alcune forze locali e di gruppi di italiani che si sentivano esclusi dai diritti e dalla rappresentanza. Nonostante ciò, il trattato è considerato un passo importante verso la normalizzazione delle relazioni tra Italia e Slovenia, fornendo un quadro giuridico di convivenza pacifica.
RATIFICA
Il PCI sostenne la ratifica del trattato. Esso favoriva una politica di distensione e cooperazione tra i due Paesi, in particolare per tutelare le minoranze etniche. La Demo. La maggioranza della DC appoggiò fortemente il trattato, vedendolo come un mezzo utile anche a risolvere le controversie storiche. Partito Socialista Italiano si espresse favorevolmente rispetto al trattato, sottolineando l'importanza di creare un contesto di cooperazione economica e culturale tra l'Italia e la Jugoslavia. La ratifica fu vista come un elemento positivo per il dialogo e il buon vicinato.
Il Movimento Sociale Italiano si oppose al trattato sostenendo che esso avrebbe potuto penalizzare gli interessi degli italiani, in particolare nelle aree del confine orientale, dove viveva una significativa minoranza italiana. Il MSI denunciava anche una percepita cessione di sovranità. Alcuni gruppi locali e associazioni, in particolare i rappresentanti delle comunità italiane in Slovenia e Croazia, espressero preoccupazioni per la protezione dei diritti delle minoranze, temendo che il trattato non garantisse adeguate tutele. Queste posizioni critiche emersero durante il dibattito parlamentare e nella società civile. Il dibattito sulla ratifica del Trattato di Osimo fu intenso e rifletteva un'epoca caratterizzata da tensioni geopolitiche e identità nazionali complesse. La ratifica rappresentò quindi un’importante mossa diplomatica che poneva le basi per un futuro di cooperazione.
VALIDITÀ
L'Italia ha continuato a riconoscere gli aspetti stabiliti dal trattato nei rapporti con i nuovi Stati successori della ex Jugoslavia, in particolare Slovenia e Croazia. Dopo la dissoluzione della Jugoslavia, l'Italia ha cercato di stabilire nuovi accordi con le repubbliche indipendenti. Negli anni '90 e 2000 non c'è stata una vera e propria rinegoziazione del Trattato di Osimo ma e stato intrapreso un cammino di cooperazione che ha portato alla firma di nuovi accordi di benessere reciproco. Alcuni di questi accordi sono basati appunto sul rispetto e sull'adattamento giuridico delle norme stabilite dal Trattato di Osimo.La continuità del trattato ha contribuito a limitare le tensioni tra Italia e Slovenia, consentendo una cooperazione costruttiva e la promozione dei diritti delle minoranze.
Pertanto, pur non essendo stato rinegoziato ufficialmente, il Trattato di Osimo è rimasto un riferimento importante nelle relazioni tra Italia e i nuovi Stati successori della Jugoslavia, in particolare Slovenia e Croazia, fungendo da importante base di dialogo e cooperazione regionale.===========================================================================================================================================================================================================================================================================================English.
On 10 November 1975, in the town of Osimo in the Marche region, the Italian Foreign Minister, Mariano Rumor, and the Yugoslav Foreign Minister, Milos Minic, signed the treaty with the aim of ending disputes and stabilizing relations with Yugoslavia. Border disputes and coexistence relations between Italian/Slavic ethnic groups were resolved. The treaty was ratified by the Italian Parliament on 13 January 1977. The subsequent dissolution of Yugoslavia in the 1990s led to new bilateral agreements on economic and cultural cooperation with the new republics, in particular Slovenia and Croatia, without formally canceling the treaty, which remains valid today
domenica 9 novembre 2025
Parte la campagna Regionali
Il sondaggio di partenza della campagna elettorale mostra DSP al 2,7%, il che significa la possibilità di raggiungere e superare lo sbarramento del 3% con una buona campagna. Il risultato preoccupa l’establishment molto più di quello di Szumski, che è al 5,7%. Lo dimostra il fatto che il Corriere Veneto ne parla nel corpo dell’articolo ponendolo addirittura prima del commento sulla situazione del PD. Evidentemente i sondaggisti devono assestare meglio i sensori per capire in quale fascia di elettorato pescano le rispettive liste. L’articolo inoltre non commenta, ma ignora completamente il dato di DSP, ciò significa che non vogliono aiutarlo e danno solo i dati che sono obbligati a dare con la tabella.
mercoledì 5 novembre 2025
Svolta Ucraina
The editorial in today's Corriere della Sera deserves critical comment. The central thesis of the article is that, despite the challenges and territorial losses, Ukraine is demonstrating a remarkable capacity for resistance against the Russian invasion, making a swift and decisive victory for Putin unlikely. The author suggests that Putin may encounter unimaginable surprises if he does not acquiesce to negotiating a peace agreement. But it's a delusional thesis...
L’assedio di Pokrovsk e la retorica della resistenza campeggiano oggi nell’articolo di fondo di Paolo Mieli.
Egli concentra l’attenzione sull’assedio di questa città presentandolo come momento emblematico di una resistenza ucraina che invece, come mi capita di riscontrare guardando altre televisioni come ad esempio TRT WORLD che pure appartiene ad un paese della NATO, non c’è. Si tratta a mio avviso di un episodio che non và isolato dal contesto più ampio dell’intero fronte russo-ucraino. Il paragone con la presa della città di Caltanissetta nel Luglio ’43 poi risulta inappropriato per le ovvie differenze storiche ed addirittura rischia di offendere la dignità del popolo ucraino se si ricorda che quello sbarco era sostenuto dalla mafia siciliana sotto la direzione di Luky Luciano. Invece tale esempio viene usato per suggerire l’idea che se una potenza superiore fatica a raggiungere risultati concreti a Pokrovsk ciò dimostri una sorprendente capacità di tenuta dell’intero fronte ucraino. Il paragone con l’Afghanistan sottolinea invece come l’invio di armi e l’addestramento militare non bastino se manca la volontà popolare di resistere e su questo posso convenire, ma in tal caso si dimostra anche la inutilità degli invii sinora effettuati e l’esempio dell’esercito Afghano – dissoltosi in pochi giorni dopo il ritiro americano – diventa, in questo senso, un contro-modello: ove nessun sostegno esterno può supplire. Nella seconda parte il pezzo stesso adotta un tono più realistico, parlando di “svolta necessaria” e prospettando due scenari. O Putin siederà al tavolo con Trump per abbozzare una tregua, scrive il Corriere, oppure il conflitto entrerà nel suo quarto anno. Il “quarto anno” viene cosi prospettato come un traguardo ma anche come un limite, una soglia oltre la quale la guerra rischia di trasformarsi in una condizione permanente.
Con questo fondo e coi servizi contigui il Corriere ribadisce il sostegno all’Ucraina, ma lascia intravvedere l’idea che un ritorno alla diplomazia sia ormai un’ipotesi concreta ed auspicabile.
lunedì 3 novembre 2025
Morte di un perfido guerrafondaio
Dick Cheney dies, profiteer of war and corruption condemned by God.
Morto Dick Cheney artefice del 11/9 e punto di riferimento dei tea party destrorsi americani. Vero lutto per il Deep State. Cheney, già capo dello staff della Casa Bianca con Gerald Ford, è stato un vice presidente degli Stati Uniti che, con Bush jr, ha usato la guerra contro Saddam per arricchire la società Halli Burton di sua proprietà. Un “neocon” teorico del distruggere per ricostruire, dove per distruggere si usa la guerra bruciando vite umane e soldi pubblici e per ricostruire si usano le proprie società finanziate con soldi pubblici e con ricapitalizzazione speculativa. La Halliburton è stata oggetto di critiche per la sua gestione dei contratti in Iraq, inclusi quelli per la fornitura di carburante e servizi alle forze statunitensi.Quelli come lui meritano il giudizio di Hallah il quale nel Corano, Sura 2 (Al-Baqara), versetto 205 condanna chi usa il potere per trarne profitto, causando distruzione.
------------------------------------- "E quando egli si allontana, si affanna sulla terra per corromperla, distruggendo i raccolti e il bestiame. Ma Allah non ama la corruzione."
— Corano, Sura 2 (Al-Baqara), versetto 205
domenica 19 ottobre 2025
Attacco al Venezuela?
Comunicato 16:10:25.
Crescente tensione tra Stati Uniti e Venezuela.
Le autorità venezuelane hanno risposto denunciando le ingerenze statunitensi presso l'ONU, evidenziando una violazione del diritto internazionale. Si teme un'escalation militare.
Il Venezuela presenterà un reclamo formale al Consiglio di Sicurezza e al Segretario Generale dell'ONU per affrontare questa situazione critica.---------------- ---////-//--/-__________________ Questa situazione tra Stati Uniti e Venezuela presenta un chiaro scenario di tensione che potrebbe evolversi in un conflitto aperto.
L'autorizzazione trumpiana per operazioni segrete nel territorio venezuelano, sotto la maschera della lotta al narcotraffico, rivela una strategia di ingerenza e destabilizzazione contro Maduro. La risposta delle autorità venezuelane, con la denuncia alle Nazioni Unite e il reclamo formale al Consiglio di Sicurezza evidenzia la volontà di affrontare la minaccia non solo a livello militare, ma anche attraverso canali diplomatici pertanto la possibilità di un'escalation Internazionale è tangibile.
Il Venezuela non è un paese solo e il continente latinoamericano è oggi più consapevole che mai dei rischi connessi alla perdita di sovranità delle proprie nazioni.
Pertanto la situazione richiede un'analisi continua mantenendo una finestra di dialogo aperta con l’obiettivo di evitare conflitti e consolidare la stabilità dell'intera regione.
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Receent reports suggest the U.S. president approved secret operations in Venezuela to oust President Maduro.Continuous analysis is needed while maintaining dialogue to avoid conflicts and ensure regional stabilityd.
sabato 18 ottobre 2025
Esplosione di Castel D'Azzano
IL FATTO. A Castel D’Azzano, in provincia di Verona i tre fratelli Ramponi, proprietari di una storica azienda agricola, rifiutano l’ingiunzione di sfratto dalla propria casa. Nella notte tra il 12 e il 13 Ottobre arrivano carabinieri specialsti in una operazione speciale disposta dal Procuratore della Repubblica. Avviene una grande esplosione dovuta alla saturazione di gas degli ambienti interni e ad un deposito nel sottotetto di bottilgie molotov. Muoiono tre carabinieri e altri vengono feriti. Funerali di Stato con Mattarella. I tre avevano in precedenti occasioni già dichiarato che l’avrebbero fatto. E le forze dell’ordine erano consapevoli del rischio perché esistono filmati di precedenti ispezioni di droni e c’era stata una apposita riunione in prefettura. Quindi il fatto, gravissimo e ingiustificabile, era volontario e premeditato.
La causa non dichiarata della scelta dura potrebbe essere che la banca verso cui i Ramponi erano inadempienti voleva beneficiare dello stato di pignoramento dell’immobile entro il 15 ottobre. E’ possibile che nella riunione dell’11 ottobre in prefettura, con polizia e pompieri, sottovalutando l’attendibilità delle minacce dei Ramponi, si sia optato per un controllo preventivo che accertasse la possibilità che l’immobile fosse o meno a rischio di distruzione, fatto che avrebbe reso inutile lo sfratto e lasciato a mani vuole la banca creditrice. Il piano prefettizio ipotizzabile in questo caso sarebbe quello di accertare il minamento dell’immobile per decidere il tipo di intervento della squadra speciale al momento del decreto esecutivo di sfratto. Lo spiegamento di forze alle tre di notte, orario che solitamente serve ai carabineri per generare un effetto sorpresa, potrebbe indicare che i carabinieri non avrebbero in realtà sottovalutato il rischio. Ma essendo stato saturato l’ambiente di gas tramite l’apertura manuale delle valvole delle bombole deve esserci stato un tempo di preavviso e preavvertimento. Ciò proverebbe che quella dei carabinieri non era una irruzione ma una ispezione. L’esistenza di foto aeree che provano il posizionamento delle molotov lascia presumere un livello di organizzazone tecnologica della ispezione stessa, livello che viene contraddetto dal mancato uso di robot e/o mancato impiego del reparto artificieri. In ogni caso occorre prendere atto che le bombole erano state aperte ben prima che le forze dell’ordine cercassero di abbattere la porta di ingresso.
L’ipotesi di una sottovalutazione può essere conseguente, in termini generali, ad una scarsa conoscenza del valore della casa nella cultura veneta e, nel caso specifico una palese sottovalutazione del grado di determinazione psicologica dei proprietari dell’immobile. Potrebbero infine aver giocato un ruolo anche pressioni della banca.
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"inter arma silent leges"
(Cicerone. De Republica, Libro III)
venerdì 17 ottobre 2025
War criminal
That's a bold opinion!
La tensione tra Venezuela e Stati Uniti è aumentata a seguito dell’autorizzazione da parte di Donald Trump alla CIA per condurre operazioni clandestine contro Maduro e il suo governo, che Trump ha definito illegittimo e colpevole di traffico di droga. La tensione tra Venezuela e Stati Uniti è aumentata a seguito dell’autorizzazione da parte di Donald Trump alla CIA per condurre operazioni clandestine contro Maduro e il suo governo, che Trump ha definito illegittimo e colpevole di traffico di droga. gli interventi militari americani hanno storicamente provocato instabilità, sofferenze e lacerazioni sociali in varie nazioni. Tra i principali casi citati da Maduro, vi è l'intervento in Afghanistan, iniziato nel 2001. Pur presente come risposta ai terroristi di Al-Qaeda, l'intervento ha causato una lunga guerra che ha portato a una crisi umanitaria e una precarietà politica che persiste, culminando nel ritiro delle forze statunitensi e nel ritorno al potere dei talebani nel 2021. Allo stesso modo, l'invasione dell'Iraq nel 2003 ha provocato una guerra civile e il sorgere di gruppi estremisti, come l'ISIS, evidenziando il deficit di pianificazione post-invasione e le gravi conseguenze per la popolazione irachena. La Libia è un altro esempio emblematico: l'intervento della NATO nel 2011 per rovesciare Muammar Gheddafi ha portato non solo al collasso del regime, ma anche a un'instabilità duratura che ha esacerbato la crisi dei rifugiati e alimentato la violenza civile. Le esperienze in Guatemala e Cile, dove gli interventi della CIA causarono cambi di regime, riportano alla luce le cicatrici storiche lasciate da decenni di ingerenza statunitense in America Latina. Questi casi hanno portato a guerre civili devastanti e violazioni dei diritti umani, con conseguenze che si ripercuotono ancora oggi. Maduro cerca di mobilitare l'opinione pubblica contro il rischio di un nuovo intervento straniero. Maduro cerca di mobilitare l'opinione pubblica contro il rischio di un nuovo intervento straniero, il suo è un appello i in nome della stabilità e della democrazia.
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