mercoledì 18 novembre 2015

Dopo Parigi, temendo il panico





Dopo Parigi


Il quinto giorno dopo l’attacco metropolitano a Parigi, rivendicato da ISIS e contemporaneo al G20 in Turchia, la stampa cattolica italiana(Avvenire) titola sul tema dell’unità con la Francia; da intendersi non come solidarietà (concetto già espresso dal mainstream di ieri) ma come appoggio europeista allo sforzo difensivo.

La stampa massonica (International NYTimes) punta sulla dichiarazione di guerra di Hollande come se riguardasse la Francia in primis.

La voce dell’opposizione laica invece fa il punto su Pandora TV con Giulietto Chiesa, il quale focalizza l’upgrading strategico del progetto WW3.

È chiaro che il contesto occidentale è in difficoltà a causa dell’ossessivo tatticismo. 
L’editoriale dell’Avvenire infatti accanto a titolo politically correct espone una tesi contraria all’escalation, ovvero contraria ad Hollande che punta tutto sul rilancio bellico in termini di intelligence e corpi speciali. Gli americani invece (linea Obama) sono fermi sulle loro posizioni di No Boots on the ground e puntano sul rilancio bellico in termini di tecnologie globali (dove peraltro sarebbero egemoni). Il punto pertanto non è guerra si o guerra no, (su questo sono già tutti d’accordo, anche il vaticano), ma COME armare l’Europa per il rilancio bellico.

ISIS è stata creata dall’occidente per rendere inevitabile lo scontro bellico, ma ora l’occidente è diviso in vari modi, trasversali, geopolitici, religiosi ecc. e ciascuno vuole approfittare opportunisticamente del rilancio. Ci sarà quindi un maggior volume di investimenti security ma dopo una rinegoziazione del livello di debito.

Hollande ha già chiesto l’ulteriore sfondamento dei parametri Maastricht, Renzi vuole un ulteriore sconto sul rapporto deficit/PIL e soprattutto l’aggiramento delle sanzioni anti Putin per un maggiore rilancio del PIL. La GB vuole invece tenersi ben compartimentata la security anche i funzione anti ISIS, ma senza Putin ed Assad.


Tutte queste contraddizioni si sono manifestate nei maldipancia del G20 davanti ad un Putin vincitore sul campo siriano.


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Mi interessa ora annotare la sintesi di G. Chiesa perché è lapalissiana:


Coi fatti di Parigi siamo in una nuova fase di stretta antidemocratica che caratterizzerà la storia europea. Cambierà la vita dei cittadini i quali verranno immersi in un metal detector permanente. E’ la guerra, checchè ne dica Gentiloni.

L’Italia è certamente a rischio anche per il Giubileo. No lo si può negare, ma il pericolo sta nel mainstream che insiste sugli esecutori, i killer, senza mai denunciare i mandanti. In tal modo si attizza l’odio agli immigrati, i quali invece non c’entrano niente.

Hollande bombarda Raqqa in una strana rappresaglia contro coloro che sono stati addestrati a far la guerra da noi e che ora hanno deciso di farla contro chi vogliono rivoltandosi. Si monta una campagna per la ricerca dei killer i quali invece sono già tutti morti. Uccisi perché non parlino.   
Ma non dice la cosa più importante per i cittadini e cioè che i mandanti stanno anche in Europa e tutto è cominciato armando i ribelli che volevano abbattere Assad.

Nessuno nel G20 ha alzato la voce contro Erdogan il quale è il principale responsabile di questa situazione assieme a sauditi e americani. Come se Assad centrasse qualcosa col massacro parigino quando sono stati proprio suoi nemici a fare tutto questo. Spostare quindi il tiro dei bombardamenti da Raqqa a Damasco potrebbe quindi essere il nuovo fronte di scontro con la Russia, che non lo permetterebbe mai.

In tale situazione i cittadini europei, intontiti dal mainstream rimarranno ancora per molto vittime dei caos creato proprio dai loro governanti.


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Questo è il commento di Giulietto Chiesa, ora vediamo quello di Luigino Bruni su Avvenire:


Da sempre pochi ricchi colpevoli mandano molti giovani poveri ed innocenti a morire in guerra per la difesa dei propri interessi. Siamo dentro un nuovo tipo di guerra mondiale incomprensibile nei propri termini di inizio e fine. Gli interessi e gli interessati che sono in gioco sono invisibili. Ma ciò non deve esimerci dal pensare e dal combattere le tesi false e ideologiche. Soprattutto quelle che ci piovono addosso ora, nel dopo Parigi. L’Islam non è intrinsecamente violento: NEL CORANO il fratricidio tra Caino e Abele viene narrato in termini diversi dalla violenza che c’è invece nel racconto biblico ebraico-cristiano. Abele viene ivi rappresentato come il primo non violento della storia laddove egli muore per non diventare egli stesso assassino (Al Maidah Sura 5,28).

Ma oggi il settarismo fa del Corano il laccio di una trappola in mano al cacciatore di martiri. Gli amanti della vita devono aiutare l’Islam a guarire da questa malattia.
Non dimentichiamo che i terroristi belgi vengono dalla povertà e che la prima guerra del golfo (1991) non fu certo originata dal fondamentalismo.

Ma il punto importante sono le armi. Occorre parlarne e denunciare. Pochi giorni fa da Cagliari -  scrive Bruni – sono partiti i missili per la SIRIA prodotti e venduti dalle imprese italiane. (Qui manca una chiara allusione alle manovre NATO che hanno coperto il gran trasporto) E i politici che piangono e dichiarano lotta a terrorismo sono gli stessi che non fanno niente per ridurre l’export armigero. In nome del PIL e dei posti di lavoro.

Non si può nutrire il male che si vuol combattere, occorre una moratoria internazionale armi.

Holland – dice ancora Bruni – sbaglia quando usa la parola “VENDETTA”, se invece gridassimo a milioni a parola PACE nelle piazze, nei social e nei parlamenti daremmo grande eco alle parole di Francesco contro i bassi interessi economici che dominano il mondo.


                                                        …


TEMENDO IL PANICO

Vediamo ora Paul Krugman su NYTime:

Come tutti ho seguito le news parigine mettendo da parte le altre cose. E’ certo una reazione naturale davanti al terrore, ma attenzione: è esattamente la reazione che vogliono i terroristi. E non tutti sembrano capirlo.

Prendiamo ad esempio la dichiarazione di Jeb Bush: “Si tratta di un attentato organizzato per distruggere la civiltà occidentale”. No, non è così. E’ un attentato organizzato per mostrare panico, il che non è esattamente la stessa cosa.
Anzi, dichiarazioni come questa rafforzano la causa jihadista.
La Francia ha i suoi problemi, ma ha anche una robusta democrazia e una profonda legittimazione popolare; il suo budget per la difesa è piccolo in confronto al nostro, ma esso non mangia le risorse per rafforzarsi.
L’economia della Francia è circa 20 volte quella della Siria e ISIS non sta muovendo alla conquista della Francia. Distruzione della civiltà occidentale? No, non è una opzione.

Che cosa è stato quindi l’attacco di venerdì?

Uccidere a casaccio gente al ristorante o al concerto è solo una strategia che riflette la debolezza fondamentale di chi la porta avanti. E non stabilirà un califfato a Parigi, rimarrà solo il tentativo di dare il nome di guerra a ciò che è solo terrorismo.
Il punto però non è quello di minimizzare l’orrore; quanto piuttosto quello di non sbagliare la risposta. Ad esempio illudersi su una pacificazione con ISIS in alternativa ad un unico contrasto congiunto da parte delle democrazie. Senza però perdere di vista che il terrorismo è solo uno dei tanti pericoli di questo mondo e non dobbiamo lasciarci distrarre. Ad esempio quando Obama descrive il cambiamento climatico come minaccia globale primaria ha perfettamente ragione.

Pertanto che fare in risposta a questo terrorismo?

Parigi può aver cambiato alcuni calcoli precedenti, come l’accoglienza dei rifugiati, ma l’obiettivo dei terroristi resterà solo quello di ispirare terrore perché è l’unica cosa di cui sono capaci. E la miglior cosa che possiamo fare in risposta è quella di evitare il panico.






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