Dopo Parigi
Il quinto giorno dopo l’attacco metropolitano a Parigi,
rivendicato da ISIS e contemporaneo al G20 in Turchia, la stampa cattolica
italiana(Avvenire) titola sul tema dell’unità con la Francia; da intendersi non
come solidarietà (concetto già espresso dal mainstream di ieri) ma come
appoggio europeista allo sforzo difensivo.
La stampa massonica (International NYTimes) punta sulla
dichiarazione di guerra di Hollande come se riguardasse la Francia in primis.
La voce dell’opposizione laica invece fa il punto su Pandora TV con
Giulietto Chiesa, il quale focalizza l’upgrading strategico del progetto WW3.
È chiaro che il contesto occidentale è in difficoltà a causa
dell’ossessivo tatticismo.
L’editoriale dell’Avvenire infatti accanto a titolo
politically correct espone una tesi contraria all’escalation, ovvero contraria
ad Hollande che punta tutto sul rilancio bellico in termini di intelligence e
corpi speciali. Gli americani invece (linea Obama) sono fermi sulle loro
posizioni di No Boots on the ground e
puntano sul rilancio bellico in termini di tecnologie globali (dove peraltro
sarebbero egemoni). Il punto pertanto non è guerra si o guerra no, (su questo
sono già tutti d’accordo, anche il vaticano), ma COME armare l’Europa per il
rilancio bellico.
ISIS è stata creata dall’occidente per rendere inevitabile lo
scontro bellico, ma ora l’occidente è diviso in vari modi, trasversali,
geopolitici, religiosi ecc. e ciascuno vuole approfittare opportunisticamente
del rilancio. Ci sarà quindi un maggior volume di investimenti security ma dopo
una rinegoziazione del livello di debito.
Hollande ha già chiesto l’ulteriore sfondamento dei parametri
Maastricht, Renzi vuole un ulteriore sconto sul rapporto deficit/PIL e
soprattutto l’aggiramento delle sanzioni anti Putin per un maggiore rilancio
del PIL. La GB vuole invece tenersi ben compartimentata la security anche i
funzione anti ISIS, ma senza Putin ed Assad.
Tutte queste contraddizioni si sono manifestate nei
maldipancia del G20 davanti ad un Putin vincitore sul campo siriano.
...
Mi interessa ora annotare la sintesi di G. Chiesa perché è
lapalissiana:
Coi fatti di Parigi siamo in una nuova fase di stretta
antidemocratica che caratterizzerà la storia europea. Cambierà la vita dei
cittadini i quali verranno immersi in un metal detector permanente. E’ la
guerra, checchè ne dica Gentiloni.
L’Italia è certamente a rischio anche per il Giubileo. No lo
si può negare, ma il pericolo sta nel mainstream che insiste sugli esecutori, i
killer, senza mai denunciare i mandanti. In tal modo si attizza l’odio agli
immigrati, i quali invece non c’entrano niente.
Hollande bombarda Raqqa in una strana rappresaglia contro
coloro che sono stati addestrati a far la guerra da noi e che ora hanno deciso
di farla contro chi vogliono rivoltandosi. Si monta una campagna per la ricerca
dei killer i quali invece sono già tutti morti. Uccisi perché non parlino.
Ma non dice la cosa più importante per i cittadini e cioè che
i mandanti stanno anche in Europa e tutto è cominciato armando i ribelli che
volevano abbattere Assad.
Nessuno nel G20 ha alzato la voce contro Erdogan il quale è
il principale responsabile di questa situazione assieme a sauditi e americani.
Come se Assad centrasse qualcosa col massacro parigino quando sono stati
proprio suoi nemici a fare tutto questo. Spostare quindi il tiro dei
bombardamenti da Raqqa a Damasco potrebbe quindi essere il nuovo fronte di
scontro con la Russia, che non lo permetterebbe mai.
In tale situazione i cittadini europei, intontiti dal
mainstream rimarranno ancora per molto vittime dei caos creato proprio dai loro
governanti.
…
Questo è il commento di Giulietto Chiesa, ora vediamo quello
di Luigino Bruni su Avvenire:
Da sempre pochi ricchi colpevoli mandano molti giovani poveri
ed innocenti a morire in guerra per la difesa dei propri interessi. Siamo
dentro un nuovo tipo di guerra mondiale incomprensibile nei propri termini di
inizio e fine. Gli interessi e gli interessati che sono in gioco sono
invisibili. Ma ciò non deve esimerci dal pensare e dal combattere le tesi false
e ideologiche. Soprattutto quelle che ci piovono addosso ora, nel dopo Parigi.
L’Islam non è intrinsecamente violento: NEL CORANO il fratricidio tra Caino e
Abele viene narrato in termini diversi dalla violenza che c’è invece nel
racconto biblico ebraico-cristiano. Abele viene ivi rappresentato come il primo
non violento della storia laddove egli muore per non diventare egli stesso
assassino (Al Maidah Sura 5,28).
Ma oggi il settarismo fa del Corano il laccio di una trappola
in mano al cacciatore di martiri. Gli amanti della vita devono aiutare l’Islam
a guarire da questa malattia.
Non dimentichiamo che i terroristi belgi vengono dalla
povertà e che la prima guerra del golfo (1991) non fu certo originata dal
fondamentalismo.
Ma il punto importante sono le armi. Occorre parlarne e
denunciare. Pochi giorni fa da Cagliari -
scrive Bruni – sono partiti i missili per la SIRIA prodotti e venduti
dalle imprese italiane. (Qui manca una chiara allusione alle manovre NATO che
hanno coperto il gran trasporto) E i politici che piangono e dichiarano lotta a
terrorismo sono gli stessi che non fanno niente per ridurre l’export armigero.
In nome del PIL e dei posti di lavoro.
Non si può nutrire il male che si vuol combattere, occorre
una moratoria internazionale armi.
Holland – dice ancora Bruni – sbaglia quando usa la parola
“VENDETTA”, se invece gridassimo a milioni a parola PACE nelle piazze, nei
social e nei parlamenti daremmo grande eco alle parole di Francesco contro i
bassi interessi economici che dominano il mondo.
…
TEMENDO IL PANICO
Vediamo ora Paul Krugman su NYTime:
Come tutti ho seguito le news parigine mettendo da parte le
altre cose. E’ certo una reazione naturale davanti al terrore, ma attenzione: è
esattamente la reazione che vogliono i terroristi. E non tutti sembrano
capirlo.
Prendiamo ad esempio la dichiarazione di Jeb Bush: “Si tratta
di un attentato organizzato per distruggere la civiltà occidentale”. No, non è
così. E’ un attentato organizzato per mostrare panico, il che non è esattamente
la stessa cosa.
Anzi, dichiarazioni come questa rafforzano la causa
jihadista.
La Francia ha i suoi problemi, ma ha anche una robusta
democrazia e una profonda legittimazione popolare; il suo budget per la difesa
è piccolo in confronto al nostro, ma esso non mangia le risorse per rafforzarsi.
L’economia della Francia è circa 20 volte quella della Siria
e ISIS non sta muovendo alla conquista della Francia. Distruzione della civiltà
occidentale? No, non è una opzione.
Che cosa è stato quindi l’attacco di venerdì?
Uccidere a casaccio gente al ristorante o al concerto è solo
una strategia che riflette la debolezza fondamentale di chi la porta avanti. E
non stabilirà un califfato a Parigi, rimarrà solo il tentativo di dare il nome
di guerra a ciò che è solo terrorismo.
Il punto però non è quello di minimizzare l’orrore; quanto
piuttosto quello di non sbagliare la risposta. Ad esempio illudersi su una
pacificazione con ISIS in alternativa ad un unico contrasto congiunto da parte
delle democrazie. Senza però perdere di vista che il terrorismo è solo uno dei
tanti pericoli di questo mondo e non dobbiamo lasciarci distrarre. Ad esempio quando
Obama descrive il cambiamento climatico come minaccia globale primaria ha perfettamente
ragione.
Pertanto che fare in risposta a questo terrorismo?
Parigi può aver cambiato alcuni calcoli precedenti, come
l’accoglienza dei rifugiati, ma l’obiettivo dei terroristi resterà solo quello
di ispirare terrore perché è l’unica cosa di cui sono capaci. E la miglior cosa
che possiamo fare in risposta è quella di evitare il panico.
Nessun commento:
Posta un commento