mercoledì 22 giugno 2016

IL SANGUE DEI BARONI, di Matteo Strukul





Nella Libera Università di Padova, una allusione narrativa al prestigioso ateneo, impera il carrierismo. Il posto di Preside della facoltà di diritto internazionale è in scadenza e la battaglia tra contendenti si svolge senza esclusione di colpi sul piano dei ricatti e della violenza.







L’autore dichiara di seguire un filone narrativo di origine anglofona: Joe Lansdale in particolare. Ma nei saluti e ringraziamenti, che coinvolgono una caterva di nomi, egli cita tra gli ispiratori nomi che non conoscevo: Victor Gischler e Allan Guthrie. Ivi egli dichiara inoltre che: ” L’idea di ambientare la storia all’università mi è venuta da Pistol Poets di Gischler, il primo academic pulp che abbia mai letto in vita mia”.

Con questa frase il nostro autore fornisce la chiave di lettura del suo libro e indica quella che penso sia la vera ragione del (relativo) successo in termini di recensioni sui grandi quotidiani. Il romanzo IL SANGUE DEI BARONI è infatti uscito un paio di mesi fa, dopo la stampa a Trebaseleghe, ed è ambientato proprio in quelle parti del Veneto centrale, ovvero Padova e la sua bassa. Ma soprattutto l’università di Padova, che Strukul parafrasa in Libera Università Patavina collocandone i locali dalle parti della Guizza.




Come ci si può rendere conto fin dai primi capitoli una lettura entusiastica di questo testo presuppone un gusto pulp e la conoscenza del linguaggio fumettistico odierno. Cose che io non ho. A me interessava solo l’aspetto relativo alla scelta dell’ambiente universitario come “universitopoli”. La corruzione e i poteri occulti. Nel plot infatti è inserita la massoneria come ambiente di manipolazione delle carriere universitarie. Ma come in un piatto cucinato male si tratta di una spezia dal gusto fuori luogo. La fratellanza è molto di più di una semplice solidarietà e non necessariamente utilizza e comanda la malavita locale.

Vi sono molti personaggi femminili e a me è piaciuto solo quello di Maria Luisa Rognoni, colei che svolge il ruolo di Rettore, perché è pulito. Quindi penso di non far parte del target di lettori immaginati da Strukul. Il sangue e il sesso infatti imbrattano tutti gli altri personaggi e ciò allontana la narrazione da una allusione realistica allo stato di corruzione della realtà italiano/veneta attuale. Siamo lontani, per capirci, dalla descrizione consapevole dei nostri mali civici che sa dare un Carlotto.

Qui siamo nel fumettismo puro, adatto ai moderni studenti universitari i quali, notoriamente, da qualche decennio non sono più attratti dalla cultura del sapere, ma dalla competizione consumistica.  E ciò si riflette nella letteratura a loro destinata. Come in questo libro. Molto splatter, niente critica e molta superficialità.


  


  





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