mercoledì 8 giugno 2016

Quarant'anni fa le BR uccisero Coco




L'otto Giugno 1976 il procuratore generale della Repubblica Francesco Coco venne ucciso in un agguato assieme agli uomini della scorta.

Si tratta del primo assassinio brigatista pianificato e realizzato con tecniche da commando al fine di uccidere e perciò segna un upgrading nello scontro con lo Stato. Ma segna anche un distacco dalle lotte operaie perchè la motivazione è legata ad una vendetta per la mancata attuazione dei termini due anni prima concordati per liberare Sossi. Con questa azione il programma di lotta BR comincia a diventare autoreferenziale.

Le BR sono in questa fase dirette da Moretti che ne ha preso la leadership dopo l'arresto di Curcio e Franceschini nonchè la morte di Mara Cagol.


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La vera dinamica non è stata mai chiarita e a tutt'oggi per quello specifico episodio non ci sono brigatisti condannati. Si parla genericamente di Riccardo Dura senza ulteriori identificazioni.

Uno dei fustigatori principali per la mancata verità su quell'omicidio è Massimo Coco, figlio del giudice. Costui all'epoca dell'omicidio era adolescente  e oggi è docente di violino al Conservatorio di Genova. Ha messo nome Francesco al proprio figlio. Francesco, come suo padre.

All'epoca, come suo padre, anche lui, Massimo, aveva la scorta. In un covo BR erano state trovate annotazioni dei suoi spostamenti per le lezioni al liceo. Anche le sue sorelle avevano sofferto episodi di pedinamento e una di loro riconobbe, anni dopo Enrico Fenzi come uno dei pedinatori.

E' curioso oggi osservare che Fenzi era un docente universitario, noto dantista, ed è uno dei fondatori della prima ora delle Brigate Rosse. E' stato in galera e, forse per sua fortuna, non ha mai ucciso nessuno. In pratica è un rappresentante di quella prima leva delle Br che ormai stava per essere scavalcata. Nel Giugno '76. Una leva che aveva concepito le Br come strumento di risposta armata al pericolo di golpe. Una leva che è stata in carcere e oggi ha scontato la sua pena.

Di Massimo Coco si può trovare testimonianza in ciò che egli scrive nel libro:

I SILENZI DEGLI INNOCENTI, di Fasanella e Grippo, Edizioni BUR 2006






















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