venerdì 5 ottobre 2018

Dpef senza NATO








Ieri è stato presentato il documento di adeguamento economico finanziario a Bruxelles. Ora i numeri della manovra dovrebbero essere definitivamente stabili e valutabili. Mi auguro quindi che il giudizio si possa approfondire correttamente nei prossimi giorni.

L’attuale governo sembra molto attento alle tecniche di controllo del mainstream. E la stessa nomina del presidente RAI, grande esperto e critico spietato in materia, lo confermerebbe. Inoltre la personalità mediatica del nuovo ministro degli interni si sta rivelando strumento molto efficace di comunicazione coesiva. 

I ritardi sugli annunci relativi alle scelte più sensibili di questa fase, tra i quali ad esempio la nomina del commissario a GENOVA, sono stati dovuti essenzialmente a tatticismi comunicativi.

Ma il punto più importante lasciato in ombra dal mainstream riguarda il fatto che i passaggi finali del confronto Italia /UE sui livelli di indebitamento è avvenuto in contemporanea con la riunione NATO. 

Ciò non costituisce fatto secondario, bensì centrale nella vicenda economica perché in quel vertice sono stati assunti impegni di spesa. Si può ipotizzare un aumento dei contributi economici da parte degli alleati strategici come l’Italia. Contributi che potrebbero costituire contropartita per il sostegno finanziario dei titoli italiani nel mercato del dopo quantitative easing. Tramp, che fin da subito ha manifestato simpatia per Conte, avrebbe in tal caso portato a casa un’altra vittoria nella sua politica, dichiarata in campagna elettorale, di risparmio militare (per il bilancio federale USA of course) e apertura verso la Russia. 

Tale risultato è stato però coperto da una buona dose di rettorica russofoba da parte del mainstream. Il punto debole di Trump infatti è dato dal fatto che l’establishment atlantista è ancora ben più forte di lui. Lo dimostrano alcuni tatticismi secondari come quello di proporre il nome di McCain per il nuovo quartier generale NATO. In ogni caso ora le esercitazioni militari ai confini con la Russia sono partite e con esse la campagna di sputtanamento antiputin.


I tg italiani hanno ripetuto continuamente il ritornello di denuncia delle spie informatiche russe rievocando più volte a sproposito le armi chimiche e Skripal. Mentre la terza rete si è sbracata sugli allarmi fake news. Si tratta come è noto di una tematica gonfiata al fine di ottenere consenso su una stretta censoria verso i social media. Inoltre il tema si è rivelato anche un forte elemento di condizionamento verso Zuckerberg ovvero la personalità che è stata finora meno allineata a livello globale.



Questa ondata propagandistica ha impedito all’opinione italiana di sapere che l’ambasciatore americano in Italia durante il vertice ha avuto parole di sostegno e fiducia verso il Governo italiano e la sua manovra economica. E nessun talk show si è degnato di ricordare che Zuckerberg è stato oggettivamente colui che ha creato il maggior spazio di libertà per l’opinione pubblica popolare mondiale nell’ultimo decennio.






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