venerdì 13 settembre 2019

50 anni fa i prodromi padovani di Piazza Fontana









Il 13 settembre dell’anno 1969 al centro di Padova cadde dalla tromba delle scale ALBERTO MURARO. Costui era il custode del condominio di Piazza insurrezione 15. Ma soprattutto era un testimone decisivo in una inchiesta in corso sul terrorismo di destra.


Subito dopo la morte il corpo di Muraro era stato fotografato da un operatore dilettante e tali foto permettono ancor oggi di verificare che non combaciano con quelle ufficiali.

L’eliminazione sotto forma di incidente coincide con l’obiettivo dell’Ufficio Affari Riservati che doveva proteggere Massimiliano Fachini, membro della organizzazione golpista Ordine Nuovo, dall'indagine del commissario di polizia Pasquale Juliano che era giunto a due passi dalla verità. Ma il Fachini, che era figlio dell’ex questore di Verona durante la Repubblica di Salò, in quel periodo doveva restare libero perché era il custode di un NASCO (nascondiglio top secret di armi ed esplosivi Gladio) in una grotta sui colli. L’accesso a tale luogo era protetto da un congegno auto-esplodente disinnescabile solo con procedimento riservato. La cellula di Ordine Nuovo era gestita dai servizi segreti militari attraverso Giannettini.


L’ordinovista Mauro Meli, che agì anche da infiltrato tra gli anarchici, confidò molti anni dopo alla propria moglie di “aver ucciso un portinaio buttandolo giù dalle scale”. La moglie ebbe modo di testimoniarlo in alcune circostanze legate all’inchiesta del giudice Salvini.

  
Il commissario Juliano fu oggetto di vari procedimenti repressivi e confinamento a Matera. Ci vollero dieci anni e cinque processi per vedere riconosciuta la fondatezza della sua inchiesta. Ed è oggi realistico ritenere che se la sua inchiesta fosse stata lasciata procedere senza intoppi non ci sarebbe stata Piazza Fontana. Contro di lui, facendo nome e cognome, nel dicembre 1969 era stato stampato dall’editore Ventura un libello a copertina rossa con la frase di Lao Tze :” la giustizia è come il timone, dove la giri, va”.


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