lunedì 25 febbraio 2019

Caso Fioretto









25 Febbraio 1991. Vicenza, via Torretti 24. Due uomini nel cortile che porta al garage attendono a lungo l’avvocato Pierangelo Fioretto. La discussione in presenza della moglie si conclude con quattordici colpi di pistola sparati da entrambi. 

Nello stesso condominio abita il giudice Francesco Lippiello, il quale è stato coinvolto da una citofonata della moglie di Fioretto. Costui è anche sceso da basso, ma è andato davanti invece che nel retro del condominio. Sbagliando si è salvato la vita.

La moglie di Fioretto, Mafalda, stava probabilmente scappando quando è stata raggiunta da mortali colpi alla nuca. Le pistole avevano il silenziatore. Fu anche ritrovato guanto di lattice verde a distanza. Una signora del condominio ha testimoniato su frasi sentite dalla finestra.


La modalità, con riferimento al dialogo prima della sparatoria, è atipica e tende ad escludere un contatto secondo lo schema vittima/killer. Almeno questa fu la conclusione del procuratore Gianfranco Candiani, il quale poi verrà sostituito da Paolo Pecori.

Il giudice Paolo Pecori è andato in pensione nel 2015 e nel suo discorso di saluto alla stampa ha dichiarato che l’unico suo cruccio nella carriera è appunto il caso Fioretto.
In quel procedimento infatti non c’è ancor’ oggi nessuno iscritto sul registro degli indagati. E l’atteggiamento è sempre stato molto chiuso da parte degli inquirenti. Il tribunale ha stabilito la commorienza per risolvere i problemi di eredità senza incorrere nel problema relativo alla disposizione dell’asse ereditario che varia a seconda di chi è morto prima.
Il tipo di reato non cade in prescrizione e in ambienti della stampa è stato ipotizzato anche delitto di mafia. Sul caso tecnicamente vige ancora il segreto istruttorio dopo 25 anni. Ciò costituisce un paradosso perché il segreto istruttorio fu a suo tempo concepito dal legislatore per evitare l’inquinamento delle prove. Significa che le prove potrebbero ancor’ oggi essere inquinate?


Fioretto si occupava di fallimenti. Era stimato collaboratore del giudice Giuseppe Bozza, il quale cessò nel 1994, tre anni dopo. I due gestirono il fallimento Cotorossi, il fallimento Pellizzari e il fallimento smalterie di Bassano. Tutte vicende con grande strascico sindacale negli anni caldi. Tutte le pratiche vennero subito sequestrate. 
Inoltre, scrive il giornalista Pino Dato, fu mediatore nella liberazione di Mario Mastrotto sequestrato dalla malavita.

Nel fallimento della Sicons di Valdagno egli fu rappresentante di un grosso creditore. 
In politica era legato al senatore Delio Giacometti. Bisaglia fu presente al suo matrimonio.

Parte dell’eredità è andata ai fratelli e parte alla madre della moglie. Quest’ultima parte venne da costei ceduta poco dopo al giudice Bozza, amico di famiglia.


L’omicidio Fioretto è un delitto ancora senza colpevoli, né sicari né mandanti. Negli ambienti giudiziari e del giornalismo locale l’argomento non è molto gettonato. Se ne occupa Quaderni Vicentini, con un articolo di Pino Dato.






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La verità è più grande del delitto stesso e proprio per questo non si potrà mai dire.
Pino Dato




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