venerdì 24 maggio 2019

24 Maggio, il Piave gongolava.







Il mainstream preferisce ricordare la data odierna come “il giorno dopo la morte di Falcone” invece che il giorno in cui “il Piave mormorava”. Forse perché quel refrain che dice:” calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 Maggio” è una balla che ereditiamo dalla retorica fascista. Quella data è civicamente evocativa in quanto si riferisce all’anno 1915, ma in quel giorno nessun fante passò mai il Piave per difender la frontiera. Cosa che avvenne invece tre anni dopo, sopra una montagna di inutili ed innocenti cadaveri.

Per quanto attiene a Falcone l’enfasi invece è condivisibile. E lo è perché la situazione attuale è in pesante allarme di mafiosità. Ma lo Stato, quello nato dalla Resistenza e poi corrotto dai poteri occulti del Piano Marshall, oggi galleggia sopra uno stagno incivile, culturalmente avvilito dal ventennio di opportunismo berlusconiano. Ebbene questo Stato non è credibile quando lancia l’allarme perché ha ormai trent’anni di ritardo. Nel 1993 ha trattato clandestinamente con i nemici interni di Totò Riina per ottenere la pace militare in cambio della continuità mafiosa. Una mafia che non spara perché cura gli investimenti finanziari. Una mafia che vorrebbe se stessa come entità dimenticata ma protetta clandestinamente. Ed è ciò che apparati dello Stato hanno fatto in questi trent’anni.

Una persona che sa bene queste cose, anche per tristi vicende familiari, è proprio l’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il fratello di Piersanti, ucciso dalla commistione tra criminalità e poteri occulti.

Ebbene il Presidente Sergio, uomo intelligente ed informato, di cultura tollerante e per niente invasiva a differenza di qualche suo predecessore, è stato molto cauto in queste giornate pre-elettorali. Ha evitato che l’immagine retorica di un esercito che marcia per “raggiunger la frontiera” venisse sfruttata in chiave sovranista dalle forze che oggi hanno in mano il Ministero degli interni. Ed ha fatto bene.


Spero che sappia usare il proprio talento di sottile equilibrio per una rigenerazione di questo Stato; non quello della falsa retorica, ma quello della vera civiltà politica.







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Corruptissima re publica plurimae leges




Alessandro Manzoni - Promessi sposi

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