martedì 4 febbraio 2020

Ursula vs Boris








Sulla brexit nel mese di Gennaio c’è stato un silenzio esorcistico perché il problema legato al buco irlandese è tutt’altro che risolto. Con tale silenzio non si vuol, per il momento, spifferare ai quattro venti che quel confine/buco bisognerà controllarlo militarmente e ciò implica anche un ruolo della NATO per i  costi elevati che Boris Johnson non è in grado di sostenere. 

In ogni caso il leaving è irreversibile e qualcuno prima o poi dovrà pagare. Compresa la Regina Elisabetta che ha posto in essere una scissione di famiglia che, aldilà del gossip, costituisce un segnale di taglio sui costi economici del proprio mantenimento.



Il tema comunque è stato ripreso in febbraio in concomitanza con l’uscita ufficiale della Gran Bretagna. 

Si apre ora una trattativa sugli aspetti commerciali del libero scambio, un confronto che impegnerà Ursula von der Leyen e Boris Johnson fino alla fine dell’anno. Temo che Boris non accetterà di rispettare gli standard UE (sicurezza alimentare, etichiettature, fiscalità ecc.) e punterà sulla libera competizione col sostegno dell’altra sponda. Si tratta infatti di un periodo che coincide con la campagna per la rielezione di Trump e parte sotto l’effetto recessivo del coronavirus. 

Più di qualche osservatore coglie il fatto che ciò avvantaggia tatticamente Boris e favorisce un rilancio atlantista tra i due paesi anglofoni USA/GB. Trump farà di tutto per sostenere il PIL e domanda interna. Ciò offre un po’ di margine agli esportatori di casa nostra, specie veneti, ma non mollerà nello scontro con la Germania sull’auto. Ursula avrà un po’ le mani legate e penso che metterà sul piatto forme di sostegno ai produttori scozzesi e nord irlandesi. Insomma sarà un bel mach: break a leg Boris!








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