domenica 11 ottobre 2020

Copalavecia week

 





 

 

Un’altra settimana di comunicazione ansiogena e psico-repressiva. Il decorso della malattia del presidente Trump dimostra che il virus è mutato e si guarisce in pochi giorni. Ma nessuno, ovviamente, lo dice. L’elite finanziaria farmo-tecnologica continua a sognare un futuro di generazioni fatte di cittadini individualisti e ipocondriaci (come in parte sono già gli americani) affinché imperi il marketing psicotico ma Trump può costituire un ostacolo. Perciò hanno reinvestito sui partiti democratici e sui media mainstreaming affinché venga sconfitto e cessi la sua vision caotica e indipendente.

L’establishment militare/industriale, come spiega l’apposito numero di LiMes, è ancora infarcito di russofobie per cui, come dice “nessun luogo è lontano” di Radio 24, Trump è stato costretto ad allegerire la pressione lanciando questa noiosa campagna di sputtanamento della Bielorussia.

In Italia niente di nuovo sotto il sole, salvo il dibattito sue mascherine che mostra qualche gustoso segnale di dissenso politico. 

Difronte all’ipotesi di organizzare il dissenso con qualche manifestazione mi è sembrato che attraverso Gabrieli il Ministero degli Interni abbia risposto correttamente, senza cercare il taglio repressivo ma rimanendo nel quadro costituzionale che prevede il dialogo e la libera manifestazione del dissenso politico. Del resto ciò sarebbe stato contraddittorio coi messaggi anti autoritari su Bielorussia e Hong Kong imposti dalla propaganda NATO. Quindi la repressione del dissenso è stata affidata alla stampa e al social debunking che ha oscillato tra la tacitazione e lo sputtanamento (definendo “Negazionisti No mask” i manifestanti) e cercando di ricondurre all’area sovranista i contenuti.

Il modello orwelliano di comunicazione sta quindi sostituendo il manganello in favore dell’orwellliana Though Police.

Anche in Polonia è stato alzato il tiro in questo senso. Sul web si possono vedere le manifestazioni.

 

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Personalmente io rispetto le regole e se l'autorità mi dice di mascherarmi in nome della sicurezza collettiva mi adeguo e lo faccio senza moine. Ma di questo passo non vorrei dover passare alla disobbedienza civile ...

In proposito riporto l’intervento di Davide Barillari, Consiliere regionale del Lazio.

 

Si tratta di una Contestazione della obbligatorietà delle mascherine. E’ stato postato su Facebook e si riferisce alla decisione della Regione Lazio di rendere obbligatorio l’uso pubblico della mascherina all’aperto. Decisione regionale che ha preceduto il DPCM attualmente in iter.

Ne riporto alcuni pezzi perché mi piacciono e perché potrebbero essere fatti oggetto di inopinato debunking (censura mediatica).

                                                               

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La narrazione usata sul Covid 19 ha stravolto l’effettivo indice di letalità della malattia per farlo apparire devastante. I dati disponibili dell’Istituto Superiore di Sanità relativi ai primi 1890 deceduti ci dicono che  solo 148 erano senza patologie pre-esistenti e che ben il 60,1% avevano 3 o più patologie. Sono morti principalmente anziani già ammalati abbandonati nelle RSA e lontani da propri parenti. In realtà non abbiamo dati affidabili sul numero di infettati, sul numero di morti, sugli effetti delle diverse misure di contenimento. Tutti gli adulti sani sono potenzialmente malati. Un persona sana oggi è potenzialmente pericolosa. (si trascura di considerare il fatto che) sino ad oggi ogni anno avevamo 8 milioni di contagiati dall’influenza.

Virus e batteri esistono da sempre, prima della nascita dell’uomo. Se la natura avesse creduto che noi per vivere nel mondo necessitassimo di una barriera, di un filtro contro i germi lo avremmo avuto sin dalla nascita.

 

La mascherina all’aperto è assolutamente inutile ed è antiscientifico definire contagiosa una persona senza sintomi. È questione di fisica e di buon senso: le trame del tessuto di queste mascherine sono così larghe da far passare qualsiasi virus. È come avere delle grate alle finestre per fermare le zanzare. Le dimensioni della particella virale sono quanto meno la metà rispetto alle trame delle mascherine più comuni usate dalla popolazione italiana. Basterebbe questo per dichiararne l’inutilità. Queste mascherine ( che per altre circostanze, come ad esempio le polveri industriali, potrebbero servire) nel caso dei virus non servono prorpio a niente perché il Covid lo lasciano passare.

La protezione (esercitata) dalla mascherina è basata su un fattore  più che altro psicologico; ma essa può essere anche un pericoloso veicolo di contagio (VEDI l’abstract di Donzelli qui sotto). L’emissione di virus è massima nei due giorni precedenti i sintomi e se il soggetto porta la mascherina essa lo obbliga ad un continuo riciclo respiratorio del proprio virus e in più aggiunge una resistenza all’esalazione. Ciò aumenta la spinta negli alveoli della carica virale elevandone la pericolosità e riducendo l’efficacia delle difese innate che sono posizionate nelle vie respiratorie superiori.

                                                          

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L’obbligo mette in gioco il rischio di violazione del principio costituzionale che vieta di imporre al cittadino una misura sanitaria non voluta. In proposito esiste una sentenza del Tar di Strasburgo che definisce l’imposizione della mascherina per tutti una violazione della libertà personale. (Ciò potrebbe indurre la possibilità che il DPCM sia fatto oggetto di impugnazione per incostituzionalità, ma la proliferazione del contenzioso giudiziario è scoraggiata dall’alto livello pecuniario delle sanzioni). Ciò nonostante:

 

(Distanziamento sociale)

Le procedure di isolamento previste per chi presentasse a scuola sintomi influenzali, procedure che sono state poste in essere dai provvedimenti del Ministero della Pubblica Istruzione, sono prive di scientificità e ragionevolezza. Dal punto di vista legale esse sono norme che violano la Costituzione e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE. Su di essi sono già stati avanzati 166 ricorsi al TAR assieme alla richiesta di un rinvio alla Corte di Giustizia UE.

Siamo in presenza di una concezione del potere sanitario secondo la quale non siamo più liberi di essere sani ma siamo tutti potenziali untori.

 


 


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Cite as: Alberto Donzelli (2020). Mascherine “chirurgiche” in comunità/all’aperto: prove di efficacia e sicurezza inadeguate. E&P Repository https://repo.epiprev.it/1607

Abstract: Nella pandemia da Coronavirus organizzazioni internazionali, Istituzioni ed esperti hanno all’inizio raccomandato mascherine per la popolazione solo in presenza di sintomi, ma oggi molti paesi consigliano o obbligano all’uso di mascherine, estendendo una raccomandazione dei CDC.
Il Governo italiano ne prevede l’obbligo in luoghi chiusi accessibili al pubblico, compresi mezzi di trasporto, e comunque se non si possa garantire in modo continuativo la distanza di sicurezza. Varie Regioni hanno esteso l’obbligo ovunque fuori da casa.
Questo contributo analizza criticamente gli RCT riportati in una recente revisione sistematica per valutare l’efficacia delle mascherine mediche nel prevenire infezioni respiratorie in contesti universitari/comunitari e assembramenti all’aperto, e propone quesiti pertinenti, con risposte basate su ragionamenti per quanto possibile fondati su prove.
Discute anzitutto se le prove a sostegno delle posizioni più caute del Governo (e ancor più dell’OMS e dei CDC) siano più deboli rispetto a scelte alternative, analizzando criticamente i tre RCT disponibili.
Ricorda a chi per primo spetti l’onere della prova di efficacia e soprattutto di sicurezza.
Considera effetti collaterali sanitari molto sottovalutati dell’uso di mascherine in comunità e discute possibili pericoli per chi le indossi a lungo (senza reale necessità), a partire da chi fa attività fisica, ma non solo.
Discute i motivi del successo delle mascherine nel vincere la SARS, e le importanti differenze rispetto alla COVID-19.
In conclusione, propone di considerare le prove più valide oggi disponibili, rivalutando l’obbligo di mascherine all’aperto e le sue estensioni (senza discutere l’importanza di mantenere le distanze fisiche) e di attenersi alle raccomandazioni di usarle in spazi chiusi o se la distanza fisica non si può mantenere in modo continuativo, ma evitando anche per quanto possibile usi prolungati/continuativi di mascherine all’aperto.
Estensioni degli obblighi d’uso andrebbero precedute da RCT pragmatici indipendenti, che possano stabilire un bilancio netto tra benefici attesi e possibili danni.


 


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