domenica 27 febbraio 2022

Weekly strat/com

 





 

 

In Ucraina è in corso una operazione militare aggressiva che viene portata avanti dalle forze russofone del Donbass sotto la direzione e il sostegno politico-militare operativo e strategico della Russia. A fronte di questa azione che oggettivamente configura una violazione del diritto internazionale c’è un po’ di confusione nell’atteggiamento della stampa occidentale. Ma soprattutto c’è una manovra strumentale da parte atlantista finalizzata a sfruttare il conflitto per un ulteriore passo avanti nel Great Reset.

 

L’Ucraina non è una democrazia pertanto ogni argomentazione secondo la quale l’occidente democratico deve prendere le sue difese non può essere fondata sul concetto di difesa democratica.  Volodymyr Zelensky ha imprigionato i leader dei partiti di opposizione compreso quello che era arrivato secondo alle elezioni, ha chiuso ben tre televisioni perché non lo sostenevano; ha fatto cioè ciò di cui la propaganda occidentale accusa Putin, ma siccome l’ha fatto con l’appoggio USA la nostra stampa non lo attacca.

L’Ucraina non è membro della NATO, ma solo partner pertanto non ci sono le condizioni formali per applicare l’articolo cinque del trattato di alleanza che prevede l’obbligo di intervento nel caso in cui uno stato membro risulti attaccato.

La reazione dell’esercito ucraino all’azione russa non sembra proporzionata e gli stessi giornali occidentali parlano di “resistenza” cioè della possibilità che si entri in una fase di guerriglia. Ciò sarebbe grave perché presupporrebbe il coinvolgimento dei civili nello scontro militare. Ma a parlare in questo senso è proprio Zelensky e ciò lascia supporre che in realtà non stia disponendo pienamente del proprio esercito nazionale.  L’obiettivo russo infatti non è quello di conquistare ed annettere il territorio ucraino ma quello demilitarizzare i confini e “denazistizzare”(o denazificare) le forze armate ucraine. Si tratta infatti di forze armate che hanno una tradizione di cooperazione ed amicizia con quelle russe e di due popoli che non hanno sentimenti di odio reciproco. E’ pur vero invece che gli ucraini si sono via via visti manipolare in funzione filo USA dal 2014 in poi.

 

Gli obbiettivi dichiarati formalmente del governo russo, dichiarazioni che peraltro risultano attendibili anche sul piano dell’analisi geopolitica, non vanno oltre una rinegoziazione degli accordi di Minsk tale da portare al riconoscimento delle piene autonomie del Donbass. Tuttavia non mancano servizi giornalistici che parlano di “espansionismo russo” quando invece dal 1990 in poi ad espandersi è stata solo la NATO. Siamo quindi in un momento in cui la comunicazione è inattendibile. Una comunicazione dominata dalla fase STRATCOM (strategic comunication) dei comandi militari in azione.

 

Diverso è il discorso relativo alla presenza di forze naziste. Dopo gli accordi fi Minsk del 2014 sono stati incorporati dei battaglioni nazisti (come AZOV) nelle truppe dell’esercito ucraino. Esse hanno svolto una continua azione di disturbo e provocazione nel Donbass in particolare contro i confini delle provincie russofone formalmente dichiarate autonome dagli accordi stessi. Ecco, la Russia intendere togliere di mezzo tali squadroni.



 




In veneto c’è un sentimento popolare di ripudio della guerra che si riscontra in piena sintonia con il mandato costituzionale della Repubblica italiana, ma la Repubblica sta mandando contingenti militari in Romania ai confini con il paese belligerante. Anche l’aviazione italiana viene utilizzata in operazioni NATO sui cieli delle repubbliche baltiche in funzione anti- bielorussa. Si tratta di azioni che contrastano col sentimento di pace e col senso di vicinanza ed amicizia verso le tante badanti ucraine che emerge in questi giorni sotto l’effetto annuncio televisivo. In proposito si notano tendenze, soprattutto nella comunicazione televisiva, a trasformare questo sentimento in sostegno a Zelensky.

Altro elemento di confusione è quello di fare associazioni un po’ nebulose tra le prospettive di l’aumento del prezzo del gas siberiano e gli enormi aumenti nelle bollette di questi giorni. Putin nelle settimane precedenti al conflitto ha incontrato importanti imprenditori italiani (Tronchetti Provera, l’ENI ecc) ribadendo la propria disponibilità a contratti di lungo periodo per la fornitura di gas a prezzi stabilizzati sui costi attuali. Una disponibilità che non è stata colta dai paesi Ue nei mesi scorsi. Ciò corrisponde ai veri obiettivi della nuova fase politica Ue, la fase del dopo Merkel, che vede l’asse franco – italiano impegnato a preparare il mercato al nuovo regime di forniture di Shale gas statunitense.

È più preoccupante l’allarme sul prezzo del grano ucraino che viene dalla Coldiretti.

 

 


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