lunedì 10 febbraio 2025

discorso foibe

Il tema delle foibe e degli esodi istriano-dalmati e sloveni merita attenzione e rispetto. Tuttavia il giorno del ricordo, che dovrebbe essere un’occasione per rendere omaggio alle vittime di ogni violenza e sopraffazione in maniera scevra da ogni strumentalizzazione politica, viene usato come occasione di propaganda e manifestazioni di piazza. A mio avviso invece dovrebbero essere le istituzioni a doverlo celebrare in un’ottica di raccoglimento e preghiera civile. Mi vabene infatti che molti comuni lo facciano nei cimiteri. Un ricordo non divisivo diventa possibile cercando di promuovere una storiografia condivisa. A tale scopo è stata formalmente istituita tra i governi italiano e sloveno una commissione che ha pubblicato nel 2000 il rapporto finale. L’istituzione di tale commissione risale al ‘93 e rispondeva alle esigenze di normalizzare i nuovi rapporti bilaterali dopo la dichiarazione di indipendenza slovena nel 1991. Pertanto il dibattito su questa tematica non prende avvio da necessità interne ma internazionali. Ora, nel rapporto finale di questa commissione, che ha lavorato sette anni con governi diversi, si propongono i criteri di lettura storico-politica cercando di superare le divergenze interpretative e le tensioni nazionalistiche. Si condannano le violenze e le oppressioni riconoscendo che l’Italia attuò una politica di snazionalizzazione forzata in particolare nella Venezia Giulia, Dalmazia e Litorale sloveno. Viene formalmente riconosciuta una italianizzazione forzata che chiuse con violenza le scuole e le istituzioni slovene con un’ottica di “persecuzione culturale”. Infine, dopo aver riconosciuto che l’Italia tra il 1941 e il1943 occupò vaste aree jugoslave compiendo “crimini di guerra” e deportazioni, il rapporto riconosce che tra il 1943 e il 1945 molti italiani furono vittime di violenze partigiane jugoslave, comprese foibe ed esodi, che coinvolsero civili innocenti, funzionari fascisti e collaborazionisti. La giornata del ricordo è stata indicata nel 10 Febbraio perché nel 1947 in quel giorno venne firmato il trattato di Parigi il quale sanciva formalmente la perdita dei territori, in particolare la Venezia Giulia e la Dalmazia, in favore della Jugoslavia. Nelle trattative parigine De Gasperi, che rappresentava l’Italia in quanto presidente del Consiglio, era nel tavolo dei perdenti, mentre Tito era in quello dei vincitori ed è facile capire la debolezza delle posizioni italiane. Penso che, soprattutto per trasmetterla alle giovani generazioni, occorra condividere una analisi equilibrata e il superamento degli odi e i pregiudizi. E questo è esattamente lo spirito della legge istitutiva della giornata del ricordo. Infine,sul piano propriamente storico politico va ricordato che quel trattato fu ratificato dal Parlamento il 31 Marzo successivo e venne firmato dal ministro degli Esteri Pietro Nenni. Il PCI di Togliatti invece votò contro la ratifica del trattato come peraltro fece il Movimento Sociale. L’applicazione progressiva del trattato ebbe poi nuove conseguenze migratorie fino al ’54 e, come appunto documenta il voto parlamentare esse non sono attribuibili al PCI come non lo sono per il MSI. Pertanto le polemiche odierne che tentano di ricondurre le responsabilità dell’esodo ad una parte politica non hanno alcun fondamento storiografico. E soprattutto non servono al sentimento di rispetto per le vittime.

Nessun commento:

Posta un commento

Floriano

Sentite condoglianze alla famiglia Soldà. Floriano è stato un caro, carissimo compagno grazie per tutto ciò che ha fatto sempre con sinc...