sabato 26 dicembre 2015

Gufatina di santostefano






Il discorso tenuto oggi da Pope Francis all’Angelus ha un sapore sincretico.


Il primo richiamo fondamentale è quello del MARTIRIO e il concetto è stato ripreso dal TG nazionali associandolo alle vittime cristiane del medio oriente. E’ stato fatto pertanto un uso strumentale delle parole di Francis a favore della guerra in corso. 

Come si può infatti vedere dal testo integrale tale collegamento non c’era. E pensare che il TG2 si è spinto fino a mischiare la notizia con un fantomatico bombardamento di una chiesa da parte del jet russi. Le TV berlusconiche non si sono spinte a tanto. Ci sono certamente vittime cristiane dell’integralismo JIHADISTA, e ad esse penso spesso con rammarico, ma non credo proprio che ci sia nessun jet russo che bombarda cristiani in quanto tali. 

Quello che sta avvenendo invece è che in vista degli accordi di Ginevra la posizione Assad-Putin si sta rafforzando parecchio grazie ai risultati sul campo. E si rafforza anche in occidente l’idea di una piena collaborazione con loro.


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Il secondo concetto dell’Angelus è la stretta correlazione tra Stefano, il protomartire, e San Paolo. Costui, che era un cittadino romano, non un giudeo, come si può desumere dal Atti degli Apostoli, non solo fu presente, ma diresse la lapidazione di Stefano, ne fu carnefice. Ma, sempre secondo gli atti, fu da Stefano perdonato sotto i colpi delle pietre. Francis lo invoca come esempio di perdono (il massimo del dono) e perciò, anche se oggi non ha mai invocato la parola PACE, ha mandato un messaggio non violento.


Se è così quei giornalisti che oggi si sono fatti megafono distorto dell’aggressione occidentale alla Siria dovrebbero non solo cambiare mestiere, ma chiedere scusa e dedicarsi ai servizi sociali.



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Stefano, secondo il Da Varazze, fu il primo dei sette diaconi ordinati dagli apostoli. Egli era pieno di grazia e fortezza e faceva prodigi in mezzo al popolo, ma la cosa generava invidie presso i giudei che lo martirizzarono mediante lapidazione. Nella sua ricostruzione il Da Varazze oltre alle Scritture, fa riferimento ad Agostino ed afferma che Stefano venne lapidato il 3 Agosto dello “stesso anno in cui Gesù ascese al cielo”. Meno noto, anche se il Da Varazze lo scrive, è che sulla scena del martirio e quindi presumibilmente tra coloro che lanciarono almeno una pietra, c'era anche Saulo di Tarso, colui che diverrà poi Paolo lungo la via di Damasco.


Il prete Luciano negli ultimi giorni dell’anno 415 d.C. scrisse una lettera che costituisce una delle fonti principali su Santo Stefano. Egli fissa a data della traslazione delle reliquie a Gerusalemme al 26 Dicembre 415 (e penso che sia con questo che si spiega la sua posizione nel Martirologio). Egli racconta che nonostante la desolante siccità il passaggio del suo corpo portava la pioggia abbeverando finalmente a terra…


Al giovane campione di ballismo televisivo che oggi ci guida nel deserto, voglio ricordare, nel giorno di sanstefano, il verso di Fabrizio de André:


                               “c’è chi aspetta la pioggia/per non piangere da solo.”



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