sabato 13 gennaio 2018

Fake news sessantottine










Il ’68 fu un anno importante per il lancio della globalizzazione comunicativa e comincia con una storica fake news. Il 2 Gennaio infatti veniva annunciata l’effettuazione con successo del primo trapianto cardiaco ad opera del chirurgo sudafricano Christian Barnard. Questo cardiochirurgo, che diventerà ben presto il più famoso del mondo, è un quarantacinquenne molto telegenico con un cognome e un nome altrettanto accattivanti per la cultura occidentale. Il sanbernardo infatti è un cane-simbolo del salvataggio vite in montagna mentre il nome evoca Cristo salvatore resuscitato.
In realtà oggi sappiamo che quello da lui realizzato era il secondo trapianto perché ce ne era stato un altro il 3 Dicembre precedente nella stessa clinica che aveva visto come donatrice la giovane venticinquenne Denise Darwall, morta in un incidente d’auto. Il suo giovane cuore aveva donato altri 18 giorni di vita perfettamente cosciente a Louis Washkansky, un emigrato ebreo lituano che viveva a Cape Town.

Perché non fu annunciato questo primo trapianto? Fu lo stesso Barbard a spiegarlo un decennio dopo: il medico che lo fece ERA NEGRO.


Si chiamava Hamilton Naki.




L’annuncio del 2 gennaio 1968 ebbe grande successo e scatenò da subito un dibattito, guidato dai media, tutto centrato sulla dimensione etica dell’evento. La rivista parigina Paris Mach ad esempio titolò la notizia “La battaglia del cuore. Hanno i medici tale diritto?” I termini di tale dibattito consistevano nel fatto che non esisteva all’epoca il concetto di morte cerebrale, mentre il cuore era universalmente concepito non come organo, ma come simbolo stesso della vita. Estrarre il cuore pulsante dal petto di una persona viva, sia pure con le funzioni cerebrali in default poteva essere visto come un atto che gli dava la morte. Una specie di omicidio insomma. E ciò poneva un serio problema etico sul potere decisionale dei medici.


Il governo sudafricano dell’epoca era quello dell’apartheid e aveva bisogno di credito internazionale per cui colse l’occasione per usare Barnard come ambasciatore di immagine. Lo lanciò coi propri media in interviste e conferenze intrappolandolo in uno schema comunicativo che tenesse nascoste le informazioni relative al trapianto precedente. La clinica ove erano avvenuti i trapianti aveva infatti, per non violare la legge sull’apartheid, tenuto nascosto il fatto che Naki fosse un medico facendolo risultare come giardiniere.



Nel 1978 la Royal College UK sistematizzò e definì ufficialmente il concetto di Breinstem Death rendendo così pienamente accettabile che si estraesse il cuore da una persona già morta cerebralmente. Il trapianto di cuore fu così accettato dalla comunità scientifica internazionale come pratica legittima dopo che l’opinione pubblica l’aveva già accettato eticamente. Inoltre il regime di apartheid era in via di superamento. Barnard iniziò a rivelare i dettagli e ringraziare Naki, ma la notizia non ebbe enfasi e riemerse solo in occasione della morte di Barnard nel 2001.




E’ uno dei tanti esempi di distonia della moderna comunicazione mediatica. Conta solo il primo annuncio. Ancor oggi nelle cronologie del sessantotto, seppur appena uscite dalla penna di ottimi giornalisti, si trova scritto che quello del 2 Gennaio è il primo trapianto di cuore e che è stato fatto da Banard. Tutto il dibattito etico di quegli anni si svolse alla luce di un primo annuncio truccato per interessi politici.





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Un mio piccolo tributo d'onore a Naki  e, con lui alle tante vittime di oblio ed emarginazione causate da fake news di stato.



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