Leggo sul Fatto Quotidiano un demoralizzante articolo sulla
Siria che riporta notizie infondate e umilia l’onore giornalistico della
testata. Il Fatto Quotidiano è nato quando nessuno lo voleva e, tra gli addetti
al mainstream, nessuno ci credeva. Ed ha vinto. Non solo è sopravvissuto all’ostracismo
dei fogli servili, ma ha avuto tra il pubblico quel successo che meriterebbe
ogni giornalismo d’inchiesta.
E’ un nobile esempio di informazione indipendente e
professionale. Ma solo sugli interni. In politica estera si allinea umilmente
al mainstream dell’informazione propagandistica. Anzi a quella puramente
militare. Pubblica le bugie di guerra della NATO e sulle sue pagine non appare
mai una critica agli alleati militari dell’Italia. Quando il mainstream non sapeva
come comportarsi con l’alleato ERDOGHAN, perché a causa del golpe attaccava gli
americani, FQ si affidava alle corrispondenze di una inviata che non si è mai
permessa una critica al mito, si fa per dire, statunitense.
In Siria non c’è e non c’è mai stata alcuna primavera araba.
E’ in atto una aggressione bellica mascherata da insurrezione che risponde solo
agli interessi strategici dell’asse israelo-saudita, un asse geopolitico che si
muove sotto il patrocinio delle petro-oligarchie statunitensi. E’ il segreto di
pulcinella per chiunque segua la situazione internazionale, ma è anche il tabù
dell’informazione occidentale. Non lo si può scrivere sui giornali né tantomeno
dire in TV.
Ciò deriva da impegni riservati, scritti sui trattati di
pace del secondo dopoguerra. Lo sappiamo oggi con certezza storiografica grazie alle inchieste come quelle, per fare solo un esempio, di Fasanella e Cereghino. Non si può scrivere, né tantomeno fare inchieste
per dimostrarlo, come dimostra il caso di Mauro De Mauro, che gli USA sono intervenuti a combattere, bombardare e
invadere l’europa occidentale in cambio di espliciti impegni ad accettare di
sottomettersi ad un regime di dipendenza energetica petrolifera postbellica. E
chi non sta al gioco paga conti capitali. In nome della sacralità di questo
tabù son morti personaggi come Enrico Mattei, Omar Torrijo, Salvador Allende, Saddam
Hussein, ma anche Pasolini, Aldo Moro, ecc. In funzione della dipendenza
petrolifera sono accadute tragedie come il Vajiont e l’intero occidente ha subìto
il terrorismo palestinese. Ora, in nome di uno scenario post-petrolifero in via
di costruzione tocca ad Assad perché su quel territorio dovranno passare le
reti idro-carbo- gasifere del domani, sui cui progetti di lungo periodo ha già
investito la finanza sunnita.
Per questi progetti, per la loro sostenibilità finanziaria,
hanno preso corpo gli accordi di globalizzazione e sono in atto migrazioni
epocali. E su questi altari muoiono milioni di persone all’anno.
Non si può certo pretendere che i tre/quattro giornalisti
eroici che hanno creato il Fatto Quotidiano si mettano contro corrente. Ne
sarebbero travolti e con loro anche la fettina di verità che quotidianamente
rivelano. Un lutto troppo forte e controproducente. Meglio che continuino ad
occuparsi solo dell’Italia.
Ma l’articolo che leggo oggi va oltre questo confine. Quest’articolo
informa sulla Siria tramite una corrispondenza da Gerusalemme (sic). Questo
articolo dice senza mezzi termini che “il gas di Assad fa strage” e che “Assad
sta violando l’accordo per la rimozione delle armi non convenzionali dalla
Siria … del 2013”. Ma su quali basi lo scrive? Quali sono le fonti e quali sono
le verifiche e gli approfondimenti di queste notizie? Chi dice queste cose? Dove
sono le prove?
***
Quando penso alla differenza che c’è in termini di
attendibilità tra questo articolo e, per esempio, un’inchiesta di Marco Lillo
su Consip ove non c’è una parola che non sia documentata, mi vengono le tristezze.
Per quale dannata ragione i bravi giornalisti che dirigono il Fatto Quotidiano
accettano senza scandalizzarsi che il loro giornale venga insozzato dalle bugie
di guerra? Un giornale che riesce a dire la verità su Consip, su TRenzi, su
Monte Paschi, su Berlusconi e la Mafia non può dire la verità sulla Siria?
Amen
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