domenica 10 novembre 2019









L’11 Novembre 2004 è morto Arafat. Dodici mesi dopo due giornalisti israeliani sono venuti in possesso del dossier riservato stilato dai medici dell’ospedale Percy di Parigi. E’ questa la fonte che elimina la teoria denigratoria secondo cui il grande leader palestinese sarebbe morto di aidiesse e chiarisce che Arafat è stato avvelenato. Su questo non c’è alcun dubbio. Avvenne il 12 ottobre, anniversario della scoperta dell’America da parte di Colombo, durante una cena. Nausea, vomito e dissenteria. I suoi nemici hanno voluto umiliarlo. Evidentemente temevano la sua grandezza. La moglie lo ha portato a Parigi perché non si fidava. Coma il 3 Novembre, morte dopo due giorni.
Il primo sostenitore della tesi relativa all’avvelenamento è Al-Kurdi, medico personale di Arafat, a parere del quale sarebbe stato anche iniettato un virus nelle vene di Arafat per camuffare l’avvelenamento.

L’avvelenamento è di quelli altamente professionali: la combinazione di sintomi rende indecifrabile la causa e protegge gli assassini. Le prime analisi del sangue seguite dai medici tunisini ed egiziani si sono rivelate immediatamente non risolutive e sono spariti i campioni utilizzati in modo tale da rendere tecnicamente inoppugnabile il referto. Il veleno è entrato col cibo, il batterio è stato assorbito velocemente, ha fatto i suoi danni letali ed è sparito prima di ogni diagnosi. L’identità del paziente è stata nascosta durante tutto il ricovero parigino: si chiamava “Etienne Louvette, classe 1932”. Fino alla rivelazione della moglie Suha, donna abile e intelligente di cultura nettamente occidentale.

Costei ha preferito non coltivare l’aura di cospiracy theory che ha accompagnato i primi giorni della notizia. E forse ha fatto bene. Il suo commiato sarebbe stato sottoposto allo strazio delle fameliche iene mediatiche occidentali, mentre invece la sua memoria merita encomio e dignità.

Il dossier di Percy verrà custodito dalla autorità palestinese. E Arafat resterà tra i grandi del nostro tempo, con Che Guevara, Aldo Moro, Antonio Gramsci, con Ho Chi Minh, Fidel e John Lennon.



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