venerdì 8 maggio 2015

WW III e Nepal




Oggi ci sono i terremoti artificiali causati da irradiazione e surriscaldamenti ionosferici. Vengono surriscaldate le faglie dall’alto, con manovre in remoto. La causa locale quindi non può essere ricondotta ad esplosioni ma a movimenti di placca, come quelle naturali. Una tecnologia come questa permetterebbe di sviluppare sistemi di quake weapons senza violare trattati nucleari.

L’appello del Papa al rispetto del clima riportato da vari quotidiani stranieri nei giorni contigui al terremoto nepalese ha un realtà questo significato.








Ora che il maistream dal Nepal si è un po’ placato posso permettermi alcune considerazioni.




Nel periodo tra il 1945 e il 1993 le potenze nucleari dichiarate erano cinque, ovvero: USA, URSS, Gran Bretagna, Francia e Cina. Ebbene in quel periodo vennero esplose 2031 testate sperimentali. Un quarto di questi eventi furono test atmosferici. Una potenza totale pari a 29.000 volte quella di Hiroshima. Il periodo più acuto di questa attività furono i sedici mesi compresi tra il settembre 1961 e dicembre 1962. Poi ci fu la firma del primo trattato per la messa al bando dei test nucleari; il Limited Test Ban Treaty.


Oggi a cinquant’anni di distanza si vede facilmente che quell’accordo, importantissimo, firmato il 5 Luglio 1963 serviva certamente a porre fine ai test atmosferici, ma per dare il via libera ad un massiccio piano di sperimentazioni sotterranee; un piano sostenuto da sottili propagande pseudo scientifiche secondo le quali le esplosioni underground non rilasciavano polluzioni atmosferiche. Della stessa comunicazione strumentale faceva parte anche la campagna antifumo, fondata sull’idea che il cancro ai polmoni fosse dovuto allo smoking business, senza spiegare che un fattore altrettanto grave era proprio l’air pollution causato dai test atomici.


Pertanto, dopo che nel corso degli anni sessanta il bando nucleare del ’63 venne recepito da centinaia di paesi, decollarono i dati sulle esplosioni sotterranee. E si iniziò a sospettare la correlazione tra test atomici e terremoti; senza però spaventare l’opinione pubblica, of course. Il dibattito rimaneva a livelli specialistici. Ma col passare dei decenni si diffusero documenti accessibili open source.

Nel 1989, ad esempio, alla seconda conferenza internazionale su Nazioni Unite e Pace Mondiale venne presentato e acquisito un testo scientifico dal titolo esplicito: Earthquakes and Nuclear Testing dangerous patterns and trends, del prof. Gary T. Whiteford. E’ quindi noto, anche se non propagandato, che la correlazione atomica/terremoti esiste e viene da tempo studiata.

Esplosioni termonucleari cinesi del settembre 1969 causarono terremoti in Australia; esplosioni statunitensi sotto il Nevada nel 1976 causarono sismi a Tangshan in Cina con migliaia di morti ecc. In Iran lo stesso anno vi fu un terremoto che distrusse la città di Tabas con 25.000 morti, esso era collegato a precedenti esplosioni nucleari. Poi Mururoa, altri stati dell’ex Urss, Afghanistan 2002 ecc.  


Nel decennio scorso emerse il problema del Radon, la cui presa di coscienza faceva capire a tutti che il rischio radioattivo può entrare direttamente nelle nostre case proprio dl sottosuolo. E che pertanto la balla secondo la quale il nucleare underground non è inquinante non avrebbe retto ancora per molto.

Non sono un esperto e non voglio perdermi nel mare di dati disponibili ai ricercatori. Quello che voglio dire è che l’idea secondo la quale il terremoto nepalese dei giorni scorsi sia connesso con sperimentazioni più o meno nucleari è credibile e non viene ostracizzata come “complottistica” solo perché finora è stato sufficiente tacere sui media e coprire con finti solidarismi.



Ma le ragioni che giustificherebbero tali sperimentazioni in questa fase ci sono tutte. 

Primo fra tutti l’accordo annunciato in Aprile che dovrebbe essere sancito in Giugno sul nucleare. Piazzare in questo frangente la prova di armi globali innovative dimostrerebbe il vantaggio anche in regime di stabilizzazione nucleare. Agli occhi degli armageddoni israeliani, ad esempio, la possibilità di colpire il territorio nemico con armi letali quanto, se non più, una bomba nucleare, potrebbe convincere Netanyahu ad accettare l’accordo USA/IRAN in cambio di una partecipazione alle nuove armi globali.




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