martedì 12 maggio 2015

L'Italia dell'International New York Times






Il quotidiano International New York Times di oggi, a pg.5, ospita  una corrispondenza di Roger Cohen dall’Italia. 
Il testo è molto positivo verso il nostro Paese, esalta la nostra cucina, descrive ambienti solari e popolazioni buontempone, cita il lago di Garda, Venezia, la Costa Ligure ecc. Insomma ci vuole bene.

La vignetta della pagina è dedicata al tema della immigrazione nel giorno in cui all’ONU si sta valutando l’impatto del discorso Mogherini, italiana piacente e preparata. Il tono della corrispondenza vuole sostenere e, implicitamente rilanciare l’immagine turistica dell’Italia.


Tuttavia l’EXPO 2015 viene evocata con un racconto che non nasconde la disorganizzazione tutta italiana che la caratterizza: “Arrivando a Linate per la prima volta dopo decenni ho trovato gli stessi bus lenti ed inefficienti (cumbersome) che portano al terminal mentre quello dell’ATM era rotto e l’ufficio informazioni deserto.” E ancora, più avanti: “Il tema è quello della sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione combattendo gli sprechi e salvaguardando l’ambiente, ma l’Italia ha molto da fare”.

Si parla comunque bene di Milano e dei suoi abitanti i quali difronte ai gravi disordini dei Black bloc non hanno esitato il giorno dopo a pulire e mettere i ordine la città. E da qui parte un nuovo messaggio di fiducia dell’Italia: “Lo stato è ancora malato, ma la comunità, le famiglie, gli amici, città e regioni sono ancora forti. E forse la valutazione effettiva dell’Italia tende ad essere sottostimata.” 
Mi piace questa considerazione. 
Ma anche se Cohen non lo scrive essa riguarda l’Italia del nord. E ciò non è poco. Anzi, forse è la vera chiave per spiegare come l’Italia sia ancora in piedi.



Renzi ha appena fatto una buona riforma che darà stabilità al sistema politico, conclude Cohen, e l’Italia potrà beneficiarne. Ma LA STRADA SARA’ PIENA DI CURVE, perché:

“Life in Italy is a series of curves to which you adapt. There is zero scope for autopilot.”



Bene. Fa piacere leggere un articolo di tal fatta e io non lo nego. Ma quelli che vorrebbero un’Italia da pilota automatico sono i Marchionne, non gli operai e gli insegnanti, sono i Renzi e i Boschi, i quali hanno una visione alquanto lineare e stanno al volante. Se non imparano ad affrontare le curve ci porteranno tutti a sbattere … e allora l’International New York Times dovrà proprio ripetere, ma questa volta non più in chiave ottimistica, il titolo che ha dato alla corrispondenza:


ITALIAN CURVES, ITALIAN CURES





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