Il
quotidiano International New York Times di oggi, a pg.5, ospita una corrispondenza di
Roger Cohen dall’Italia.
Il testo è molto positivo verso il nostro Paese,
esalta la nostra cucina, descrive ambienti solari e popolazioni buontempone,
cita il lago di Garda, Venezia, la Costa Ligure ecc. Insomma ci vuole bene.
La vignetta
della pagina è dedicata al tema della immigrazione nel giorno in cui all’ONU si
sta valutando l’impatto del discorso Mogherini, italiana piacente e preparata.
Il tono della corrispondenza vuole sostenere e, implicitamente rilanciare l’immagine
turistica dell’Italia.
Tuttavia l’EXPO
2015 viene evocata con un racconto che non nasconde la disorganizzazione tutta
italiana che la caratterizza: “Arrivando a Linate per la prima volta dopo decenni
ho trovato gli stessi bus lenti ed inefficienti (cumbersome) che portano al
terminal mentre quello dell’ATM era rotto e l’ufficio informazioni deserto.” E
ancora, più avanti: “Il tema è quello della sicurezza alimentare, migliorare la
nutrizione combattendo gli sprechi e salvaguardando l’ambiente, ma l’Italia ha
molto da fare”.
Si parla
comunque bene di Milano e dei suoi abitanti i quali difronte ai gravi disordini
dei Black bloc non hanno esitato il giorno dopo a pulire e mettere i ordine la
città. E da qui parte un nuovo messaggio di fiducia dell’Italia: “Lo stato è
ancora malato, ma la comunità, le famiglie, gli amici, città e regioni sono
ancora forti. E forse la valutazione effettiva dell’Italia tende ad essere
sottostimata.”
Mi piace questa considerazione.
Ma anche se Cohen non lo scrive essa
riguarda l’Italia del nord. E ciò non è poco. Anzi, forse è la vera chiave per spiegare
come l’Italia sia ancora in piedi.
Renzi ha
appena fatto una buona riforma che darà stabilità al sistema politico, conclude
Cohen, e l’Italia potrà beneficiarne. Ma LA STRADA SARA’ PIENA DI CURVE, perché:
“Life in
Italy is a series of curves to which you adapt. There is zero scope for
autopilot.”
Bene. Fa
piacere leggere un articolo di tal fatta e io non lo nego. Ma quelli che
vorrebbero un’Italia da pilota automatico sono i Marchionne, non gli operai e
gli insegnanti, sono i Renzi e i Boschi, i quali hanno una visione alquanto lineare
e stanno al volante. Se non imparano ad affrontare le curve ci porteranno tutti
a sbattere … e allora l’International New York Times dovrà proprio ripetere, ma
questa volta non più in chiave ottimistica, il titolo che ha dato alla corrispondenza:
ITALIAN
CURVES, ITALIAN CURES
Nessun commento:
Posta un commento