martedì 21 luglio 2015

Lybia




Torno da un giretto al mare senza contatti media e trovo, tra varie inutili notiziette di politichetta renzuschina, i rapimenti degli italiani in Libia. Non avendo visto come è stato gestito il lancio della notizia non sono in grado di farmi un’opinione precisa sul suo grado di strumentalità, ma sicuramente è un episodio della guerra in Libia che l’Italia è chiamata ad intensificare in particolare ora che per l’ENI si aprono scenari di rilancio in IRAN. 
Il Fatto Quotidiano di oggi con Rosaria Talarico ci ricorda che ENI si è recentemente assicurata nuove opzioni offshore tra Kenya e Somalia. L’IRAN dopo l’accordo sulla caduta delle sanzioni è lì che ci aspetta a braccia aperte…
Bp e Total si sono un po’ riproporzionate e ritengono che l’ENI non possa più farla da padrona come ai tempi di Geddafy per cui preferiscono invischiarci nelle sabbie mobili neo libiche al fine di impedirci di decollare in IRAN. Holland ci sta, anche perché gli brucia un po’ il successo dell’italiana Mogherini, e rilancia il gioco.

I rapimenti servono per finanziare i gruppi terroristici ai quali non si possono vendere armi neanche di nascosto; spero per i rapiti (che pare fossero semplici lavoratori, o almeno far credere questo mi pare che sia la priorità in queste ore) che l’Italia paghi in fretta. Peccato che quello bravo a far queste cose (Callipari) l’hanno già fatto fuori gli americani dieci anni fa.

L’Italia ha un mandato ONU e quindi una posizione delicata. Occorre allineare tutti gli attori in gioco sulle posizioni degli accordi firmati nelle scorse settimane. Se qualcuno è rimasto fuori va liquidato in fretta.





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