Andrea Greco e Giuseppe Oddo sono due giornalisti che
lavorano rispettivamente per La Repubblica e IlSole24ore che hanno portato a
termine cinque anni di inchiesta su trame petrolifere e storia d’Italia
concependo l’ENI come Stato parallelo.
Il libro che ne esce è dedicato a Giuseppe D’Avanzo evocando
così una figura emblematica del giornalismo d’inchiesta.
***
Il capitolo dedicato agli “intrighi della P2” e i maneggi
della P4” ha al centro il passaggio dei poteri (occulti) tra Cefis e Gelli a
metà degli anni settanta. (Pg 104).
Mi interessano qui particolarmente i brevi ma assai
indicativi cenni che il libro fa sulla vicenda Pasolini, Petrolio ecc.
Durante il lavoro della commissione P2 (V. seduta 19 ottobre
1982) la maggioranza democristiana della commissione fece quadrato attorno al
nome di Cefis (già al sicuro in Canada) impedendo approfondimenti che potessero
far luce sulla sua relazione con la P2. Ciò avveniva nonostante gli spunti,
peraltro molto consistenti, dati dalla testimonianza del generale Nicola Falde.
A giudizio del senatore Flamigni ciò dimostrerebbe la sua natura di
intoccabile.
Ciò amputò un importante ramo d’inchiesta che avrebbe potuto
vedere nientemeno che Miceli e Maletti agli ordini di Cefis. Costui e Maletti
erano stati compagni di corso all’Accademia di Modena.
Secondo Giorgio Galli, il quale, come Flamigni e altri è
stato consultato dagli autori, Cefis era il vero ispiratore della P2. E si
sarebbero riscontrate varie corrispondenze tra il piano di Rinascita
Democratica e un discorso ufficiale tenuto da Cefis nel Luglio 1972, dal titolo
significativo La mia Patria si chiama
Multinazionale, presso l’Accademia militare di Modena.
[3 Aprile 2016]
I temi introdotti da Cefis in quel discorso si sarebbero
rivelati di grande attualità nei decenni successivi: perdita di sovranità degli
stati nazionali e avanzata delle imprese multinazionali; spostamento dei poteri
istituzionali alle grandi imprese; ruolo degli organi centrali dello Stato come
mediatori.
L’articolo è noto grazie alla rivista L’Erba Voglio diretta
da Elvio Facchinelli. Fu lui a farne avere una copia a Pasolini il quale,
intuendo il rischio della imminente svolta tecnocratica, attingendo dal libro
di Steimetz “Questo è cefis” costruì
il personaggio di Carlo Troya nel suo romanzo Petrolio.
Il libro di Steimetz (ovvero Corrado Ragozzino) si basava su
documenti dell’archivio personale Mattei da lui stesso nascosti ne 1962. Il
magistrato Vincenzo Calia ebbe modo di ricostruire la vicenda dell’archivio
personale Mattei (pgg 116-17).
A questo punto nel libro emerge la figura di Massimiliano
Gritti. Costui, agente speciale del Sifar, venne inserito all’ENI allo scopo di
aggiustare il servizio security del Presidente allora affidato al suo amico
partigiano Pachetti. Egli seguì le vicende di Cefis per il resto della sua
carriera e fu colui che riuscì a riappropriarsi dell’archivio personale Mattei.
Il capitolo di Petrolio Lampi sull’ENI, notoriamente
scomparso dopo la morte del poeta, conteneva probabilmente la nuova
interpretazione della morte Del Presidente Mattei, a discapito delle
credibilità di Cefis il quale oltre a capitanare la loggia golpista all’epoca
era in corsa per diventare presidente di Confindustria.
Nella nota 16 di pg 119 si ricostruisce sinteticamente
l’attentato di Bascapè attingendo da fonti di derivazione vaticana (canale
diplomatico USA/Stato Pontificio). In tale nota si dice che l’accusa degli
americani a Mattei era quella di non desistere dalle trattative “con i paesi estranei all’area di influenza
concordata al tempo dell’intervento statunitense in guerra”.
[4 Aprile 2016]
Tale nota è tratta da uno strano libro. Si tratta infatti de:
“L’altra Europa. Miti, congiure ed enigmi all’ombra dell’unificazione europea”
di Paolo Rumor. Costui è il figlio di Giacomo, ovvero il fratello (o il cugino,
non ho ben capito) del più noto Mariano, gran notabile DC degli anni settanta.
Ed è a questo secondo libro che bisogna andare per spaziare a
tutto campo sui rapporti tra Stati Uniti ed Europa nel secondo dopoguerra. Ma
rimaniamo su Mattei.
Costui è morto in un attentato scrupolosamente e abilmente
preparato da un settore della Gladio italiana denominato (negli appunti
vaticani) “contingente americano Ala Riformata”. Il gruppo d’azione era formato
da tale Lorenzin, nome in codice Sokar, da Omar Terenski di Lubiana e da tale
Kukin. I primi due (Sokar era stato assunto come meccanico all’aeroporto di
Fontanarossa, Catania) sono coloro che sono saliti sull’aereo poi esploso a
Bascapè, sotto scorta del capitano carabiniere Grillo, il terzo sarebbe invece
colui che avrebbe azionato il meccanismo trasmittente da terra, ovvero dalla
cascina dei Panigada ad Albaredo, causando l’esplosione.
Non si parla di Mauro De Mauro, ma si parla di Karamessines,
il dirigente della CIA specialista in golpe che se ne andò dall’Italia subito
dopo l’attentato. Come si vede la dinamica dell’esplosione non coincide con
quella indicata dal giudice istruttore Calia e da Lucarelli.
Il resto del libro è molto ricco e a giudicare dall’indice
promette di soddisfare una gran quantità di curiosità che non sono solo le
storie ritrite dei fondi neri, ma anche questioni rimaste poco chiare come i
rapporti con la Russia, il caso Shalabajeva e in generale i rapporti con i
servizi segreti e la politica del consenso.
Buona lettura.
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