domenica 24 aprile 2016

Renzeni e il petrolio








Domenica scorsa il 17 Aprile era il giorno del referendum cosiddetto Trivelle. Carico di significati ecologici, esso si è concluso con un mancato raggiungimento del quorum come auspicato da renzuschino.

Ma alle ore 19:26 nell’entroterra genovese è “scoppiato” un tubo che porta il petrolio greggio da un terminale (Multedo) ad una raffineria (IPLOM). Lo sversamento è perdurato per almeno 20 minuti prima che i tecnici incaricati chiudessero le valvole di intercettazione. E sono arrivati i vigili del fuoco prima del servizio aziendale.

Nell’azienda dove ho lavorato io, prima della pensione, se fossero arrivati prima i VVFF della squadra pompieri interna qualche testa sarebbe saltata ed è altamente improbabile che uno sversamento accidentale duri più di qualche minuto. La magnitudo del danno infatti dipende in maggior parte proprio da tale fattore.


Cosa c’è dietro.

Sono in corso in tutta Italia vertenze, evidenziate da fatti di cronaca, centrate sulle bonifiche ambientali e sulla sostenibilità economica dei loro costi. Si tende ad usare i media per enfatizzare il problema cercando di innescare un moto dell’opinione pubblica che giustifichi l’accollamento dei costi di bonifica, o di parte di essi, al settore pubblico. L’informazione filogovernativa adduce l’argomento che si tratterebbe di aiuti di Stato che l’Europa non vuole e alla fine non si sa mai come va a finire perché quando si raggiungono accordi sui piani di bonifica i media non danno altrettanta magnitudo.

Si tratta di distorsioni del sistema mediatico che finiscono per minare la credibilità democratica. Ma lasciamo perdere, torniamo a Genova.

Nessuno dice che potrebbe essersi trattato di un danno provocato apposta e l’informazione non mette a fuoco il discorso delle cause di quella che viene descritta con la formula assolutamente giornalistica della “esplosione di una tubazione”… quello che è certo però è che il momento esatto in cui la cosa è avvenuta è mediaticamente rilevante e anche il luogo. Se vuole infatti dare massima magnitudo ad un evento inquinante il posto ideale è proprio una zona boscosa a pochi metri da un corso d’acqua che raggiunge il mare.

Ora il problema è il mare, perché lo sversamento, nonostante i tentativi di arresto è arrivato al litorale e minaccia il flusso di prenotazioni turistiche.

Spero che sapremo come andrà a finire perché il battage fra un po’ termina e quando la Procura giungerà alle prime conclusioni non è detto che l’esthablisment abbia interesse a far sapere se pagherà pantalone e/o se qualcuno andrà in prigione.



Trionferà anche stavolta la Marphy Low: 
                                                         

                                             “When money talks truth keeps silent”

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