LIBERTE’,
EGALITE’, FRATERNITE’. Il 24 Febbraio 1848 il Governo Provvisorio Francese
inserì queste parole nel proprio primo proclama. La storia successiva le farà
diventare motto ufficiale della Seconda Repubblica.
Che
cosa significhino è chiaro e univoco per la storiografia ufficiale, ma
oggigiorno con l’avvento della fiction mediatica non possiamo più esserne
sicuri. Nelle scuole italiane si accenna alla fratellanza massonica come ad un
modello di organizzazione politica necessario per il Risorgimento, ma non si
affonda l’analisi sul significato e la cultura della massoneria.
Il risultato è
che la gran parte della nostra popolazione nazionale la considera poco più di
un genere letterario che sta andando di moda. E che fra qualche anno passerà. Intanto però
c’è una quota sempre maggiore di persone che usa internet per informarsi e si
accorge che in giro per il mondo la raccontano in modo diverso.
I più
gelosi della verità ortodossa sono ovviamente gli ambienti accademici, politici
e giornalistici perché vedono nell’informazione via web una minaccia alla
propria credibilità e autorevolezza. E si danno da fare, più o meno
velatamente, per far circolare ansie da complottismo. Ciò a sua volta genera
ancora più confusione. Mentre nei convegni accademici infatti si richiama alla
serietà e allo scrupolo storiografico e scientifico, politici e giornalisti
parlano di fake news e attaccano rete e social. Una delle frasi di Eco più citate
in anni recenti è la seguente: “I social
media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo
al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano
subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un
Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
Ora, la
frase in sé è ineccepibile, ma viene usata per tacciare di inaffidabilità la
Rete anche se in realtà non nega affatto che sui social si trovi anche la
verità. La frase mette solo in guardia da ciò che gli imbecilli possono mettere
in rete.
Criminalizzando
l‘informazione social si ledono i nuovi livelli di libertà di pensiero di cui c’è
bisogno nella società globalizzata. L’atteggiamento antiestablishment che si
sta diffondendo nelle democrazie sta diventando un nuovo modello di comportamento
politico ed elettorale in grado di sovvertire il potere dei vecchi ceti. Tutto
qui. Si grida al pericolo delle fake news, poi però si scopre che Grillo
riempie le piazze e le urne, non tanto la Rete. Ecco quindi che i giovani presidenti
del consiglio espressione dei vecchi poteri parlano di post-verità a reti
unificate. Ecco quindi che si minaccia la libertà del web.
Nel
169mo anniversario del motto rivoluzionario francese mi sento di ribadire
Giorgio Gaber: la libertà non è star sopra un albero, non è uno spazio libero, libertà
è Partecipazione. E la partecipazione oggi è quella dei social.
Mi
sento di dire anche che l’uguaglianza è quella delle pari opportunità difronte
al mercato come difronte alla giustizia. E l’uguaglianza non è solo quella del
cittadino, ma è anche quella dei popoli, delle etnie, delle persone disabili e
degli anziani.
Infine
la fratellanza è un ottimo auspicio per il comportamento solidale, ma quella
cui si riferivano i rivoluzionari francesi è esattamente quella massonica e
negarlo o mistificarlo è inutile, anzi dannoso.
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