Nel decimo anniversario della morte, avvenuta in Austria in
circostanze ciclistiche, EDIESSE ha pubblicato il libro di cinquecento pagine
che contiene i diari di Bruno Trentin.
Ne dà notizia un paginone di FQ dedicato alle letture e ai
ritratti di autore. L’enfasi paginonica si giustifica con la politica
informativa messa in atto dal Fatto Quotidiano in queste giornate di affannosa ricerca di
leadeship per una sinistra italiana che tenta, inutilmente, di ricomporsi.
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Mi vengono in mente due libri che ho letto a suo tempo,
senza peraltro annotarmi degli appunti che oggi sarebbero preziosi. Il primo è “Senza
più SINISTRA”, titolo profetico, scritto da Renato Mannheimer e Paolo Natale
ancora nel 2008 e pubblicato dalle dizioni del Il Sole24Ore. Il secondo, un po’
più recente, è il bellissimo FINALE DI PARTITO (altro titolo profetico) di
Marco Revelli. Quest’ultimo è stato pubblicato da Einaudi nel 2013 con la
speranza che qualche dirigente della già morente sinistra italiana lo leggesse,
ma da quanto si può vedere oggi fu tutto inutile.
Mannheimer. L’elaborazione è antecedente al crack LEEHMAN
BROTHERS per cui non è riproponibile. Ma conteneva segnali da cogliere in
pieno. Il libro analizzava con scrupolo gli andamenti elettorali degli anni di
Bossi e Berlusconi (fino al 2008) individuando con una nettezza che a quei tempi
era difficile cogliere, i nuovi orientamenti di un elettorato che mutava i
bisogni politici. Ovvero emarginazione della estrema sinistra, polarizzazione
bipartitica, presa di consenso del messaggio destrorso legato alla sicurezza
protettiva, disprezzo verso gli extracomuntari e odio per le tasse. Se invece
di considerare tali richieste degli insopportabili capricci propri di un
elettorato neoricco, la sinistra (all’epoca era quella buonista di Prodi) li
avesse presi per nuovi “bisogni” di cittadinanza le cose sarebbero andate
diversamente. Non si trattava ovviamente di sposare le istanze xenofobe, ma di
rinunciare, difronte al queste nuove domande, alla storica supponenza e adottare
invece un atteggiamento di ascolto. Niente da fare. La lezione che si potrebbe
imparare da quegli errori è che i segni chiari di una crisi storica (forse
finale) della sinistra e della sua cultura erano presenti già prima della crisi
finanziaria e che pertanto attribuire a quest’ultima cause critiche significa
solo perseverare in un errore letale.
Revelli. Questo libro ha innanzitutto il merito di
individuare prima che lo
certificassero nove milioni di voti, la crisi letale dei partiti intesi come contenitori politici novecenteschi, ovvero
modelli di organizzazione del consenso partecipativo in fase di obsolescenza
irreversibile. Il tema è quello del passaggio alla politica liquida e l’esodo
dall’urna causa sfiducia. La vecchia stabile società di classe si è già liquefatta,
i partiti (vecchi residui arrugginiti) stanno logorando ogni rapporto
fiduciario col ceto politico. Occorre prendere atto della situazione di
Post-fordismo politico in cui siamo oggi. Cosa che stenta ad avvenire per l’inerzia
degli apparati e del vecchio sistema mediatico.
La necessità quindi è (lo era già nel 2013) quella di ricercare
democrazia oltre i partiti. Qui
Revelli richiama la elaborazione di Bernard Manin il quale teorizza il
passaggio da una democrazia dei partiti a una democrazia del pubblico. Manin è
un politologo francese e non occorre insistere molto per cogliere che ora in
Francia con Macron sta proprio avvenendo questo.
In proposito penso che la lezione francese più che un
modello da imitare sia una conferma di cui prendere atto. E’ la versione
francese del finale di partito.
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Tornando quindi a Trentin l’articolo è tremendamente
pessimistico e depressivo. Non so se riflette il sentiment del libro. E’ probabile perché anch’io ricordo all’epoca
un Trentin fiacco e deluso, ma non penso che egli avesse la lucidità
soprannaturale di prevedere nei primi anni novanta la crisi odierna della
sinistra.
Penso che soprattutto per la mia generazione, la lettura
vada, come per tutti i diari, sistematicamente contestualizzata capitolo per
capitolo, pagina per pagina, in una malinconica e privata rievocazione del come
eravamo.
E' quello che farò dopo l'acquisto. Non può mancare proprio questo nella mia montagna di libri, utili od inutili, sempre desiderati.
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