lunedì 6 novembre 2017

Gaetano Marzotto nella rivoluzione russa








  Che la rivoluzione di Lenin e Trotzkj sia stata fatta in novembre è sempre stato chiaro agli occidentali. Lo spiegò subito John Reed nel suo famosissimo testo Ten Days that shook the World del 1919.

Questo storico libro scritto dall’unico americano sepolto sotto e mura del Cremlino si apre con la scritta che Lenin volle di persona per raccomandarne “senza riserve” la lettura a tutti i lavoratori del mondo, in quanto: “Vi sono esposti in forma vivida e precisa avvenimenti estremamente significativi per comprendere che cosa sono in realtà la rivoluzione proletaria e la dittatura del proletariato”.

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 Il numero 1 della rivista INTERNAZIONALE EXTRA uscito il 25 ottobre 2017 a cento anni dalla rivoluzione, offre al lettore una corposa rassegna di articoli scritti all’epoca.
Tra essi scelgo Trotzkj e il suo articolo su Novyj Mir del 12 Marzo 1917. Trotzky era appena giunto negli Stati Uniti nel Gennaio 1917 e, ospitato dalla redazione della rivista degli esuli che allora era diretta da Nikolaj Bucharin e Alessandra Kollontaj, pubblicò un articolo che descriveva la situazione in Russia. Vi si legge che c’è la guerra come nel 1905 ma i lavoratori vogliono pace, pane e libertà. Contro di loro il governo mobilita i cosacchi e ancora una volta nelle strade si vedono i lavoratori rivoluzionari affrontati dalle truppe dello zar. La guerra è arrivata quando in Russia era già in fermento l’ondata rivoluzionaria, scrive Trotzkj, e ora le masse affamate difronte alla repressione scendono in piazza. Quale dev’essere la tattica della classe lavoratrice?  Ebbene caduta la maschera del nazionalismo patriottardo e al cospetto di questa “criminale anarchia dello zarismo rasputiniano” il proletariato socialista della Russia abbandona le posizioni nazionaliste che ammorbano l’Internazionale e ci esorta a non mitigare anzi ad inasprire la lotta rivoluzionaria.
Questi eventi “forgiati nel fuoco”, scrive sempre Trotzkj, ci fanno testimoni dell’inizio della seconda rivoluzione russa e molti di noi, è la nostra speranza, vi prenderanno parte.

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 Ora può risultare molto curioso per un lettore valdagnese, osservare che mentre Trotskj scriveva tali profetiche parole dagli Stati Uniti, il ventitreenne Gaetano Marzotto, caporale della seconda Armata, fu uno di tali testimoni perché si trovava in licenza in Russia, esattamente a Pietrogrado, albergo Astoria.
Era membro della delegazione italiana capitanata dalla Camera del Commercio di Genova con l’obiettivo di tracciare le basi per un nuovo piano commerciale Italia/Russia dopo la crisi della industria tessile tedesca e la distruzione delle fabbriche polacche dovute ai tre anni di guerra precedenti.
Lo racconta molto bene Piero Bairati nel suo libro SUL FILO DI LANA edito da Il Mulino nel 1986 (pgg 140 – 150)
Il 12 Marzo 1917 la Duma (parlamento russo) si schierò con la rivoluzione e il 15 Marzo lo zar abdicò. Ebbene nella notte tra il 13 e il 14 Marzo la folla rivoluzionaria occupò Palazzo Makinsky in Piazza Maria  difronte all’Astoria e, dopo qualche fucilata una delle quali raggiunse proprio la stanza di Gaetano Marzotto, fece irruzione nella hall. La delegazione italiana con valige e bandiere si fece largo tra la folla. Una folla che, stando al resoconto del presidente camerale Augusto Jaccarino, non era affatto ostile verso gli italiani anzi “costituì spontaneamente una guardia d’onore” (146) che permise ai nostri di raggiungere l’ambasciata italiana. L’ambasciata che in quelle ore offriva asilo agli italiani, era di fatto trasformata in un improvviso bivacco tanto che qualcuno del nostri “trovò posto nella sala del bigliardo, sul panno verde”. Tale annotazione di Bairati lascia pensare ad auspici commerciali per i panni di Marzotto, ma come sappiamo dalla storia poi non fu così. Nei giorni successivi da quella ambasciata partì una delegazione italiana che venne ricevuta dalla Duma per sollecitare un riconoscimento ufficiale al nuovo governo, quello di Kerenskj che verrà poi rovesciato dai bolscevichi nell’ottobre (Novembre) successivo.


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Nel testo di John Reed viene introdotta una cronologia degli avvenimenti del 1917 riferita ad entrambi i sistemi di datazione in vigore all’epoca: quello del vecchio calendario giuliano russo e quello riferito al calendario gregoriano.
Tra i due sistemi vi sono tredici giorni di differenza e pertanto il momento apicale della presa di potere bolscevica porterà la date del 25 e 26 Ottobre nei documenti autoctoni, ma 7 e 8 Novembre nelle corrispondenze dei cronisti occidentali. I bolscevichi introdurranno la datazione gregoriana pochi mesi dopo, precisamente il 14 febbraio del 1918, e John Reed userà sempre l’espressione “Rivoluzione di Novembre”. E con tale dicitura essa circolerà anche in Italia tra i comunisti clandestini nel ventennio successivo. Tuttavia essa passerà alla storia come rivoluzione d’ottobre e anzi la stessa parola “Ottobre” diventerà evocativa dell’idea stessa di rivoluzione proletaria.

Molto di questo è dovuto al film di EJZENSTEJN Oktiabr’ presentato nel 1928 per il decennale della Rivoluzione. Può risultare curioso osservare che tale film uscì con qualche mese di ritardo cioè appunto nell’anno 1928 anziché 1927, per eliminare le scene con Trotzkj, caduto in disgrazia.



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