mercoledì 1 novembre 2023

Dieci anni da Piazza Majdan

 








Nel mese di Novembre 2013 a Kyev, in piazza Maydan inizia i ciclo di manifestazioni che portano al golpe dell’anno successivo e alla attuale guerra.

 

Ora, per comprenderne le cause stando fuori dalle beghe propagandistiche occorre comprendere che il travaglio dell’Ucraina post sovietica non è affatto legato alle domande di democrazia da parte del popolo bensì alle sue specificità geopolitiche.

 

In particolare il fatto che il territorio dell’Ucraina, pur rappresentando lo 0,4% della superficie terrestre, ospita un quarto secco delle “terre nere“ del mondo e la produzione nonché il prezzo del grano ne sono fortemente condizionate. Le multinazionali occidentali infatti puntano all’acquisto della maggior parte della produzione annuale di grano ucraino a fini di aggiotaggio. Un’altra parte significativa della produzione globale deriva invece dal territorio russo e su questa quota di grano non agiscono le manovre speculative favorendone l’acquisto da parte dei paesi poveri. Le multinazionali occidentali percepiscono questa quota come una “sottrazione” alle potenzialità di mercato e la vertenza non ha mai trovato una soluzione soddisfacente in sede WTO.

Dal canto suo la Russia non dispone di basi marittime volte ad occidente e deve appoggiarsi alle basi portuali della Siria e della Crimea. Pertanto anche dopo lo scioglimento della Unione Sovietica ha sempre tenuto a consolidare un regime di interdipendenza  con le risorse ucraine favorendone il sostegno finanziario. Ma a differenza del FMI i prestiti russi non sono accompagnati da rigide condizioni.

 

Oltre a questo nel 2014 risultavano attive 9000 miniere che alimentavano il 5% delle scorte mondiali di carbone, ferro, ghisa e acciaio. E il valore di queste ricchezze si aggirava intorno agli 11 trilioni di dollari.

In questo quadro il balletto dei finanziamenti occidentali è legato alle prospettive di cessione dei diritti di sfruttamento da parte delle multinazionali occidentali, ad esempio il grano per la Monsanto. L’uomo del monte ha detto che vuole quel grano e le tecnocrazie sovranazionali dell’occidente si prodigano nello sforzo di farglielo ottenere. Tutto qui.

                          

                                                               

 

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I violenti scontri di piazza Majdan a Kyev portarono quindi alla caduta di JANUKOVIC il 22 Febbraio 2014. Successivamente partì il processo che portò all’indipendenza della Crimea con l’annessione alla Russia dell’11 Marzo 2014.

 

Ma occorre però comprendere che tali scontri si acuirono pesantemente con la sospensione dell’accordo di libero scambio con la UE; Janukovic infatti IL 26 Novembre del 2013 decise di sospendere il processo di integrazione con la UE la cui clausola principale sarebbe stata relativa all’adeguamento del prezzo dell’energia al mercato internazionale. Con quella scelta Janukovic riteneva di proteggere l’industria ucraina dalla recessione. Con la fine del regime di protezione statale dei prezzi energetici si profilavano infatti rischi pesanti per la competitività dell’apparato industriale.

In questa situazione diventava decisamente più conveniente l’offerta russa che considerava il prestito di 15 MLD di dollari e bassi prezzi per gas e inizialmente l’atteggiamento di Janukovic fu di ignorare le istanze dimissionarie dell’opposizione parlamentare e reprimere le proteste di piazza.

 

Ma l’otto dicembre, quando Janukovic si apprestava a firmare un nuovo accordo con Putin, migliaia di attivisti tornarono in piazza chiedendo l’adesione ucraina alla UE. Secondo vari osservatori indipendenti in quelle manifestazioni vi erano soprattutto attivisti di ONG finanziate dall’ occidente e le dimissioni furono forzate da una grave spirale di violenza caratterizzata dall’intervento sistematico di cecchini nelle manifestazioni che ebbe il suo apice tra il 18 e il 20 febbraio 2014.

Durante un incendio doloso vennero esplosi  numerosi colpi di fucile causando la morte di settanta dimostranti e diciassette agenti delle forze dell’ordine. Ma secondo le perizie medico legali sia i manifestanti che i poliziotti vennero uccisi dallo stesso tipo di pallottole e con le stesse angolazioni di fuoco.

 

Si trattò pertanto di un piano di manipolazione degli scontri di piazza che era già stato preparato anni prima negli ambienti della estrema destra filooccidentale. La protesta di piazza serviva a sollevare l’opinione pubblica contro Janukovic e il cecchinaggio per rovinare esasperatamente la sua reputazione scaricando su di lui la responsabilità dei massacri.

 

Questo è il colpo di stato ucraino del 2014.

Il 27 Febbraio il parlamento approvò la nomina a Primo Ministro l’ex banchiere centrale Jatsenjuk ben visto dal FMI. Costui rilascia subito dichiarazioni che si appellano ad una manovra di stabilizzazione finalizzata all’ottenimento del sostegno finanziario dal FMI nonché all’allontanamento della propria nazione dalla sfera di influenza russa.

 





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In Maidan square ten years ago demonstrations took place leading to a coup. Western NGOs wanted to break down a Russian-Ukrainian agreement for energy and economic support.

Today's War in Ukraine is not at all about ordinary people who want democracy. No, it's only about power games and greed by big Western leaders.


 In November 2013, violent clashes began at Maidan Square in Kyiv, leading to the fall of Yanukovych on February 22, 2014. This was triggered by the suspension of a free trade agreement with the EU, sparking protests. Yanukovych sought economic protection with Russia. His resignation resulted from manipulated clashes, causing a crisis. Former banker Yatsenyuk became Prime Minister, aiming for Western financial support and distancing from Russia. 

 

Ukraine possesses valuable agricultural and mineral resources, involving Western funding and Russian interests. 

 

Geopolitics, not just democracy, drove post-Soviet Ukraine's turmoil.

 






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