mercoledì 7 gennaio 2015

Global safety fighters.




Ebola è certamente una minaccia molto seria, ma lo è in termini potenziali, esattamente come i missili e la guerra nucleare. Il virus ebola, e il conseguente pericolo, c'erano già da decenni, ma oggi si aggiunge il vero nuovo rischio: quello di un contagio globale esplosivo, conseguenza assolutamente prevedibile della globalizzazione. E la capacità di fronteggiare quel rischio non dipende da Big Pharma.

Occorrerebbe infatti rafforzare le authority sanitarie internazionali e occorrerebbe accelerare l'adozione delle nuove procedure di sicurezza dei trasporti globali. Tutto questo però riguarda i politici, non gli investitori... E se aspettiamo i negoziati internazionali, se ci mettiamo in coda tra i vari sistemi sanitari nazionali per fare i test, allora i costi della ricerca non li ammortizziamo più. E Big Pharma non ci sta. Non ha tempo da perdere dietro alle spocchiose vecchie procedure. Ecco quindi che occorre dare magnitudo mediatica ai casi africani dove si sperimenta da decenni senza regole e dove si può mettere in riga i governi senza spendere troppo tempo e groppo denaro... Bisogna accelerare, non chiacchierare. Così la pensano i fratelli di grembiule. Grembiuli imbiancati, come i camici baronali.

Vanno pertanto premiati quei paesi che non perdono tempo prezioso ad aspettare le noiose linee guida dell'OMS. I governi più solerti saranno quelli che potranno poi accedere per primi ai benefici dei farmaci di nuova generazione.  Sono i pazienti zero, quelli che producono scambio emoterapeutico di nova generazione, a rappresentare i nuovi eroi. Sono gli alfieri dei nuovi esercitini di ebola fighters. Il loro sangue salverà l'umanità e il loro corpo è un Tempio dove col rischio e il sacrificio personale l'umanità ha trovato le scorciatoie per salvarsi.

Grazie ai nuovi eroi.
E complimenti a Big Pharma.

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