mercoledì 13 gennaio 2016

WW1, gli Schneider





SCHNEIDER versus KRUPP. Non sarebbe corretto, perché troppo riduttivo, ricondurre WW1 ad una competizione tra le due principali fabbriche di cannoni d’Europa, ma in realtà ci siamo vicini.

Nei decenni precedenti allo scoppio, Francia e Germania avevano ingaggiato una feroce battaglia industriale centrata soprattutto sui profitti dei due principali capitalisti del settore siderurgico.


L’Italia fino al 1915 era molto indietro nella industrializzazione e non era il settore siderurgico a tirare. L’esplosione produttiva avviene appunto con la guerra quando tra il ’15 e il ’17 i profitti industriali passano dal 6,30 al 16,55% sull’economia totale.  Secondo i dati della commissione che nel dopoguerra indagò sugli illeciti degli industriali italiani che avevano speculato sulle commesse belliche, nello stesso periodo l’industria automobilistica (camion e carri blindati) quadruplica, la chimica (gomme) raddoppia e i tessili (cotonieri) crescono dodici volte. Ma questo è niente in confronto alla enorme crescita che Francia e Germania avevano realizzato nel trentennio precedente. Eugenio Schneider (primo) aveva iniziato con cannoncini in bronzo e poi vagoni e locomotive fino al 1870 quando, sostenuto dal ministro Thiers, fonde il primo colossale cannone d’acciaio per sovrastare l’analoga crescita dei tedeschi Krupp.

Suo figlio Henri (che va pronunciato alla francese) riconvertì la produzione dai vagoni ai cannoni e alle corazze per carri, bunker e trincee. Inventò e presentò sul mercato libero il cannone da 75 che era più grande e potente di quelli tedeschi ed iniziò a vendere all’estero, fornendo in particolare i bulgari i quali, più tardi, li avrebbero usati proprio contro la Francia.

In questa crescita egli era interamente appoggiato da tutto il ceto politico. Il Parlamento francese approvò una apposita legge per la libertà di esportazione in ogni paese europeo. Notare che siamo negli anni ’80 e ‘90 dell’ottocento, in epoca di, ormai tardo, romanticismo, quando la cultura dominante forniva grandi alibi morali al mercato delle armi. 

Un esempio per tutti può essere dato da Arthur Rimbaud nella sua parabola biografica da grande poeta giovanile a spregiudicato mercante di fucili in Abissinia.


Nel 1898 ad Henri succede Eugene II (si pronuncia deuxième e non junior in ossequio alla cultura imperiale dell’epoca… alla faccia della Republique!) sotto la direzione del quale la Schneider esporta in 24 anni, cioè fino all’inizio WW1, 45.000 CANNONI. Si tratta indicativamente di 1875 cannoni all’anno, oltre 150 al mese…

Questa enorme quantità vale meno della metà dell’intero business armageddone dell’epoca e spiega la necessità di giungere alla guerra se non altro per saturazione delle scorte… Puntualmente infatti, dopo i primi mesi quando il conflitto cessa di essere “di movimento” e si stabilizza in “guerra di posizione” il governo francese si rende conto di dover rapidamente migliorare la qualità della fusione e aumentare il calibro dei propri cannoni difronte a quelli della Krupp. I cannoni Schneider da 75 infatti in battaglia esplodono come mortaretti.  Inoltre nell’Aprile del ’15 a Ypres arriverà il trauma del gas mostarda lanciato dagli obici Krupp. Succede quindi che il Governo francese autorizza un enorme sforzo di rilancio della produzione che porta gli operai addetti agli stabilimenti Schneider a 50.000.


Tuttavia nonostante la vittoria, dopo la guerra il colosso siderurgico crolla; non solo smette di crescere e si ridimensiona com’è comprensibile, ma diventa anche estremamente impopolare. La famiglia Schneider viene accusata, soprattutto dalla propaganda di sinistra, di essere la vera detentrice del potere politico ed economico. Anche i giornali borghesi lanciano tra i lettori concorsi finalizzati allo scherno. E la cosa durerà decenni al punto che quando nel ’36 il Fronte Popolare vince le elezioni e prende il potere l’impero Schneider viene nazionalizzato.


E’ un lucido esempio di come la guerra non serva allo sviluppo. Gli immensi guadagni di fabbricanti come questi servirono soltanto ad accrescere gli squilibri sociali ed aumentare i conflitti tra le classi. Grandi profitti, solo conseguenze negative.






Sappiamo bene che poi arrivaWW2 e la situazione evolve in senso tutt’altro che felice; ma rimarrà agli atti della storia che gli operai francesi misero fine al potere di questa potente famiglia.








Nessun commento:

Posta un commento

DSP alle europee

  Alla fine della campagna di raccolta sono state consegnate 60mila firme. Non bastano ma sono state un’ottima occasione per parlare con la ...