sabato 5 marzo 2016

Bianconi su Libia












L'altro ieri sul Corriere il giornalista Bianconi, una firma che di solito non ha retrogusti servili, illustrava i due rapporti d’intelligence usciti nei giorni scorsi: la Relazione Annuale del Dipartimento Informazione e Sicurezza (coordinamento servizi) e la relazione della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.


Quest’ultima è redatta da magistrati, non da dirigenti dei servizi, e invoca una stretta internet. Il lancio via web ed anche la sola “adesione a proclami jihadisti”, assieme all’incitamento di atti terroristici, devono essere fatti oggetto di sorveglianza speciale sulla rete.

Oggi infatti, scrive la relazione secondo Bianconi, scrivere proclami in rete non è espressione di opinioni, ma atto di guerra.

La Superprocura è oggi guidata da Franco Roberti il quale ha elaborato un profilo dello Stato Islamico come Stato-Mafia. 
Oltre alla pratica della violenza terroristica questa organizzazione esprimerebbe infatti anche “imprenditorialità criminale e dominio territoriale con proiezioni transnazionali”, connotati tipici dell’associazione mafiosa. In effetti sotto tale dominio il territorio viene sottoposto ad estorsioni. Inoltre il traffico di droga e di migranti potrebbe essere ad essa ascrivibile.

E' evidente che i nuovi costi della guerra in  Libia impongono tagli agli stanziamenti antimafia e occorre quindi cercare di integrare i due temi per poter attingere agli stanziamenti.



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Della minaccia migratoria se ne occupa di più la Relazione 2015 dei Servizi, i quali ridimensionano, sempre secondo Bianconi, l’infiltrazione tra i barconi libici, ma enfatizzano i rischi della rotta balcanica. Lì le provenienze sono siro-irachene e il transito di foreign fighters è bidirezionale.

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