Parte ufficialmente la campagna di intervento militare in
Libia sotto la leadership italiana.
Sono state già inviate forze speciali che agiscono all’ordine
dell’AISE (Servizi segreti, con licenza di uccidere e impunità penale) ed è già
stata costituita la catena di comando. Un apposito DPCM secretato è stato adottato
da Renzi il giorno 10 Febbraio. Due giorni prima Mattarella, in piena ufficialità
e rappresentanza dell’Italia aveva incontrato Obama e svolto una relazione alla
Columbia University su "Leadership
in the age of change: managing current development in the Mediterranean through
Europe".
I nostri incursori si aggiungono a quelli di Francia e Inghilterra
per imporre la pax occidentale ad una Libia politicamente distrutta.
Verrà
confermato l’invio di varie migliaia di militari per disarmare le milizie ed
approntare un controllo ferreo del territorio, tale da garantire uno scenario
di stabilità per i contratti di approvvigionamento petrolifero.
L’obiettivo di
questa prima fase è unificare il comando politico della Libia (governo
fantoccio) per farci richiedere l’intervento difensivo (come se fossero i
libici ad averci chiamati) e legittimare l’operazione.
Mazzolo (ENI), Minniti e
Renzi avranno in mano ogni chiave decisionale. Ora parte la giostra mediatico
parlamentare per imbambolare il popolo italiano.
Non posso non osservare che, a differenza di quanto avvenuto
per la Russia in Siria, il nostro “boots on the ground” (invasione) avviene
senza la preventiva chiamata del Legittimo governo Libico.
E gli scarponi che
battono il suolo libico appartengono agli stessi stati che il governo libico lo
hanno distrutto nel 2011 spacciando questo per primavera…
Oggi noi riportiamo
il vecchio scarpone italiano, già noto ai libici di cento anni fa per la sua
infame durezza.
Pensierino per renzuschino:
Foris canes, et venefici,
et impudici, et homicidae, et idolis servientes, et omnis qui amat et facit
mendacium. (ap 22:15)
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