martedì 31 maggio 2016






 La lettura del libro LA MACCHINAZIONE, scritto da David Grieco sul caso Pasolini, offre en passant un curioso richiamo ad una vicenda ormai dimenticata.
Mi precipito a riprendere vecchi libri e ritagli.






Un anno dopo lo scandalo P2, nell’Italia del 1981 scoppia una bomba mediatica all’Unità.
Marina Maresca, giovane cronista proveniente dalla redazione napoletana, diviene amante di un uomo sposato che lavora all’ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno: Luigi Rotondi. Costui la convince di avere la prova della trattativa tra Cutolo e DC per la liberazione di Ciro Cirillo, rapito dalle BR.
 Si tratta di un documento del Ministero degli Interni che proverebbe l’intervento e le responsabilità del Ministro Vincenzo Scotti.
A differenza di Grieco, che fiuta subito la bufala quando Rotondi non si presenta ad un apposito appuntamento, il direttore dell’Unità Claudio Petruccioli si illude di avere per le mani un Watergate italiano e pubblica il documento.
Petruccioli è abbagliato dall’idea di poter sputtanare la DC dimostrando che tre anni prima aveva lasciato uccidere Moro con la scusa di non voler trattare coi brigatisti in nome della fermezza per poi invece trattare meschinamente per Ciro Cirillo. In tal caso cosa avrebbe promesso a Cutolo in cambio della mediazione coi brigatisti?

                                                   ***

Il documento si rivelò senza ombra di dubbio falso alla prima verifica e Vincenzo Scotti, ingiustamente diffamato, chiese al quotidiano del PCI un risarcimento di due miliardi di lire.
Maresca perse il posto all’Unità e anche Petruccioli decadde da Direttore. E quando, più avanti, si scoprì che una trattativa c’era effettivamente stata l’impatto della notizia era già stato attutito.



L’Unità sette anni dopo, sotto la direzione di D’Alema pubblicò un libretto-inchiesta che posseggo ancora ove rivela che a preparare il falso documento fu la Camorra di Cutolo. Evidentemente l’operazione che coinvolse la giovane giornalista era sintonizzata con il Ministero degli interni e mirava al controllo repressivo della comunicazione sul caso Cirillo.    

La medesima pubblicazione rivela anche che la contropartita cutoliana sarebbe stata la sua stessa scarcerazione. All’epoca pertanto passò sotto minore attenzione che il presidente Pertini – suppongo avvertito del pericolo che Cutolo venisse liberato dal carcere – s’impose ottenendo il trasferimento di quest’ultimo nel supercarcere a l’Asinara.

Nel libricino de l’Unità i fatti sono ricostruiti sulla base della sentenza del giudice Alemi.




La denuncia avrebbe meritato di più. Si tratta di uno dei tanti piccoli segreti della Repubblica mai negati, ma tutt’oggi perfettamente dimenticati per il semplice fatto di essere stati posti al di fuori del mainstream.






Nessun commento:

Posta un commento

DSP alle europee

  Alla fine della campagna di raccolta sono state consegnate 60mila firme. Non bastano ma sono state un’ottima occasione per parlare con la ...