lunedì 23 maggio 2016

Valdagno Città dell'Armonia?










Che a Valdagno siano emersi negli ultimi tre-quattro anni segnali di apprezzamento e speranze di valorizzazione della Città Sociale - voluta e realizzata da Gaetano Marzotto Jr. - mi fa solo piacere.
Spero che ciò porti ad una memoria storica serena e senza pregiudizi.



Con questo spirito ho partecipato alla serata di presentazione del libro di Francesco Busato (I RAGAZZI DELLA RINASCENTE, ed. MEDIAFACTORY 2015) presso la Tenuta Dalle Ore nell’ambito del progetto culturale Dalle Ore alle Opere portato avanti dall’editore Luigi Borgo, il quale ha presentato la serata e il romanzo enfatizzando la figura di Gaetano e la Città Sociale.  

Devo dire che qualche passaggio mi è sembrato sopra le righe, con un eccesso di ammirazione neo-marzottiana che arriva a parlare di “tradimento” da parte dei valdagnesi. Tuttavia è valsa la pena partecipare e anche leggere il libro.



Sotto tale stimolo ho riletto l’articolo di Borgo su Il Nostro Campanile n.4 Novembre /Dicembre 2015.

Egli parte subito con Montanelli sul sessantotto operaio (Storia d’Italia), dove Il 19 Aprile 1968 viene visto come un episodio di contestazione degli industriali “padroni” che a Valdagno anticipa i fatti del Maggio parigino ed è animato da motivazioni di tipo marxista. Egli (Borgo) sembra irridere al punto di vista di coloro che in tale occasione attaccavano Marzotto intendendo Valdagno come il “caso più manifesto del dominio capitalista sulla persona e le sue libertà”. E sostiene (sempre Borgo) che “quella sera del 19 Aprile i capi rivoluzionari non erano operai della Marzotto né studenti di Valdagno, ma giovani provenienti da fuori vallata.” E la frase chiave di tutto l’articolo è quella che dice “Non c’erano i ragazzi della Rinascente a devastare i locali della Rinascente”.

Io non lo so questo perché quella sera io, diciasettenne, non ero nei i focolai di lotta. Ero con amici in luoghi più tranquilli ad ascoltare musica. Quello che so è che quella fu una intera giornata di scontri molto forti con le forze dell’ordine. Una giornata di violenze contro i valdagnesi che si protrasse fino a notte inoltrata. Una giornata alla fine della quale la Celere (un reparto speciale antisommossa) prese in consegna varie decine di “facinorosi” che erano tutta gente della vallata. Operai della Marzotto. E poi ne tenne una quarantina nelle carceri di Padova rilasciandoli a rate nelle settimane successive fino alla composizione (transitoria) della vertenza.



La famiglia Marzotto ha sempre negato che quella rivolta fosse spontanea e “valdagnese” e i suoi portavoce, ovvero il Partito Liberale dell’epoca presso il Consiglio Comunale, hanno sempre sostenuto che ci fossero dei provocatori esterni ad animare gli scontri, identificabili negli studenti della facoltà di sociologia di Trento (i famosi “barbudos trentini”); ma tra quei quaranta prigionieri non ce n’era neanche uno. Perché?



Temo che la quinta generazione Marzotto non troverà mai la forza di ammettere che quelli del 19 Aprile erano operai del tutto valligiani, quelli che lavoravano dentro i loro stabilimenti lasciandovi il sudore e la fatica del lavoro onesto. E tra loro anche molti che abitavano nella città sociale.

Due esempi, uno dei quali ce lo fornisce proprio il libro di Francesco Busato: Gaetano Fioretto e Umberto Dal Maso.

Il primo, oggi scomparso, spicca per la sua bellezza nella foto di pagina 183, la foto che ci presenta i ragazzi della Rinascente. E’ il primo a sinistra. Costui lavorava in fabbrica, era cottimista alle confezioni e divenne militante della Cgil, sindacato di minoranza ma molto influente in quegli anni. Fu anche attivista del PSIUP (Partito Socialista di Unità Proletaria) la forza politica più vicina, sempre in quegli anni, al marxismo. Egli promosse molte iniziative “di lotta” negli anni settanta, in particolare contro il sistema di cottimo.

L’altro, operaio tessitore cresciuto alla Rinascente, è uno dei Rappresentanti sindacali membri dell’esecutivo del Consiglio di Fabbrica Marzotto che svolse questo ruolo per vari decenni. A lui come a pochi altri tra i tantissimi attivisti sindacali della Marzotto, si possono attribuire la maggior parte delle dichiarazioni di sciopero e delle trattative sindacali degli ultimi cinquant’anni.

Costoro sono due dei principali animatori di quel complesso fenomeno di conflittualità sindacale e sociale che caratterizzò Valdagno per tutti gli anni settanta e ottanta. Un ventennio di storia Valdagnese che, a ragione o a torto, non può proprio essere definito “città dell’Armonia”.








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