giovedì 15 settembre 2016

Referendum e risparmio costi: un No sul merito (5)







Un governo allo strazio dell'economia, attorcigliato sugli effetti del renzianballismo (la balla corrente: con il sì si risparmiano 500 milioni di euro da destinare alla povertà) ha ancora l'ultima chance nel Referendum, ma teme drammaticamente di fare la fine di Cameron. Glielo hanno spiegato sia l'ambasciatore americano che Junker alla vigilia di una riunione UE che ha il sapore di una resa dei conti antieuropea. Dopo la tentazione di rinviarlo sine die abbiamo ora l'annuncio che verrà fissata la data entro la settimana prossima. Speriamo bene.
Nel frattempo ...


Pare che il testo del quesito referendario sia questo (Silvia Truzzi su FQ del 4/9/16):



Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 Aprile 2016?”.


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Si chiede quindi la disponibilità ad approvare un testo già riassunto nel titolo. Ed è il titolo della legge ad illustrarne i contenuti, molto più chiaramente del testo di legge stesso, direi.

Il testo del quesito investe quindi l’elettore di una certa consapevolezza, non risulta a mio parere un quesito incomprensibile o burocratico come alcuni precedenti. Ma bisogna augurarsi che la campagna serva a chiarire eventuali ambiguità.



Ad esempio in tema di superamento del bicameralismo occorrerà chiarire che ciò che verrebbe superato è solo il carattere paritario esistente tra le due camere perché il bicameralismo in quanto tale non viene superato affatto.

Quando poi si parla di contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, dopo aver premesso la riduzione del numero di parlamentari, occorrerà chiarire che l’intervento in questo senso non è per niente efficace, anzi quasi trascurabile.



Se si vuole ridurre i costi di funzionamento di una struttura politica bisogna incidere sulla sua macchina burocratica: funzionari, stipendi, rimborsi spese ecc., ma l’accostamento numero parlamentari/contenimento costi va in un’altra direzione e per essere incisivo deve portarsi via almeno il 20/25 % dei totale. Qui si cancellano più o meno 215 posti in tutto mentre la macchina istituzionale totale (deputati, senatori, consiglieri regionali, sindaci – supponendo che le provincie siano già cancellate -) raggiunge i 10156 posti. Si tratta del 2%.

E se si guarda al valore simbolico dell’intervento bisogna ricordare che i vitalizi e le indennità non vengono toccati. Non spetta alla Costituzione.

Si potrebbe dire che un elettore votando sì a fronte di questo quesito esprime il desiderio di ridurre i trattamenti dei parlamentari, ma è inesatto perché all’elettore viene chiesto se approva le disposizioni per il contenimento dei costi, ovvero disposizioni che dovrebbero essere contenute in tale testo, ma che non ci sono. L’art. 69 viene infatti modificato stabilendo che solo i membri della Camera ricevono una indennità, ma essa (com’è ovvio che sia) è stabilita dalla Legge, non dalla Costituzione.



Il CNEL viene abolito non attraverso un atto di soppressione come dice il quesito, ma attraverso la abrogazione dell’articolo 99 il quale interviene sugli organi ausiliari lasciando intatti gli atri due: Consiglio di Stato e Corte dei Conti. Anche le Provincie vengono cancellate dal nuovo testo dell’art. 114. Ma questi enti esistono in forza della legge istitutiva che li ha creati e non in virtù del principio costituzionale che li concepisce, pertanto la loro soppressione reale passa attraverso l’abolizione per legge, non attraverso la cancellazione del principio che li concepisce. Inoltre va ricordato che i dipendenti (pubblici) che li compongono vengono assorbiti da altri enti.



L’elettore che vota sì non sopprime l’ente, ma dà una indicazione di principio al Parlamento di agire in tal senso. Il Parlamento poi, quando vorrà, farà la legge di soppressione.



Quindi quella frase “contenimento de costi” è solo propagandistica e non riguarda il merito.



Per non dire poi della meschinità contenuta nell’idea di trattare come materia costituzionale aspetti economici di natura amministrativa e di cassa.

Su questo anzi è curioso osservare che nella stessa Relazione che accompagna il Disegno di Legge Renzi Boschi non vi è alcun passaggio o anche solo cenno inerente i costi della politica. Forse si vergognavano di scriverlo in documenti seri. E’ corretto pertanto rilevare che in quel documento, che introduce ed accompagna il testo di revisione, il Governo attesta di non avere alcuna volontà politica di agire sui costi degli eletti.



Il tema è stato inserito nel titolo del DDL, e oggi nel quesito referendario, come specchietto per le allodole.





Il Governo ha chiesto al Ministero dell’economia di quantificare i risparmi generati dalla riforma e il 28 Ottobre 2014 ne ha ottenuto una Nota (prot. 83572) del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato dalla quale risulta che il risparmio derivante dall’intervento sul Senato è pari a 49 milioni di Euro mentre quello derivante dalla soppressione del CNEL è pari a 8,7 milioni di Euro.



Questi sono i dati veri, il resto è solo demagogia.







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 Antica saggezza veneta:

                            "Tra verità e busìa, se vende la mercanzia..."

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