venerdì 21 ottobre 2016

Mattarella e il "sì" del Veneto







La settimana è stata caratterizzata dal vistoso endorsement di Obama a Renzi con una interferenza bella e buona nella nostra privacy politica. Un intervento a gamba tesa che conferma la tendenza già rimarcata poche settimane fa dall’ambasciatore americano nella sua inopportuna perorazione del Sì al Referendum del 4 Dicembre p.v.

La TV di Stato ha fatto da megafono coi nostri soldi of course. Ma l’endorsement obamiano non si è limitato solo al tema della nostra politica interna, è spaziato verso la UE attaccandone l’austerity economica. E’ stata una frecciatina alla Merkel e alle sue resistenze sul TTIP, ma è stata anche una bottarella a Hollande che fa il doppio gioco in nordafrica (Libia) e sulla security.



Al successivo vertice di Bruxelles pare che Renzuschino abbia “portato a casa” il rinvio delle nuove sanzioni anti Assad e il rallentamento da quelle anti Putin, ma deve incassare il monitoraggio stretto sulla Legge di Bilancio. Vedremo se la pacchiana inaffidabilità delle cifre ivi indicate reggerà ancora in parlamento o se, vista la maggioranza fibrillante, tutte le mance promesse verranno rimangiate. In ogni caso, anche se fosse, non prima del 4 Dicembre of course.



Sul piano Veneto, la settimana registra un insolito intervento di Mattarella in favore dell’unità d’Italia, fatto sul Giornale di Vicenza sotto forma di editoriale. Evidentemente il Quirinale spera che, in vista del 4 Novembre “festa dell’Unità nazionale” si ritirino dalle terrazze le bandiere venete. Per il momento infatti sono riusciti a dribblare il Referendum autonomista che Zaia non ha avuto le palle di imporre. Sarebbe stata un’ottima occasione ottimizzare i costi delle urne facendo tutti e due i referendum, quello costituzionale e quello autonomistico, insieme, ma evidentemente il rischio era troppo alto.

Nel Veneto spira un vento autonomista almeno da vent’anni, anzi da molti d più. Finora la Lega ha tenuto a bada il problema blaterando di secessione, devolution ecc. ma dopo vent’anni anche il Veneto, per quanto mona, si è accorto che Bossi prometteva solo aria fritta. E ora nostri industrialotti incolti e buzzurri (ma tenaci e ingegnosi) sono arrivati al cambio generazionale stanchi di tasse e terrorizzati dalla globalizzazione. La partita aperta quindi è quella di riuscire a conquistare il consenso della nuova generazione, la quale ha studiato, ha fatto l’Erasmus e i masters in Business Administration, ma proprio per questo non ha nessuna fiducia nell’Italia e la sua classe politica. A questo serve Renzi col suo messaggio rottamatorio, ma dopo oltre due anni anche l’opzione Renzi si sta dimostrando aria altrettanto fritta di quella bossiana…

Guardando bene tra le parole di questo editoriale di Stato si vede che il Veneto in quanto tale non viene mai nominato. Si parla, con riferimento al plebiscito del 1866 ma non solo, di Venezia, le Venezie e Mantova, come se il problema fosse storiografico. In realtà non è mai stato così politico.

E’ ancora presto per dire se l’intervento mattarelliano sia un segnale di riconoscimento delle problematiche autonomiste dopo averle sistematicamente ignorate con sufficienza, soprattutto da parte del predecessore. In ogni caso è un segnale di allarme. Lo Stato italiano avverte un venticello che potrebbe anticipare sviluppi tempestosi.

Il bello è che questo lo sa bene Putin, il quale con la sua televisione Russia Today ha sempre seguito ogni passaggio delle varie iniziative autonomistiche e se il gioco contro di lui da parte della NATO si facesse più duro potrebbe cedere alla tentazione di coccolarsi una vera lotta di secessione e spezzare in due quella Italia che, come dice Mattarella, “deve molto alle genti di queste contrade”.












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