domenica 10 dicembre 2017

Appunti sessantotto (2)







Riflettendo sul sessantotto, del quale incombe il cinquantesimo, mi appunto ricordi glocal.
Cinquant’anni fa in una Londra ancora in auge dopo gli anni swinging il governo laburista andava giù pesante sulle tasse per sostenere un welfare notevole e i Beatles nell’estate precedente, avevano anche considerato l’idea di comprare un’isola nel mediterraneo greco per stabilirvisi. A tal proposito ci furono anche incontri preliminari col governo golpista greco, che però non diedero frutti. Ma erano stati soprattutto due nuovi eventi a cambiare la prospettiva: la morte di Brian Epstein e la conoscenza del Maharishi Yogj. La storia è nota e quindi non la riprendo. Fatto sta però che Intorno all’8 Dicembre del 1967 i Beatles erano impegnati ad aprire l’Apple Shop al 94 di Baker Street. A tale determinazione erano arrivati non senza difficoltà interne. 


Con la partecipazione al film How I won the war, di Richard Lester, John Lennon aveva maturato la sua consapevolezza pacifista. Antimilitarista. Pensava al Viet Nam: “se ci sarà un’altra guerra io non andrò a combattere; e se chiederanno di farlo ad altri più giovani mi muoverò per convincerli a non farlo”. È un momento di cambiamento con l’abbandono delle tournée e degli spettacoli dal vivo. 

È il periodo dei Beatles coi baffi e il nuovo look colorato. Le registrazioni di Abbey Road produrranno Sergent Pepper Lonely Hearts Club Band che costituisce una forte innovazione nella Pop Music. Ma l’evento più significativo del 1967 sul piano globale è dato dall’evento All You Need is Love con la prima diretta televisiva mondiale via satellite.  

E’ un messaggio pacifista a ridosso della guerra dei sei giorni tra arabi e israeliani ma è anche un evento prodromico alla globalizzazione. Il fatto che questo potente evento comunicativo sia associato ai Beatles indica che l’establishment, fagocitato il fenomeno rock, ora punta al controllo dei comportamenti giovanili. Si varano i piani di diffusione del LSD e il generale anericano Westmoreland definisce il piano C.A.O.S. John Lennon forse ha una consapevolezza istintiva di quanto sta accadendo e reagisce radicalizzandosi. 

In realtà poi continuarono a scrivere grandi canzoni per i due anni successivi, soprattutto Paul McCartney che rivelò a mondo il suo grande talento; mentre John Lennon avrebbe cavalcato una avventura controculturale e politicamente rivoluzionaria tale da farne, nonostante qualche capricciosa contraddizione, un vero leader globale della contestazione giovanile. 


In quell’ 8 dicembre 1967 pertanto la loro epopea si affacciava all’anno magico della generazione boomers: il sessantotto. 

Il gruppo musicale che era simbolo della generazione nata nell’immediato dopoguerra metteva in cantiere una società di capitali che investisse in progetti innovativi concepiti dalla nuova generazione. E metteva così in gioco buona parte dell’immenso patrimonio che i quattro avevano accumulato, nel quinquennio precedente, soprattutto grazie ai diritti discografici. Tutti dischi comprati dai giovani di quella stessa generazione. Una specie di crowdfunding ante litteram.

                                                  ***

I valdagnesi, almeno quelli nati prima del ’49 avevano avuto la possibilità di vedere quella Londra, soprattutto scorci della parte est, nel film Blow Up di Antonioni. Di esso, che era stato proiettato più volte al Teatro Rivoli, se ne parlava perché era stato appena sequestrato (il 14 Ottobre ‘67 per la precisione) con la motivazione di contenere “invereconde nudità femminili” e molti di noi, entrati dichiarando falsa età, ricordano ancora i seni di Vanessa Redgrave e Jane Birkin (forse anche di Sarah Miles ma non ne sono certo) nelle scene di nudità all’interno dello studio fotografico, scene che poi vennero tagliate.

Ma nonostante queste trasgressività la città della lana era piuttosto cupa per la situazione degli stabilimenti Marzotto, ove incombevano licenziamenti…






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