domenica 3 dicembre 2017

Il sessantotto del '67


Quando si dice sessantotto pensando ai fatti di contestazione che avvennero nelle università e scuole italiane bisogna riferirsi all'anno scolastico '67 - '68 e a quelli successivi, comprendendo in pratica un arco di quattro - cinque anni solari. In questo modo si può cogliere tutto il fermento culturale e sociale di quel periodo, a partire dalla musica e dalla cinematografia.

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Augusto Daolio e i Nomadi vanno annoverati tra i sessantottini per aver partecipato con un concerto a sostegno delle occupazioni studentesche, durante i fatti di Palazzo Campana a Torino. Il primo di questi avvenne il 27 NOVEMBRE 1967 e, seguita da altre occupazioni in varie parti del Paese quell'esperienza venne poi ripetuta più volte nei mesi successivi. 

Che Guevara era stato ucciso il 9 Ottobre in Bolivia. Questa data e questo evento, l’occupazione torinese, viene indicata come data fondativa del sessantotto italiano e la rivista mensile di FQ, MILLENNIUM vi dedica una inchiesta.




Pima di partire con la visita del luogo che la monografia Millennium considera d’inizio per la vicenda sessantottina italiana, ovvero Palazzo Campana a Torino, Paolo Soraci ci propone una stimolante pagina nella quale si fa notare che nell’anno 1968 Philip K. Dick inventava Blade Runner. Egli pubblica brani di un racconto che oggi è tra i principali cult della fiction moderna: MA GLI ANDROIDI SOGNANO PECORE ELETTRICHE ? Noi lo conosciamo così, con questo titolo ma ciò è dovuto al film che Ridley Scott ne trasse nel 1982. La scena è ambientata nella Los Angeles del 2019 e il cacciatore di replicanti che ne è il protagonista si muove in un mondo sconcertato ma dal finale consolatorio. In quel mondo le entità intelligenti artificiali si fanno strada tra quelle umane, ma la differenza la fa l’empatia che esiste solo tra gli umani. Quel film è una delle emozioni che, nate nel sessantotto, continuano ancor oggi.


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Trattando il tema come una sorta di cold case la redazione di FQ - Millennium si reca sul luogo del delitto, ovvero il luogo dove tutto è cominciato: Palazzo Campana a Torino. Lì si sarebbe consumata la pima occupazione di università con carattere rilevante e sarebbe quindi iniziata l’epopea del sessantotto in Italia.
Quell’Università non ha cancellato le tracce di quell’evento, anzi le ha iconizzate conservandole ed esponendole lungo lo scalone di ingresso al civico 10 dove si possono vedere appese al muro in un apposito supporto. Sono le scritte studentesche in vernice rossa dell’epoca. Si cita Mao, il potere e le canne del fucile.





La Torino di allora era sconvolta dall’immigrazione meridionale che si riversava sulle catene di montaggio di MIRAFIORI. E anche l’Università iniziava a scoppiare, gli iscritti che nel 1965 erano 268 mila erano già diventati 402 mila e l’inadeguatezza delle sedi era palese. 

Chi voglia leggere un documento letterario sull'aggessività di quegli operai immigrati può vedersi il libro VOGLIAMO TUTTO, di Nanni Balestrini:



Ma torniamo alla contestazione studentesca che si riverberava contro le baronie universitarie. Il reportage incontra uno degli studenti che all’epoca contestava e ora si trova al posto, nello stesso ufficio, di uno di quei baroni. E’ Franco Pastrone, direttore del dipartimento di matematica, che sostituisce Giovanni Getto docente di lettere che teneva gli esami nel proprio ufficio e imponeva le pattine agli studenti. E’ stato Pastrone a dirigere la ristrutturazione che ha salvato le scritte studentesche, ma non è riuscito a salvare quelle dello scantinato in cui i condannati durante la Resistenza scrivevano sui muri contro Mussolini. Sono però state fotografate e ciò onora il comandante partigiano Campana che fu impiccato ad un balcone del palazzo che oggi conserva il suo nome. Nonostante però questo glorioso passato antifascista nel ’68 gli studenti contestarono il magnifico rettore Mario Allara che era stato antifascista insediato a capo del’Università dai partigiani del CLN. Del sistema non si accettava proprio niente: “Contro l’autoritarismo accademico, potere agi studenti”.

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Su You Tube digitando “PALAZZO Campana 1968” si può trovate un pezzo da un minuto e mezzo fatto dalla RAI all’epoca. In tale pezzo si può notare un esempio di contrapposizione generazionale lo studente intervistato è Luigi Bobbio, figlio del Filosofo Norberto, esponente illuminato delle baronie dell’epoca. Il giovane di quel filmato è morto quest’anno all’età di 73 anni. Ma più interessante in quel filmatino è il tentativo di forzare il blocco dell’occupazione studentesca effettuato dai giovani monarchici cappeggiati da Luigi Rossi di Montelera, erede della Martini & Rossi. Costui verrà rapito nel ’73 dando luogo ad un eclatante caso di cronaca, per iniziativa della mafia di Luciano Leggio. Montelera poi diventerà senatore DC ed esponente di spicco di Confindustria.



https://www.youtube.com/watch?v=xbotxWBqPBs



In realtà quella non è stata per niente la prima occupazione. Lo storico documentarista Vladimiro Satta, che l’anno scorso ha pubblicato un’opera di sistematizzazione che riguarda tutto il ciclo di lotte, da quelle studentesche agli anni di piombo, considera ad esempio molto più importante l’occupazione che avvenne a Pisa l’8 Febbraio 1967. Quella è importante perché produsse un documento che conterrà i temi politici che verranno presi a riferimento durante le agitazioni dell’anno accademico successivo ovvero l’anno accademico e scolastico 1967 – 1968.

L'ordinamento universitario vigente all'epoca era nel suo impianto fondamentale, ancora quello concepito da Giovanni Gentile nel 1923 e una università dal carattere antifascista come quella di Torino doveva porsi il problema del rinovamento e della democrazia. E nelle parole di Bobbio si può ancora cogliere questo taglio. Ma l'estabishment di allora le percepiva come eversive, concependo solo la risposta repressiva. Ben presto quindi il movimento iniziò una saldatura tra studenti e operai e la rivoluzione passò all'ordine del giorno. Lo stesso Luigi Bobbio concepì il progetto che diede vita a Lotta Continua.



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“Ogni comunista deve afferrare la verità: il potere politico nasce dalla canna di un fucile.

                                                                                Mao Zedong



N.B.
La metafora di Philip Dick sugli umanoidi e le pecore più o meno elettriche ben si associa con la fantasia degli studenti sessantottini di Valdagno i quali, come fortunatamente documenta questa foto d'epoca, furono attivi nella contestazione.



La Valdagno di Marzotto amava definirsi "Città della lana".

 

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